Prosegue fino a domenica 28 ottobre a Palazzo Pigorini la mostra dedicata agli artisti Anna, Andrea e Alberto Vettori e curata di Andrea Tinterri. 

La mostra, ad ingresso libero, è organizzata con il patrocinio e la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Parma e con il contributo del Banca Mediolanum e la Cantina della Carne di Parma. 

Il percorso espositivo è suddiviso su due piani: il primo in cui le tre ricerche vengono restituite nella loro autonomia, differenziando gli spazi, nel secondo le opere dei tre artisti si mescolano creando un corpo unico, un racconto unitario in cui le differenze si trasformano in passaggi linguistici. 

 

“Non è mai facile costruire un percorso coerente proponendo tre personalità diverse come lo sono Andrea Vettori, Anna Vettori, Alberto Vettori. La stessa famiglia, seppur di generazioni diverse, ma un modo di guardare alla pittura e in alcuni casi alla scultura, che sembra prendere le mosse da situazioni distanti tra loro. La traccia di fondo, il filo rosso del progetto espositivo sta proprio nella diversità, nello scarto evidente di tre poetiche che non vogliono necessariamente trovare spazi comuni, ma piuttosto mettere in luce un’autonomia di ricerca e di studio. Malgrado lo stretto grado di parentela, i numerosi episodi espositivi susseguitesi negli anni non si sono mai intrecciati, lasciando spazio ad un confronto ipotetico, una separazione probabilmente feconda.

La mostra di Palazzo Pigorini si suddivide in due piani, fisici e progettuali. Un palazzo settecentesco, con un cortile interno intorno al quale si sviluppa una successione di stanze. Spazi adatti per una classificazione e suddivisione diligente, didattica. Il primo piano si presenta nella fedele separazione dei tre artisti, una scansione di tre poetiche, una presentazione educata tesa ad evitare sovrapposizioni rumorose. Una classificazione che viene messa in discussione e frantumata al piano superiore, in una proposta di contaminazione linguistica, nel difficile tentativo di individuare un percorso unitario. Unità che non significa coerenza o conseguenzialità, ma narrazione comune in cui ogni parola risulta utile al racconto, ad un nuovo racconto, non necessariamente corrispondente a quello originario. In questo modo l’accostamento evidenzia la capacità dell’opera di essere opera aperta, versatile, modulare.” (dal testo critico del curatore Andrea Tinterri).