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Il dizionario dei parmigiani
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Anceo-Arzio
Asburgo-Azzoni
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Baebia-Bajardi
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Basalei-Beiliardi
Belenzoni-Berzolla
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R-S
T-Z
Bibliografia
Credits
Dizionario biografico: Asburgo-Azzoni [ versione stampabile ]

ASBURGO-AZZONI

ASBURGO, vedi ABSBURGO

ASCHERI LUCA
Parma 1584
Da una grida del 7 settembre 1584 risulta tubator (trombetto) al servizio del Comune di Parma.
FONTI E BIBL.: G.N. Vetro, Banda, 1993, 25.

ASCHIERI TREBISONDA O TRABISONDA, vedi BONELLI TRABISONDA

ASCHIERI ANGELO MARIA
Parma 1627
Falegname e architetto. Nel 1627 costruì colonne da lettiera per il Duca.
FONTI E BIBL.: Il Mobile a Parma, 1983, 254.

ASCHIERI ANGELO MICHELE, vedi ASCHIERI MICHELANGELO

ASCHIERI ANTONIO
Parma 1841/1859
Il 17 dicembre 1841 cantò al ridotto del Teatro Ducale nella XVI accademia dell’Accademia Filarmonica di Parma. Nel 1855 era impiegato come segretario del Teatro Regio di Parma, dove si trovava ancora nel 1859.
FONTI E BIBL.: Stocchi; Inventario, 1992, 97, 372, 407, 481, 483.

ASCHIERI DAMIGELLA
Parma 1614-
Figlia di Michelangelo e Trabisonda Bonelli (tenuta a battesimo da Giovan Battista Trotti, detto il Malosso). Moglie dello scultore Luca Reti, fu pittrice e scultrice.
FONTI E BIBL.: Archivio Storico per le Province Parmensi XLVI 1994, 321.

ASCHIERI DIONIGI
Parma 28 febbraio 1597-Parma post 1633
Falegname, figlio di Michelangelo e di Trabisonda Bonelli e fratello di Remigio. Nel 1629 realizzò bastoni con l’arma per il Comune di Parma. Nel 1633 fu censito in casa del padre.
FONTI E BIBL.: E. Scarabelli Zunti, Documenti e Memorie di Belle Arti parmigiane, V, 25-28 e 33-34; Il mobile a Parma, 1983, 254.

ASCHIERI GIOVANNI BATTISTA
Parma-post 1796
Dai libretti delle opere date al Teatro Ducale di Parma, a partire dal 1796 risulta direttore di palcoscenico e attrezzista.
FONTI E BIBL.: G.N. Vetro, Dizionario, 1998.

ASCHIERI LUIGI
Parma-1817/1819
Nel 1816, data di ricostituzione della Ducale Orchestra di Parma, dichiarò di essere secondo flauto da quattordici anni (Archivio Storico del Teatro Regio, Carteggio, 1816). Nel 1820 la vedova chiese alla duchessa Maria Luigia d’Austria che il figlio Luigi, avendo predisposizione per la musica, fosse accolto alla Scuola del Carmine (Archivio Storico del Teatro Regio, Carteggio, 1821).
FONTI E BIBL.: G.N. Vetro, Dizionario. Addenda, 1999.

ASCHIERI MICHELANGELO
Parma 1573-Parma 1648
Figlio di Giovanni Domenico, fu disegnatore d’ornati, intagliatore e architetto. Di lui si hanno le seguenti notizie: 1581-1583, citato come testimone in atti notarili; 1598, pagamento per cornice di noce posta sul ritratto della Principessa; 1605, lavori nella cappella del Sacramento in Duomo; 1613, pagamento per Macchina dei fuochi eretta per la nascita del figlio della Duchessa; 1614, diciotto cartelle su scatole regalate al banchetto in onore di Ottavio Farnese sotto la direzione del Malosso; 1616, rifacimento del coro conforme al vecchio, sedie degli apparati e altri lavori nella chiesa del Servi; 1622, apparato per i funebri di Ranuccio Farnese in Steccata, Scarmagli per la Serenissima e altri lavori ducali; 1627, attivo a un torneo per le nozze di Odoardo Farnese con Margherita de’ Medici in Teatro; 1637, pagamento per l’ancona nella cappella del Sacramento in Duomo; 1638, pagamento della porta principale nella chiesa dei Servi, convenzione per ancona maggiore conforme al modello tenuto in bottega, compresi due angeli mobili, mensa sottostante e porticella a lato in Santa Maria del Quartiere, doratura dell’ancona in Duomo; 1641, impegno per pulpito con quattro statue piccole (venduto a parrocchiale forense durante le soppressioni napoleoniche), per una Madonna, Usci delle portere, cassa d’organo in Santa Maria del Quartiere; 1646, catafalchi per Margherita e Odoardo Farnese in Steccata, lista di lavori nella cappella del Sacramento in Duomo.
FONTI E BIBL.: Archivio di Stato di Parma, Mastri farnesiani, 334; Archivio di Stato di Parma, Raccolta manoscritti, busta 120; Ronchini, 1852, 314-315; E. Scarabelli Zunti, Documenti, V, 25-28, 33-36; G. Negri, Biografia Universale, 1844, 53-54; Il Mobile a Parma, 1983, 254.

ASCHIERI REMIGIO
Parma 1598 c.-Parma 1630
Intagliatore, figlio di Michelangelo. Di lui si hanno le seguenti notizie: 1614 collabora col padre all’allestimento del banchetto in onore di Ottavio Farnese, diretto dal Malosso; 1616 è citato in un atto notarile; 1621 è artefice di un’ancona ai Cappuccini, sostituita nel 1778 con l’attuale che la riproduce; 1627 pagamento per due soffitti e una porta per le fabriche farnesiane ossia per il Teatro; 1628 acconto per sei soffitti; 1630 muore.
FONTI E BIBL.: Archivio di Stato di Parma, Raccolta manoscritti, busta 120; Archivio di Stato di Parma, Mastri farnesiani, 473, 475, 210 e 300; E. Scarabelli Zunti, Documenti, V, 25-28; G. Godi, 17 agosto 1979, 3; Il Mobile a Parma, 1983, 254.

ASCHIERI TRABISONDA O TREBISONDA, vedi BONELLI TRABISONDA

ASDENTE BENVENUTO, vedi ASDENTI BENVENUTO

ASDENTI BENVENUTO
Parma primo quarto del XIII secolo-1286/1326
Maestro calzolaio, fu buon conoscitore degli scritti di Gioacchino da Fiore e della letteratura profetica e astrologica, nonché simpatizzante, a quel che sembra, della setta degli Apostolici fondata a Parma da Gerardo Segarelli. Viene ricordato, con parole di sprezzo e di severo giudizio, da Dante Alighieri per ben due volte, nel Convivio (IV, 16, 6-7) e nell’Inferno (XX, 118-120), ove dal poeta fiorentino viene posto, insieme con Michele Scoto che delle magiche frodi seppe il gioco, nella quarta bolgia dell’ottavo cerchio tra astrologi, indovini e maghi: Vedi Guido Bonatti, vedi Asdente, ch’avere inteso al cuoio ed allo spago ora vorrebbe, ma tardi si pente. Quanto si sa della vita e dell’attività dell’Asdenti, a parte le ricordate citazioni contenute nelle due opere di Dante, viene riferito da uno dei più noti e vivaci cronisti del Duecento, fra’ Salimbene de Adam, il quale, è lui stesso a dirlo, conobbe personalmente l’Asdenti, cui fu legato da vincoli di stima e di grande ammirazione, e col quale ebbe, a distanza di tempo gli uni dagli altri, diversi colloqui. Lo scarno commento di Benvenuto da Imola alla terzina citata non aggiunge nulla ai dati biografici dell’Asdenti riportati da fra’ Salimbene. Li riduce, anzi, sia stato fatto questo intenzionalmente o no, al minimo indispensabile per la semplice intelligenza del testo. L’Asdenti iniziò la sua attività profetica intorno al 1258: in quest’anno, infatti, fra’ Salimbene annota che è sorto in Parma quidam simplex homo qui habet intellectum illuminatum a predire il futuro. Dal 1258, quindi, la fama dell’Asdenti andò crescendo col tempo, valicando gli stessi angusti limiti della cerchia cittadina, sino al 1285, quando il nome dell’Asdenti compare per l’ultima volta nella Cronica salimbeniana. Dopo questo anno (fra’ Salimbene morì nel 1287) nulla più si sa di lui. È certo, ad ogni modo, che nel marzo 1327 l’Asdenti era già morto, come attesta un atto rogato il 2 marzo di quell’anno a Parma dal notaio Bartolomeo Foxio e relativo alla vendita della casa dell’Asdenti. Di professione calzolaio, faciebat enim subtellares, l’Asdenti abitò ed ebbe bottega in Borgo Sant’Ilario, vicinia della parrocchia di Santa Croce, proprio sulla via Emilia fuori porta Santa Croce, oltre il fossato di cinta delle mura cittadine, in località detta Capodiponte. Così fra’ Salimbene (pagina 740), e le sue notizie vengono confermate punto per punto dal già ricordato atto rogato da Bartolomeo Foxio. Tale atto, una chartula venditionis, venne scoperto nell’archivio della Badia di Valserena (San Martino de’ Bocci) dal Drei, che nel 1934 ne dette un’edizione critica accompagnata da un accurato commento storico (pagine 35 s.). Nell’atto, don Giacomo, sacerdote della chiesa di San Pietro Giovane in Roncopascolo, plebato di San Pancrazio, dichiara di aver impiegato le 7 libbre e 10 soldi di imperiali di un lascito testamentario in favore della chiesa, per acquistare da Gerardo Asdenti filio condam domini Benvenuti Asdentis vicinie S. Crucis, per il prezzo complessivo di libbre 9, soldi 11 e denari 7 di imperiali, una pezza di terra ortiva con annessa casa di abitazione, positam in Burgo S. Ilarij, vicinie S. Crucis extra portam S. Crucis, sulla strada che porta a Borgo San Donnino. Fra’ Salimbene ricorda l’Asdenti, per la seconda volta nella sua Cronica, sotto l’anno 1282: lo descrive come uomo di semplici e puri costumi, timorato di Dio. Dice che è soprannominato Asdenti, cioè Sdentato, per una ironia sulla sua dentatura forte e disordinata. Di favella impedita, capisce bene ed è ben capito (pagina 740). Il frate aggiunge che, sebbene illetterato, l’Asdenti è persona cortese e gentile, capace di comprendere e di interpretare gli scritti di quanti avevano predetto il futuro, e cioè gli scriti abbatis Ioachim, Merlini, Methodii et Sibille necnon et Michaelis Scoti, qui fuit astrologus Friderici secundi imperatoris condam. Buon conoscitore della letteratura profetica dell’Antico e del Nuovo Testamento, l’Asdenti fu in grado di commentare adeguatamente, secondo quanto afferma fra’ Salimbene, anche i libri Ysaie, Ieremie, Osee, Danielis et Apocalipsis, non solo, ma, cum aliquis, legendo coram eo, aliquid subtrahit, statim percipit et dicit: Tu decipis me, quia aliquid dimisisti! (pagina 766). E molte cose io ho udito da lui, scrive ancora il cronista parmense, cose che, poi, sono realmente accadute: che papa Niccolò III sarebbe dovuto morire nel corso del mese di agosto (del 1280), che gli sarebbe succeduto Martino (IV). E così conclude: Et multa alia, que expectamus videre, si fuerit vita comes. Nam ratio preteriti scire futura facit (pagina 766). Fra’ Salimbene, che probabilmente aveva conosciuto l’Asdenti già nell’estate 1247, o nel 1259, quando si trovava presso il convento di Borgo San Donnino, ebbe poi modo d’incontrarsi e di avere uno scambio di vedute con l’Asdenti tra la fine del 1277 (anno dell’elezione di papa Niccolò III) e il mese d’agisto del 1280. Né il trasferimento del frate al convento di Reggio Emilia (1280), né quello, di qualche anno successivo, al convento di Montefalcone, dovettero interrompere i suoi contatti con l’Asdenti o, almeno, non gli dovettero impedire di continuare a seguire, sia pur di lontano, le vicende e l’attività del profeta suo concittadino. Dell’anno 1284 sono infatti le ulteriori notizie relative all’Asdenti che il frate cronista inserì nella sua opera. Nell’estate del 1284 Modena e Reggio Emilia vennero sconvolte da una nuova, violenta esplosione di lotte intestine, seguite da complicate vicende politiche, che inasprirono ancor più i rapporti tra le due città, e nelle quali fu coinvolta anche Parma. Di fronte ai pericoli che faceva temere la dinamica politica espansionistica e aggressiva adottata sia dal governo sia dagli stessi fuoriusciti modenesi, il Comune di Reggio si indusse ben presto ad avviare trattative diplomatiche con Parma, nel duplice intento di tenere quest’ultima fuori dagli ulteriori sviluppi dei rapporti tra Modenesi e Reggiani, e di guadagnare tempo per una decisa azione anti-modenese. Fu così che giunse a Parma un’ambasceria reggiana, la quale, offrendo al Comune di Parma il protettorato su Reggio, le riconosceva altresì il diritto di intervenire negli affari interni della città per ristabilirvi l’ordine pubblico, ove ve ne fosse stato bisogno. Di questa legazione fecero parte tre eminenti capi-fazione reggiani: Rolandino di Canossa, Guido di Tripoli e il giudice Pietro de Albinea. Essi giunsero a Parma e si stabilirono in Borgo Santa Cristina. Nel corso delle loro trattative con i magistrati del Comune di Parma, i tre ambasciatori, venuti a conoscenza di quanto si diceva a proposito dell’Asdenti, lo mandarono a chiamare, ut de statu suo consulerent eum. Nel corso del colloquio, che si svolse nell’abitazione dei legati reggiani, questi ultimi scongiurarono il loro eccezionale interlocutore super animam suam, ne subtraheret verbum de futuris, que Dominus facere disponebat. Sia che non nutrisse soverchia simpatia nei confronti dei suoi interlocutori, sia che avesse visto, così nella richiesta d’incontrarsi con lui, come in quest’ultima raccomandazione preliminare, solo una tentazione, un mezzo per provare la veridicità della sua fama di profeta, la risposta dell’Asdenti fu laconica, in contrasto con la sua affabilità abituale: si conservarent se in pace usque ad Christi Nativitatem, evaderent iram Dei alioquin biberent de Calice in Dei, sic biberant Mutinenses. Tuttavia, poiché gli ambasciatori reggiani obiettarono che da parte loro e del loro Comune, si era fatto e si stava facendo di tutto per avviare in buona fede e per concludere in piena sincerità trattative che portassero a una pace duratura, l’Asdenti con franca fermezza ribatté di non credere assolutamente né alle loro proteste di buona fede né alla loro volontà di pace; che anzi, ben altri segreti maneggi erano stati l’autentico scopo della loro missione: quod haec omnia fraudolenter fiebat ab eis, et sub quodam veneno et vermine pacis. E con queste parole concluse il colloquio. Che le pessimistiche previsioni dell’Asdenti fossero esatte, dovevano incaricarsi di dimostrare, poco dopo, e il fallimento della conferenza dei rappresentanti delle città emiliane riunitasi al Cadé su iniziativa dei Parmensi e le azioni militari nonché le incursioni ladresche operate, negli stessi giorni in cui si teneva la conferenza di Cadé, da reparti armati sia dei Modenesi sia dei Reggiani ai danni dei traffici e delle campagne parmigiane. Di altri eventi politici l’Asdenti aveva del resto già in precedenza annunziato l’avverarsi: l’occupazione dell’isola di Liccia da parte dei Genovesi; la cattura, sempre da parte dei Genovesi, di un convoglio pisano che trasportava un prezioso carico di denaro e di lingotti d’argento (1283); le sconfitte subite dalla flotta pisana nelle acque di Cagliari e presso l’isola di Tavolara (costa nord-orientale della Sardegna, 1284, prima metà). Ancora nel maggio del 1284, venuto quidam Pisanus dalla sua città ad ipsum interrogandum post duplicem cum Ianuensibus iam conflictum l’Asdenti gli predisse imminente infortunium Pisanorum: la disfatta che i suoi concittadini patirono poi effettivamente in agosto di quello stesso anno presso lo scoglio della Meloria. Disfatta che, con i 5000 caduti, le ventitré galere catturate e i 9000 prigionieri, vide anche il definitivo tramonto della potenza pisana. Per oltre venticinque anni, dunque, sia pure con rapide notazioni, e la compendiosità di esse è quasi sempre certamente voluta, il cronista di Parma fra’ Salimbene de Adam, seguì l’attività dell’Asdenti, e sempre con parole di sincera ammirazione per la rettitudine, la bontà, la saggezza da lui dimostrate, per l’umiltà e la povertà della sua vita. Il giudizio di fra’ Salimbene (che, gioachimita, poteva avere interesse a idealizzare la figura dell’Asdenti, il semplice della cui bocca Iddio si serviva per ammonire l’umanità tralignante) concorda sostanzialmente con quello, quale almeno esso appare nella Cronica salimbeniana, dello stesso vescovo di Parma, Obizzo Sanvitale. Questi, giurista e guerriero oltre che uomo di Chiesa, volle conoscere e parlare direttamente con l’Asdenti, per rendersi conto di persona dell’ortodossia delle idee da lui divulgate. Da buon conoscitore degli uomini, il vescovo volle l’Asdenti suo ospite, invitandolo a pranzo. Durante il banchetto il Vescovo sottopose l’Asdenti a un attento esame, soffermandosi in particolare a interrogarlo sulla sua attività di profeta: et de futuris diligenter quesivit ab eo. Senza scomporsi, nonostante fossero presenti numerosi altri invitati, l’Asdenti preannunziò imminenti gravi sciagure per Parma e Reggio, e la distruzione di Modena. Predisse la morte di papa Martino IV, specificandone addirittura il mese e il giorno (28 marzo 1285), e concluse affermando che al defunto Martino IV si sarebbero l’un dopo l’altro succeduti sul soglio pontificio in breve volgere di anni ben tre pontefici, di cui due non eletti canonicamente. Il vescovo dovette sottoporre all’Asdenti anche passi profetici scritturali da commentare, e così pure brani tratti dai dicta Merlini e dalla letteratura apocalittica altomedioevale. Non è un caso che fra’ Salimbene concluda la relazione dell’incontro tra i due, affermando che l’Asdenti non era profeta altro che nel senso che egli era in grado di comprendere e di commentare i testi profetici: Nec est aliter iste propheta, nisi quia intellectum habet ad intelligendum dicta Merlini et Sibille et abbatis Ioachym et omnium qui de futuris aliquid predixerunt. Tale dunque dovette essere la conclusione cui era giunto anche il vescovo Obizzo Sanvitale. Questi, oltre a non trovare affermazioni o tesi eterodosse nelle parole dell’Asdenti, dovette apprezzare la cortesia, l’affabilità, la modestia del suo interlocutore, per quanto indotto egli fosse, nonché l’umiltà con cui enunciava i suoi pareri perché l’Asdenti nec aliquid dicit affirmando, sed dicit: Ita videtur michi, et ita intelligo ego istam scripturam. Nessun provvedimento prese infatti il presule nei confronti dell’Asdenti, il quale poté continuare tranquillamente e senza limitazioni di sorta le proprie attività, tra la stima e la considerazione dei suoi concittadini. Più che autentico profeta nell’accezione corrente del termine dunque, l’Asdenti, appare piuttosto un esegeta e un prudente commentatore della letteratura profetica, biblica e alto-medioevale (e la cosa appare tanto più fuori dell’ordinario, in quanto era completamente illetterato), nonché un osservatore attento dei fatti politici e religiosi della sua età: proprio per questo le sue predizioni erano giustificate dai fatti, come sottolinea il frate cronista. La modestia e il disinteresse dell’Asdenti, inoltre, dovettero accrescere la forza di persuasione e il peso dei suoi oracoli. A quanto si sa, infatti, solo se interrogato formalmente, l’Asdenti si pronunziava sulle cose future, e anche in questo caso con assai grande circospezione, premettendo ogni volta la formula restrittiva così mi sembra interpretabile questo passo. Che mai abbia tratto lucro dalla sua attività profetica è dimostrato dal prezzo pagato per l’acquisto della sua casa: 9 libbre imperiali, 11 soldi e 7 denari, modesto prezzo per una casa modesta (in quegli anni il solo terreno costava, in vicinanza della città, 7 libbre imperiali la biolca parmigiana). Ciò concorse a far sì che si vedesse nell’Asdenti piuttosto il pio uomo ispirato da Dio per mettere in guardia l’umanità dal continuare a sfidare oltre la collera del Signore. La sua parola, tuttavia, cadeva su di un ambiente in mille modi suggestionato e commosso dall’ondata di misticismo, che le correnti gioachimite e il movimento francescano di riforma avevano contribuito a formare. Ondata di misticismo in cui l’attesa di avvenimenti destinati a purificare e a rivoluzionare la vita della Chiesa rispondeva al bisogno, profondamente sentito dagli strati più umili della popolazione, di liberarsi dalle loro misere condizioni di vita proprio attraverso l’avverarsi di tali aspettative. Prova della stima che circondò da vivo l’Asdenti è il fatto che, nel ricordato atto rogato da Bartolomeo Foxio, il solo ad essere qualificato, insieme col vicario del vescovo di Parma, del titolo di dominus è appunto lui, l’Asdenti, maestro calzolaio. Tutto ciò, se da un lato spiega la notorietà che accompagnò l’attività dell’Asdenti, non vale tuttavia a comporre l’antitesi esistente tra la figura delineata da fra’ Salimbene e quella che appare, appena schizzata, nel duro giudizio dantesco contenuto nel Convivio e nella Commedia, onde, per risolvere tale antinomia, non resta che supporre o che Dante fosse male informato sul conto dell’Asdenti o che piuttosto, come pare preferibile e secondo quanto riferisce Benvenuto da Imola (Commentarius, col. 1084 C) l’Asdenti avesse preannunziato la rotta che i Parmensi inflissero, nel febbraio 1248 sotto le mura della loro città, agli eserciti di Federico II e del re Enzo, proprio davanti a quella Porta dell’Olmo, che sbarrava l’ingresso al Borgo Sant’Ilario. Ponendo l’Asdenti nella quarta bolgia dell’ottavo cerchio dell’Inferno, tra falsi profeti e indovini impostori, il vate dell’avvento del Veltro intese punire, dunque, il profeta che, di bassa estrazione e di una città irriducibilmente guelfa, aveva vaticinato la disfatta dell’idea imperiale.
FONTI E BIBL.: Excerpta historica ex commentariis manuscriptis Benvenuti de Imola in Comoediam Dantis, in L.A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, I, Mediolani, 1738, col 1084 B-D; Dante Alighieri, Il Convito, IV, 16, 6-7, in Il Convito di Dante Alighieri e le Epistole, a cura di P. Fraticelli, Firenze, 1893, 315 s.; Dante Alighieri, Il Convivio, a cura di G. Busnelli e G. Vandelli, 2a edizione con app. di A.E. Quaglio, II, Firenze, 1964, 199-201; Salimbene da Adam, Cronica, a cura di F. Bernini, II, Bari, 1942, 739 s., 760-764, 766; Dante Alighieri, La Divina Commedia. Inferno, a cura di G. Vandelli, Milano, 1957, 166; I. Affò, Storia della città di Parma, III, Parma, 1793, 210 ss., 222 s.; IV, Parma, 1895, 39 s.; E. Drei, L’indovino Asdente in un documento inedito, in Crisopoli I 1934, 31-36; E. Scarabelli Zunti, Consoli, governatori e podestà di Parma dal 1100 al 1935, Parma, 1936, 25; L. Salvatorelli, L’Italia comunale dal sec. XI alla metà del sec. XIV, Milano, s.d. (ma 1940), 621, 627, 643, 656 s., 666-668, 682; P. Bertolini, in Dizionario biografico degli Italiani, VIII, 1966, 685; Benvenuto detto l’Asdente, in Enciclopedia dantesca, 1970, I, 591-593: C. Cappelli, Dov’è sepolto il calzolaio citato da Dante? Asdente peccatore e amico di vescovi, in Gazzetta di Parma 15 maggio 1972, 3.

ASICIA FRONTINE
Parma I secolo a.C./V secolo d.C.
Di condizione con ogni probabilità libera, uxor di O. Aegrilius Plarianus, che le dedicò un cippo forse destinato a sostenere una statua. Il nomen è documentato in questo solo caso in tutta l’Italia settentrionale. Il cognomen, che presenta terminazione greca, è raro in Cisalpina, documentato in questo solo caso a Parma.
FONTI E BIBL.: M.G. Arrigoni, Parmenses, 1986, 53.

ASPERTI CIMENO, vedi ASPERTI CLEMENTE LUIGI MARIA

ASPERTI CLEMENTE LUIGI MARIA
Parma 6 dicembre 1825-Parma 27 maggio 1907
Figlio di Pietro e Maria Aimi. Fece la campagna militare del 1848. Dottore in chimica e farmacia, fu eletto deputato di Parma nelle legislature XIII, XIV e XV. Sedette all’estrema Sinistra. A Parma ricoprì incarichi amministrativi nella Provincia, nel Comune e negli Ospizi Civili. Fu tra i fondatori delle scuole popolari. Morendo, lasciò ogni suo avere all’Orfanotrofio femminile di Parma.
FONTI E BIBL.: T. Sarti, Rappresentanti legislature Regno, 1880, 121; S. Sapuppo Zanghi, La XV legislatura italiana, Roma, 1884; T. Sarti, Il Parlamento Subalpino e Italiano, due volumi, Roma, 1896 e 1898; A. Ferrari, Cenno Necrologico, in Gazzetta di Parma 29 maggio 1907; F. Dalla Valle, I nostri morti 1906-1907, Parma, Riunite Donati, 1907; G. Sitti, Il Risorgimento italiano, 1915, 41; A. Malatesta, Ministri, Deputati, Senatori, 1940, I, 59-60.

ASQUINI GIROLAMO
Udine 20 gennaio 1762-Parma 17 febbraio 1837
Il padre, conte Fabio, lo fece istruire tra le pareti domestiche da un dotto sacerdote nella lingua italiana e nella religione. L’Asquini seppe poi entrare nelle grazie del padre Angelo Maria Cortenovis, il quale dal 1764 al 1801 diresse il Collegio dei Barnabiti in Udine, uomo eruditissimo e uno dei più insigni archeologi di quei tempi. Questo religioso, scorgendo nell’Asquini ingegno sveglio e propensione non ordinaria allo studio, gli seppe infondere l’amore per l’archeologia. Così nei frequenti viaggi di erudizione che il Cortenovis compì nei dintorni di Aquileia e in Carnia, volle avere sempre a compagno e coadiutore l’Asquini. Visto che gli era necessaria la comprensione delle lingue antiche per l’interpretazione delle iscrizioni e delle medaglie, l’Asquini studiò la greca nel Seminario Arcivescovile, con l’abate Mattia Cappellari, e l’ebraica con Domenico Sagatti, prete dell’Oratorio. Quando il Cortenovis non poteva muoversi a causa della gotta, da cui fu spesso afflitto, inviava sugli scavi l’Asquini, fidandosi dell’occhio e della sua mano esperta per verificare le iscrizioni e per trascriverle con esattezza. L’ultimo viaggio che l’Asquini eseguì per commissione del Cortenovis fu tra l’estate e l’autunno del 1789, a Trieste, Capodistria e Pola. Ricco di reperti, l’Asquini giunse a Parma nel dicembre dello stesso anno 1789. Presentatosi al conte Aurelio Bernieri, presidente della Regia Università di Parma, al quale era stato raccomandato, ne divenne ben presto il segretario particolare. Per continuare i suoi studi archeologici, si perfezionò nelle lingue greca ed ebraica, prendendo lezioni private dal padre Pagnini, e dall’abate Rossi. Frequentò inoltre la scuola del botanico abate Guatteri. Dopo la morte del Bernieri (1795), si sposò con la contessa Maria Teresa Galla, nobile e ricca di beni di fortuna. Da quel momento l’Asquini poté occuparsi a tempo pieno d’archeologia, di agricoltura e dello studio della lingua celtica. Di fatto, gli otto opuscoli che andò poi pubblicando dal 1826 al 1834, trattano l’uno o l’altro argomento. Fu chiamato a pubblici uffici governativi, che gli valsero soddisfazioni e lodi perché disimpegnati con zelo e prudenza. La morte del padre, avvenuta l’8 giugno 1818, lo fece rientrare a Udine dove dimorò tre anni, durante i quali fu nominato, dalla Regia Congregazione municipale, Ispettore del Collegio nobile di educazione di Udine. Dal 20 ottobre 1821 si stabilì a Verona, dove fu socio attivo dell’Accademia d’Agricoltura, Commercio ed Arti, e il Regio Corpo Municipale lo nominò nobile cittadino veronese. Rimase a Verona fino al 1827, anno della morte della moglie. L’anno seguente si sposò con una gentildonna veronese, che però morì dopo soli otto mesi di matrimonio. Tornò allora a Parma, dove il 27 settembre 1829 sposò la marchesa Teresa d’Havet. Il 5 dicembre 1831 si recò a Ferrara per incontrare il nipote, Fabio Asquini, prolegato pontificio, e per ricevere la decorazione del Sacro Militare Ordine di Cristo conferitagli con onorifico Breve di moto proprio da papa Gregorio XVI, col quale l’Asquini aveva precedentemente tenuto una fitta corrispondenza letteraria. Il 9 febbraio 1832 fu, per decreto di Maria Luigia d’Austria, insignito del titolo di Professore onorario di Archeologia e Lingua Celtica, e aggregato alla Ducale Università di Parma. L’Asquini fu sepolto nel cimitero della Villetta in Parma. Morendo lasciò per testamento alla Biblioteca Arcivescovile di Udine la sua importantissima collezione di libri e manoscritti. Fornito di molteplice erudizione, lasciò varie opere inedite, tra le quali la più considerevole, ma incompiuta, è quella che ha per titolo Antiche Iscrizioni appartenenti alla Colonia Giulia Carnica o Forogiuliese con note e illustrazioni ed una Dissertazione preliminare in forma di Prefazione ai dotti e valorosi Friulani. Fu fatto socio di dieci importanti Accademie, sette italiane e tre straniere, tra le quali la Celtica di Parigi e la Société d’émulation de Poitiers.
FONTI E BIBL.: G. Adorni, in G. Negri, Biografia Universale, 1844, 56-59.

ASSALI GIUSEPPE
Pieve Ottoville 8 maggio 1916-Pieve Ottoville 6 giugno 1999
Negli anni Trenta, dirigendo la banda di Pieve Ottoville, dette vita a una banda di bambini che raggiunse un ottimo livello e che nel 1936 vinse un concorso nazionale a Roma. Dal 1941 alla morte fu anche l’organista della collegiata di Pieve Ottoville.
FONTI E BIBL.: Necrologio, in Gazzetta di Parma 8 giugno 1999.

ASSALI LUIGI
Soragna 11 luglio 1893-Fidenza 1963
Personaggio estroverso, coltivò fin da giovane una innata predisposizione per la pittura, continuando poi, con modestia e tenacia, a percorrere un cammino fatto di perenne ricerca tesa al meglio nel risultato e nelle sensazioni. Con le tecniche dell’acquarello, della tempera, dell’olio, della china, del pastello e della matita, lasciò una copiosa produzione artistica fatta di scorci del paese di Soragna e della campagna circostante, di paesaggi padani e collinari, di composizioni diverse e di immagini di luoghi a lui cari e vicini negli affetti, in un susseguirsi cromativo di rusultanze sempre valide e colme di profonde suggestioni. Delle figure più tipiche della Soragna del suo tempo tracciò, negli anni 1920-1930, una gustosa galleria caricaturale, ove ogni personaggio è piacevolmente descritto in tutti i suoi particolari e felicemente illustrato con i colori dell’arguzia e del sentimento. Le sue opere si trovano in diverse gallerie e collezioni pubbliche e private. Una rassegna antologica della produzione artistica dell’Assali fu allestita per la prima volta a Soragna nel settembre del 1980 dalla Famiglia soragnese.
FONTI E BIBL.: B. Colombi, Soragna, Feudo e Comune, 1986, II, 267-268.

ASSANDRI VIRGINIO
Parma 22 giugno 1904-Roma 16 maggio 1967
Tenore. Ricoverato nell’ospizio per gli orfani Vittorio Emanuele di Parma, ne uscì nel 1919. Studiò a Milano con Manlio Bavagnoli, e debuttò felicemente nel Teatro Reinach di Parma l’11 dicembre 1930 nella Bohème. Oltre all’opera lirica, si dedicò anche alle operette, facendo parte della primaria compagnia Città di Milano, con la quale girò con successo tutta l’Italia. Fu al Teatro Regio di Parma dal 1932 al 1962 in un gran numero di stagioni e di opere, sia in prime che in seconde parti. Cantò anche in vari altri teatri: Massimo di Palermo (1932), Politeama Genovese (1939), Teatro Ducale di Parma (1945, nella Bohème nella stagione in cui, con il maestro Renzo Martini, debuttò Renata Tebaldi), Busseto (1951, nella stagione delle celebrazioni verdiane del cinquantenario), Teatro dell’Aquila a Fermo (1961, nell’Adriana). Nel 1946 si recò negli Stati Uniti, dove conobbe Toscanini che lo fece lavorare con lui. Cantò per cinque stagioni consecutive alla San Francisco Opera e nel 1955 con Renata Tebaldi fece una tournèe che da San Francisco toccò Chicago e New York. Cantò in quasi tutti i teatri della California negli anni tra il 1955 e il 1959. Nel giugno 1961 cantò alla Rai nella Favorita di Donizetti come Don Gasparo e tornò a quei microfoni nel 1964 nel Pianista del Globe di Sergio Cafaro. Nella registrazione dell’Otello effettuata dal 6 al 13 dicembre 1947 per la Rca da Arturo Toscanini e la Nbc Symphony Orchestra, la voce del gentiluomo veneziano Roderigo è quella dell’Assandri, che fu scelto personalmente dall’esigente e mai soddisfatto direttore d’orchestra.
FONTI E BIBL.: C. Alcari, Parma nella musica, 1931, 13; Ferrari; Frassoni; Gualerzi-Marinelli; G. Marchesi; Cronologia Teatro Regio Parma; G.N. Vetro, Voci del Ducato, in Gazzetta di Parma 17 gennaio 1982, 3.

ASSIA-DARMSTAD ENRICHETTA MARIA, vedi ESTE ENRICHETTA MARIA

ASSIA-DARMSTADT LEOPOLDO, vedi HESSEN-DARMSTADT LEOPOLD

ASSIA-HARMSTADT ENRICHETTA, vedi ESTE ENRICHETTA

ASSONI, vedi AZZONI

ASTE BASILIO
Parma 1613
Libraio in Roma. Il 28 ottobre 1613 sposò nella parrocchia di Santa Maria in Vallicella Barbara Del Grasso di Rieti.
FONTI E BIBL.: A. Bertolotti, Artisti Parmensi in Roma, 1883, 168.

ASTERIO SIREO, vedi PALLAVICINO RANUZIO

ASTI PINO
Borgo San Donnino 20 gennaio 1927-Parma 2 marzo 1999
Intraprese lo studio della musica, in particolare della fisarmonica, all’età di undici anni. A diciotto anni iniziò a esibirsi nelle balere della zona con la sua prima orchestra, fino ad arrivare nel 1955 a suonare, ormai forte di un successo consolidato, nei migliori locali della riviera romagnola e ligure, nonché nelle più prestigiose sale da ballo di località come Bolzano, Cortina d’Ampezzo e Saint Vincent, al Pik Club e al Giardino d’Inverno di Parma e al Poggio Diana di Salsomaggiore. Insieme alla sua orchestra suonò sulle navi da crociera facenti rotta per l’Egitto, la Grecia, i Caraibi, il Sud America e la Spagna. Negli anni Settanta entrò a fare parte, in qualità di tastierista, dell’orchestra che accompagnava Orietta Berti nelle sue serate canore. Con la Berti prese parte a tournée in Italia, Svizzera, Austria e Stati Uniti. Di quest’ultima esperienza, rimase memorabile il concerto newyorchese, tenuto presso la Carnegie Hall. Sempre negli anni Settanta riprese, con una rinnovata formazione, i suoi concerti in tutta Italia, privilegiando le località turistiche e termali. Dal 1985 iniziò a ridurre sensibilmente la propria attività concertistica, dedicandosi maggiormente all’editoria musicale. Rimasero comunque frequenti le sue apparizioni, in veste di fisarmonicista solista, all’interno di importanti manifestazioni dedicate al popolare strumento musicale. Fisarmonicista, pianista, autore e compositore, nel suo lungo e brillante itinerario artistico, l’Asti scrisse oltre un centinaio di testi per canzoni melodiche, compose più di cinquecento brani musicali, incise una ventina di album e diversi dischi a 45 giri e, in veste di editore, diede alle stampe numerose opere di grande successo. Tra gli autori che pubblicarono con l’Asti, si ricordano Cesare Pezzolo, il cui nome si lega al noto brano Cesarina, Ubaldo Ferrari, Nando Monica e l’Orchestra Campanini. L’Asti ha inoltre il merito di avere raccolto e distribuito, in un’interessante e pregevole edizione, tutti i brani degli interpreti che parteciparono al 2° Festival della Canzone Parmigiana, svoltosi nel 1982. L’opera si compone di un volume con i testi e di una musicassetta con le incisioni originali degli interpreti. L’Asti fu sepolto nel cimitero di Felino, paese dove aveva risieduto negli ultimi anni di vita.
FONTI E BIBL.: R. Ghirardi, in Gazzetta di Parma 4 marzo 1999, 19.

ASTIMAGNO PIETRO
Codogno 1792-Parma 1864
Canonico della cattedrale di Parma, insegnò Eloquenza sacra. Lasciò numerose raccolte di versi, tra cui Anacreontiche e altri poetici componimenti a Maria Vergine, pubblicate da Fiaccadori nel 1834.
FONTI E BIBL.: Enciclopedia di Parma 1998, 93.

ASTOLFI ASTOLFO
Piove di Sacco 7 luglio 1884-Monfalcone 6 agosto 1916
Risiedette fin da giovane a Parma. Conosciuto per la sua attività di giornalista, corrispondente di importanti quotidiani e redattore di settimanali parmigiani, fu iscritto nel Comitato provinciale di Parma nel Corpo Nazionale Volontari Ciclisti. Allo scoppio della prima guerra mondiale, si arruolò una prima volta volontario. Partì coi volontari parmensi il 25 maggio 1915 da palazzo Sanvitale alla volta di Piacenza ove i volontari ciclisti di Parma, Reggio Emilia, Cremona e Piacenza vennero inquadrati ed equipaggiati. Quasi subito gli venne affidato il comando del reparto composto in prevalenza da elementi della provincia di Parma e da una parte del gruppo dei volontari reggiani. Durante il periodo di addestramento e nelle esercitazioni che si svolsero prima sull’Appennino emiliano e poi a Sampierdarena fu validissima guida e di esempio ai commilitoni. Il reparto fu inizialmente nella zona paludosa del basso Tagliamento e poi, per ragioni tattiche d’impiego, il Ministero della guerra sciolse l’intero Corpo Nazionale Volontari Ciclisti. Dopo lo scioglimento del Corpo, l’Astolfi volle nuovamente arruolarsi volontario, come del resto quasi tutti gli uomini del suo reparto, e raggiunse ben presto il fronte quale sottotenente nel 47° Battaglione Bersaglieri Ciclisti. Fu destinato nel settore di Monfalcone. Partecipò a varie azioni di guerra col suo Battaglione di Bersaglieri, che fu anche citato a tiolo d’onore da un Bollettino del Comando Supermo. Il 6 agosto 1916, all’inizio di un’offensiva ad Est di Monfalcone, rimase colpito a morte da una granata nemica mentre, ritto sulla trincea, incitava i suoi bersaglieri a balzare all’assalto. Il suo nome è ricordato sulla lapide collocata per iniziativa della Sezione dell’Associazione Nazionale Volontari di Guerra sotto i portici del Municipio di Parma, in onore dei concittadini volontari di guerra caduti nella prima guerra mondiale.
FONTI E BIBL.: G. Bagnaschi, Volontari Plotone Parma, 1965, 17-18.

ASTORI BICKY, vedi ACCARINI BEATRICE

ASTORRI LUIGI
Parma seconda metà del XIX secolo
Scultore, attivo nella seconda metà del XIX secolo.
FONTI E BIBL.: E. Scarabelli Zunti, Documenti e Memorie di Belle Arti parmigiane, X, 9.

ASTRUSO, vedi SCUTELLARI JACOPO

ATANASI LUCA
Parma XV/1514
Fonditore di campane operante nella seconda metà del XV secolo e all’inizio del XVI. Lo Scarabelli Zunti (v. III, p. 16) riporta che ne’ manoscritti ancora inediti del p. Romualdo Baistrocchi si trova memoria di un maestro Luca degli Atanasi parmigiano, vivente nel 1514, il quale fuse una campana per la torre della chiesa di S. Giovanni Evangelista de’ monaci cassinensi; ma che a’ giorni del ricordato Baistrocchi non esisteva più.
FONTI E BIBL.: E. Scarabelli Zunti, Documenti e Memorie di Belle Arti parmigiane, II, 41 e III, 62; G.N. Vetro, Dizionario, 1998.

ATANASIO DA CORIANO
Parma ante XIX secolo
Fu pittore di buon valore.
FONTI E BIBL.: P. Zani, Enciclopedia metodica di belle arti, 2, 1819, 230.

ATILIUS QUINTUS RUFUS CORNICEN
Parma seconda metà del II secolo a.C.
Forse libero, il suo nome compare in epigrafe testimoniata a Parma, poi perduta, di datazione incerta. Il nomen Atilius, assai frequente in Gallia Cisalpina, è documento in questa sola epigrafe in Parma, ma frequentemente nella Tabula Veleiate e in una epigrafe di Veleia, mai comunque in unione al cognomen Rufus,esso pure assai comune soprattutto in Italia e in Spagna, documentato anche in un’altra epigrafe parmense. Tra i molti personaggi che operarono in zona nel II secolo a.C., in particolare M. Atilius Serranus, Sex. Atilius Serranus e A. Atilius Serranus e che potrebbero aver diffuso questo nomen, nessuno presenta tuttavia il praenomen Quintus. Cornicen indica l’ufficio militare di suonatore di strumento musicale in bronzo (cornu), ricoperto da Q. Atilius Rufus, il cui sepolcro presentava dimensioni assai modeste.
FONTI E BIBL.: L. Grazzi, Parma Romana, 1972, 103; Arrigoni, Parmenses, 1986, 54.

ATTIUS LUCIUS SEVERUS
Parma I secolo a.C.
Di condizione incerta, dedicante di una stele funeraria per la coni(unx) dulc(issima) Causia Pollentina, con la quale visse sedici anni e sei mesi. Il nomen Attius, molto diffuso soprattutto nelle province celtiche, è ampiamente documentato anche nella Aemilia occidentale e, soprattutto, nella Tabula Veleiate. Anche Severus è cognomen assai comune, specialmente in Italia e nei territori celtici, presente a Parma in un’altra epigrafe.
FONTI E BIBL.: M.G. Arrigoni, Parmenses, 1986, 55.

ATTO, vedi AZZO

ATTOLINI COSTANTINO, vedi ATTOLINI GIAN ANTONIO COSTANTINO

ATTOLINI GIAN ANTONIO COSTANTINO
Parma-Parma 1750
Nel 1715 fu eletto Abate della Chiesa di San Sepolcro. Fu confermato per un altro triennio nel 1718 e per indulto apostolico ancora per un terzo triennio nel 1721. Fu anche Abate di San Bartolomeo di Mantova.
FONTI E BIBL.: V. Soncini, Chiesa San Sepolcro, 1932, 92.

ATTONE
Parma 958
Figlio di altro Attone. Fu Conte di Parma nell’anno 958.
FONTI E BIBL.: F. da Mareto, Indice, 1967, 67.

AUGERI FRANCESCO
Parma 1565 c.-1601 c.
Fu sacerdote e abate della chiesa parrocchiale di San Marcellino in Parma. Ebbe lite con i Lalatta, che volevano per sé l’Abbazia, e di fatto nel 1602 si trova abate di San Marcellino Giulio Cesare Lalatta. Compose una tregedia intitolata Il Ciro, che fu recitata in Parma nel 1593 in occasione della esaltazione al Ducato di Ranuccio Farnese, figlio del duca Alessandro, e fu assai applaudita e lodata. Si dilettò di verseggiare, specialmente in latino. Della sua produzione si ricorda un esastico latino in lode di Ludovico Sacca, e un’Elegia per le nozze di Costanza Salviati con G. Francesco Sanvitali (1600).
FONTI E BIBL.: Aurea Parma 2 1958, 116-117.

AUGUSTINO DA COMPIANO
Compiano metà del XVI secolo
Maestro bombardiere che lavorava a Genova intorno alla metà del secolo XVI.
FONTI E BIBL.: C. Montù, Storia dell’artiglieria italiana., 1, 514; A. Malatesta, Armaioli, 1939, 34.

AURELIUS LUCIUS MAURELLIUS
Parma II secolo d.C.
Di condizione probabilmente libertina, coniuge di Cervola sive Victorina, alla quale, vissuta trent’anni, pose una piccola epigrafe in marmo bianco di Carrara d(e) s(ua) p(ecunia). Il nomen Aurelius, comunissimo in Cisalpina e in tutto il mondo romano, anche in conseguenza delle Constitutio Antoniana, è documentato tuttavia a Parma in questa sola iscrizione. Il Muratori, ripreso poi dall’Affò, legge invece Aelius, forse già documentato a Parma. Maurellius è cognomen raro, documentato assai sporadicamente in tutta la Cisalpina. È testimoniato poi nella forma Maurellus, cristiana.
FONTI E BIBL.: M.G. Arrigoni, Parmenses, 1986, 56.

AUSTRIA, vedi ABSBURGO

AVANZI BARTOLOMEO
Parma 1487
Maiolicaro. Operò in Parma nell’anno 1487.
FONTI E BIBL.: G. Campori in Vanzolini G., Istorie delle fabbriche di maioliche metaurensi, Pesaro, 1879, vol. II, 225; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, 268; Minghetti, Ceramisti, 1939, 39.

AVANZI CESARE
Parma prima metà del XVII secolo
Tagliapietre operante nella prima metà del XVII secolo.
FONTI E BIBL.: E. Scarabelli Zunti, Documenti. e Memorie di Belle Arti parmigiane, V, 38.

AVANZI FAUSTO
Salsomaggiore dicembre 1905-Salsomaggiore Terme 23 gennaio 1987
Pittore, protagonista di primo piano negli affreschi che hanno fatto la storia del liberty salsese. Collaborò strettamente con Galileo Chini, del quale fu allievo e primo discepolo fin da quando aveva dodici anni, nel dipingere il salone delle feste e le scalinate delle Terme Berzieri, le decorazioni della Taverna Rossa del Palazzo dei congressi e il salone Moresco. Poi, dopo la seconda guerra mondiale, di sua iniziativa, restaurò le parti del Moresco, danneggiato dal conflitto. Da allora rimase legato da profonda amicizia con il celebre pittore fiorentino, con il quale continuò a corrispondere per lettera. L’Avanzi fu anche apprezzato autore di quadri, che rimangono una pagina importante dell’arte pittorica salsese, per la loro delicatezza descrittiva di paesaggi collinari e nature morte. Negli ultimi anni di vita si dedicò al recupero degli affreschi del Moresco e della Taverna Rossa, che negli anni Cinquanta erano stati ricoperti da una abbondante mano di calce, e i suoi consigli per ridare l’antico splendore ai dipinti risultarono preziosi.
FONTI E BIBL.: Gazzetta di Parma 24 gennaio 1987, 18.

AVANZI GIOVANNI
Soarza 6 gennaio 1812-Spigarolo di Busseto 17 aprile 1896
Compì gli studi a Borgo San Donnino nel Seminario diocesano. Ordinato sacerdote dal vescovo Luigi Sanvitale il 20 settembre 1834, iniziò il sacro ministero nel 1841 a Busseto. Nel 1844 passò nella parrocchia di San Giuliano Piacentino in qualità di cap pellano dell’Oratorio della Madonna delle Spine. Nominato nel gennaio del 1857 parroco di Vidalenzo, attese a quest’ufficio per trentatré anni (dal 28 gennaio 1857 al 9 ottobre 1889) e resse infine per altri sei anni, dal 1890, la parrocchia di Spigarolo. Fu il sacerdote più caro a Giuseppe Verdi, con il quale era entrato in amicizia sin dal tempo in cui era canonico a Busseto e il maestro già s’era affermato con l’Oberto conte di San Bonifacio. Quest’amicizia, che non venne mai meno attraverso le vicende dei tempi, traeva forza dai numerosi punti di contatto tra i due, soprattutto dalla mentalità liberale dell’Avanzi, che trovava grande rispondenza in Verdi. Altra ragione che legò il maestro all’Avanzi fu l’avere egli i genitori a Vidalenzo, dove morirono e furono sepolti, e dei quali l’Avanzi dettò probabilmente le lapidi obituarie. Colto umanista, l’Avanzi fu per molti anni elemosiniere del grande musicista, di cui fu spesso ospite nella villa di Sant’Agata, e suo consigliere. È tradizione, infatti, che egli avesse tradotto e commentato con il maestro le parole della Messa di Requiem, del cui testo in prosa fu autore il milanese Claudio Borri, e che avesse collaborato con lui nella composizione di brani musicali a carattere sacro.
FONTI E BIBL.: D. Soresina, Enciclopedia diocesana fidentina, 1961, 32; P. Panni, in Gazzetta di Parma 20 aprile 1996, 20; A. Aimi-A. Leandri, Giuseppe Verdi, 1998, 217-220.

AVANZI SEVERINO
1835-Parma 14 gennaio 1901
Fu impegnato in Basilicata negli anni 1860-1862 contro le bande di briganti, segnalandosi per costanza e disinteresse nell’adempimento dei suoi doveri di soldato. Fu poi donzello capo del Municipio di Parma.
FONTI E BIBL.: Annunzio necrologico, in Gazzetta di Parma 12 gennaio 1901, 11; G. Sitti, Il Risorgimento Italiano, 1915, 173.

AVANZI ROSSETTI DOMENICO
6 giugno 1781-Parma 9 aprile 1812
Fu tipografo di fama onorata.
FONTI E BIBL.: Epigrafi della Cattedrale, 1988, 199.

AVANZINI BRUNA
Savona 1910-Fidenza 1979
Dopo aver pubblicato, con Angela Maria Aimi, Donne di Parma: arte, grazia, bellezze di ieri e di oggi (Parma, Fresching, 1951), divenne famosa con il romanzo La Parmigiana (Milano, Longanesi, 1962), dal quale venne anche tratto l’omonimo film di successo, diretto da Antonio Pietrangeli nel 1963, con Catherine Spaak, Nino Manfredi, Lando Buzzanca e un gruppo di attori parmigiani, tra i quali Francesco Barilli e Pupa Ghisolfi. L’Avanzini scrisse racconti per Annabella e Marie-Claire. Pubblicò da Longanesi il secondo romanzo, La Venere e il Begriffo, che però non riscosse il successo del primo. Quando morì, per attacco cardiaco, aveva in preparazione un terzo romanzo, dal titolo provvisorio Lo scandalo per bene.
FONTI E BIBL.: G. Pighini, Storia di Parma, 1965, 195; F. e T. Marcheselli, Dizionario Parmigiani, 1997, 244.

AVANZINI BRUNO
Parma 1915-Africa Settentrionale novembre/dicembre 1940
Figlio di Ettore. Aviere Armiere, fu decorato con la medaglia d’argento al valor militare, con la seguente motivazione: Abile e valoroso aviere, partecipava volontariamente a rischiose missioni belliche. Durante un’azione su forze corazzate nemiche, con l’apparecchio attaccato e ripetutamente colpito da un velocissimo caccia nemico, benché gravemente ferito, persisteva nel combattimento, calmo, sereno, sprezzante d’ogni pericolo, riuscendo in tal modo ad impedire altri tentativi di attacco. Tale suo comportamento consentiva al capo equipaggio di riportare nelle proprie linee il velivolo gravemente colpito. Ai compagni di volo che tentavano di portargli soccorso, nonostante le sue sofferenze, esprimeva la gioia per il dovere compiuto e conscio della sua imminente fine, incitava a curare il salvamento dell’apparecchio e di due feriti. Esempio luminoso di amor patrio, di sentimento del dovere spinto sino all’estremo sacrificio (Cielo dell’Africa Settentrionale, novembre-dicembre 1940).
FONTI E BIBL.: Bollettino Ufficiale 1942, Dispensa 29a, 1416; Decorati al valore, 1964, 74.

AVANZINI FEDELE
Parma-post 1792
Nel 1770 era allievo della Reale Scuola di Ballo di Parma, dove percepiva una borsa di studio. Dal 1776 lo si trova attivo quasi ininterrottamente in tutti gli spettacoli che si tennero al Teatro Ducale fino al 1792. Nel 1779 dal libretto risulta tra i ballerini che dettero uno spettacolo in occasione della fiera di Colorno. Era retribuito con 10 zecchini a stagione (Archivio di Stato di Parma, Spettacoli e Teatro borbonici, b. 5).
FONTI E BIBL.: G.N. Vetro, Dizionario, 1998.

AVANZINI FERDINANDO
1923-Parma 19 novembre 1996
Laureato in Lettere all’Università di Pavia, l’Avanzini entrò alle Terme di Salsomaggiore nell’immediato dopoguerra, dopo aver insegnato per un breve periodo. Sostituì Ettore Cosenza come responsabile dell’Ufficio propaganda, curando già dai primi tempi il giornale dell’azienda. Si dimostrò subito un vero esperto del settore delle pubbliche relazioni e cercò sempre di propagandare il nome di Salsomaggiore, soprattutto tra i divi del cinema e della lirica. Ma la vera passione dell’Avanzini fu la lirica. Nell’ambiente musicale ebbe molte amicizie: da Toti Del Monte a Mirella Freni, fino al maestro Gianandrea Gavazzeni, tutti personaggi che unirono il loro nome a Salsomaggiore anche grazie all’impegno dell’Avanzini. Giornalista pubblicista, oltre ad aver collaborato per vari periodici e quotidiani, tra cui la Gazzetta di Parma, l’Avanzini raccontò Salso nei suoi libri, esordendo con Da piccolo borgo a città termale nel 1965. Tre anni dopo uscì Pomeriggi di Salsomaggiore, il suo testo più diffuso, con cinque edizioni. Il suo ultimo libro è del 1990: una raccolta di storie, aneddoti, ritratti di personaggi che frequentarono le Terme, dal titolo Florilegio di Salsomaggiore. La sua carriera raggiunse l’apice nei primi anni Settanta con la nomina a direttore generale delle Terme. Ma le pubbliche relazioni furono il suo grande interesse, e, nonostante l’importante incarico amministrativo, continuò ad occuparsi del settore. Alla metà degli anni Ottanta lasciò le Terme e divenne pensionato, ma continuò sempre a mantenere un ruolo attivo nella vita sociale e culturale della città: ripropose il periodico Salsocronache, del quale era stato l’ideatore, fondò l’Associazione amici di Salso e Tabiano, grazie alla quale organizzò varie manifestazioni culturali, e collaborò gratuitamente con l’Azienda di cura, diventando direttore responsabile del Carnet dell’ospite. L’Avanzini fu impegnato anche in politica nelle file della Democrazia Cristiana: consigliere comunale fin dal dopoguerra, fece parte dell’opposizione per tutto il periodo delle giunte social-comuniste. Con l’avvento del centro sinistra, l’Avanzini entrò a far parte dell’Amministrazione cittadina come vicesindaco. Questa esperienza durò fino alla metà degli anni Settanta, poi non ripropose più la sua candidatura. Dopo la scissione del partito, aderì ai Cristiano Democratici Uniti.
FONTI E BIBL.: Gazzetta di Parma 11 novembre 1996, 29.

AVANZINI FRANCESCO
Parma 1604
Sacerdote, fu maestro dei paggi ducali di Parma e Vicedirettore del Collegio dei Nobili di Parma (1604).
FONTI E BIBL.: F. da Mareto, Indici, 1967, 70.

AVANZINI GIUSEPPE
Parma 1831
Durante i moti del 1831 a Parma fu disarmatore di diversi posti di truppa. Fu indagato, con la seguente motivazione: Non è ben conosciuto od almeno non è considerato tra i pericolosi: visita e sorveglianza.
FONTI E BIBL.: O. Masnovo, Patrioti del 1831, in Archivio Storico per le Province Parmensi, 1936, 137.

AVANZINI ISAIA
Parma 18 novembre 1904-Parma 16 febbraio 1969
Rimase, ancora giovanissimo, orfano di padre, e fu la madre a indirizzarlo allo studio della musica verso cui era particolarmente predisposto. Si iscrisse così alla classe di viola del Conservatorio di Parma e si diplomò successivamente in pianoforte a Genova e in canto a Pesaro (1941). Finissimo accompagnatore di cantanti, uno dei suoi primi concerti fu in occasione della solenne inaugurazione delle Terme Berzieri di Salsomaggiore con il soprano Tedeschi. In questa veste fu per varie stagioni maestro sostituto al Teatro Regio di Parma, dove prestò anche la sua opera di collaboratore nella direzione del coro con il maestro Eraclio Gerbella. In quegli anni l’Avanzini diresse anche la Corale Rossini. Durante il servizio militare tenne diversi concerti nella corte estiva a Sant’Anna di Valdieri. Dopo un concerto davanti alla famiglia reale, in cui accompagnò il tenore Luigi Palmieri, la regina Elena gli donò un portasigarette in argento massiccio sormontato dal suo monogramma in smalto. Come pianista, l’Avanzini collaborò con i maggiori cantanti: con il tenore Fiorello Giraud (che poi divenne docente di canto nel Conservatorio di Parma), con Beniamino Gigli, Carmen Melis, Margherita Carosio, fino a quello storico concerto al Teatro Regio di Parma nel 1947 con Renata Tebaldi, Lina Pagliughi, Otello Bersellini e Renato Giavarini. Da pianista collaboratore l’Avanzini si trasformò poi in maestro di canto (1948), e in questa professione trovò l’appagamento anche di un altro desiderio: quello di restare nella città natale. Per questo intimo legame, rinunciò a recarsi, tra l’altro, a New York, dove lo avevano invitato come docente. Tra i suoi allievi, si ricordano: Mariella Adani, Adriana Anelli, Virginio Assandri, Azuma Atsuko, Anna Balboni, Fernando Bandera, Onesta Cavalca, Achille Cornini, Salvatore D’Amico, Desdemona Malvisi, Maurizio Mazzieri, Orazio Mori, Salvatore Puma, Aldo Protti, Amelia Vecchi e Ebe Zeppieri.
FONTI E BIBL.: Gazzetta di Parma 16 febbraio 1989.

AVANZINI NANDO, vedi AVANZINI FERDINANDO

AVANZINI NATALE
Noceto 30 dicembre 1870-Noceto 25 settembre 1918
Nacque da Pio e Clementina Buia. Medico condotto di Noceto, fu fervente dannunziano e interventista. Con il grado di capitano medico promosse e diresse l’ospedale militare di riserva di Noceto, sistemato al piano rialzato della scuola elementare. La sua iniziativa trovò rispondenza nella civica amministrazione, retta da Emilio Tagliavini, e nella popolazione che offerse con generoso altruismo biancheria e prestazioni volontarie di assistenza agli infermi. I letti e i materassi furono acquistati con i proventi di una fiera di beneficenza. L’Avanzini morì in seguito a malattia contratta in servizio.
FONTI E BIBL.: G. Rossetti, Noceto e la sua gente, 1977, 282-283.

AVANZINO GIOVANNI FRANCESCO
Parma 1582/1583
Libraio del quale si conoscono solo due edizioni, entrambe stampate dagli eredi di Seth Viotti, dalle quali si ricavano le poche notizie qui enunciate. Nella Parma del XVI secolo il mondo editoriale fu dominio esclusivo dei Viotti, una dinastia di librai ed editori giunti alla terza generazione di stampatori che, a quanto pare, accettavano di stampare libri e opuscoli anche per conto terzi. Tra i committenti dell’attivita tipografica comparvero anche finanziatori privati, tra i quali l’Avanzino e Lorenzo Bedodo (1594). Le due sole edizioni individuate che si riferiscono all’Avanzino sono La Martia di Selvaggio Selvaggi, una commedia pastorale fatta stampare nel 1582 e dedicata a monsignor Ottavio Casali (Biblioteca Palatina di Parma) e un prontuario riguardante i giorni di apertura degli uffici della città di Parma, edito nel 1583 (Archivio di Stato di Parma), intitolato Dies utiles et feriati. Secundum morem, & stilum Palatij Parmen., in utroque foro Ecclesiastico s. & Seculari pro duobus annis videlicet. M.D.LXXXIII. et M.D.LXXXIV. Novissime correcti, et in lucem editi. È riportato solo il calendario del 1584 e l’esemplare (7 carte numerate) sembra quindi scompleto. Nell’opera del Selvaggi si trovano due diverse marche tipografiche dei Viotti, una nel colophon e l’altra nel frontespizio, incorniciato a fregi mobili. Nel frontespizio del Dies utiles et feriati compare una xilografia (730x760 mm) di forma circolare raffigurante lo scudo crociato del Comune di Parma. L’iniziale figura N campeggia nella pagina in cui sono spiegate le abbreviazioni usate nel testo.
FONTI E BIBL.: L. Pelizzoni, in Dizionario tipografi editori italiani, 1997, 51; Enciclopedia di Parma, 1998, 95.

AVETTA CARLO
Torino 13 marzo 1861-Torino 10 marzo 1941
Compì gli studi universitari a Roma, e vi fu poi assunto come assistente del professor Pirotta nell’Istituto Botanico. Qui rimase fino alla sua chiamata alla cattedra di botanica dell’Università di Parma (1893), dove insegnò fino al suo collocamento a riposo per limiti di età (1935). Fu preside della Facoltà di Scienze (1903-1906), direttore dell’Orto Botanico dal 1893 e della Scuola di Farmacia (1924-1925) Si ritirò poi a Torino. Il Lanzoni, che fu per molti anni collaboratore dell’Avetta nell’Istituto parmense, lo ricorda quale docente scrupoloso, che non si limitava alle sole lezioni teoriche ma utilizzava con consapevolezza didattica già moderna, il laboratorio e altre attività collaterali molto importanti per la preparazione e la formazione degli studenti in quella materia. La sua produzione scientifica fu diretta in campi diversi, di cui il primo in ordine di tempo fu la micologia: infatti esordì nel 1885 con un lavoro sui funghi e in generale sulle crittogame della provincia di Parma. Un altro gruppo di lavori riguarda la floristica e la sistematica dello Scioa (Africa), la cui flora era allora (1890) quasi sconosciuta. In queste ultime ricerche descrisse tre specie nuove che rimangono legate al suo nome: una leguminosa, l’Eriosema scioarum Avetta, e due composite Wemeria antinorii Avetta, e Vernomia antinoriana Avetta. Esse furono raccolte dall’esploratore marchese Orazio Antinori, direttore della Società Geografica Italiana a Let-Maretià, nello Scioa. Un terzo gruppo di pubblicazioni, le più importanti dell’Avetta, nelle quali ebbe modo di manifestare qualità di fine ricercatore, riguardano l’anatomia e la citologia. Particolarmente esaurienti sono le osservazioni sulle anomalie di struttura delle radici delle Dicotiledoni. Altri lavori si riferiscono a particolari citologici, altri ancora danno notizia sulle piante medicinali della provincia di Parma, su alcune specie interessanti di questa regione e sulla mirmecofilia nel regno vegetale. Continuò anche l’opera del Passerini percorrendo l’Appennino parmense: a lui si deve la prima segnalazione di una carnivora non comune in quelle zone, la Drosera rotundifolia, trovata nelle torbiere del Monte Molinatico, e di Lilium Martagon, sul Monte Molinatico e sul Monte Pelpi. Il nome dell’Avetta è però meglio noto per le quattro successive traduzioni del Trattato di botanica di E. Strasburger e collaboratori, il quale, periodicamente rielaborato (sedici edizioni fino al 1928), ebbe larga diffusione in Germania. Eguale successo arrise in Italia all’opera dell’Avetta, che si distingue, oltre che per la fedeltà d’interpretazione del testo originale, per l’eleganza dello stile, sicché non sembra affatto una traduzione dal tedesco. Le traduzioni dell’Avetta colmarono una grave lacuna nella letteratura scientifica italiana, poiché mancava in Italia un trattato di botanica ad uso delle università (una precedente traduzione, benché buona, del trattato di J. Wiesner non ebbe fortuna). Altri pregi del’opera in esame sono l’aggiunta di numerose note originali, che chiariscono e completano egregiamente la trattazione tedesca, e l’aver messo in luce, ogni volta che il testo ne offriva la possibilità, il contributo prezioso di studi e di idee che l’Italia ha portato al progresso della botanica, contributo spesso ignorato e misconosciuto all’estero. In fine all’opera l’Avetta aggiunse alla bibliografia originale varie centinaia di dati bibliografici dei botanici italiani. Dopo il 1918 l’Avetta partecipò attivamente alla valorizzazione della flora medicinale spontanea d’Italia: l’opera compiuta da lui e da alcuni volenterosi collaboratori nella provincia di Parma sboccò poi in quel corso parauniversitario di addestramento all’esercizio dell’erboristeria, che, limitato per un decennio a Parma, venne con la legge Acerbo del 1931 esteso a tutte le università quale corso obbligatorio per il conseguimento del diploma di erborista. L’Avetta inoltre si adoperò molto per la valorizzazione delle specie medicinali spontanee in Italia e per la naturalizzazione delle piante medicinali esotiche. Costituì nell’Orto Botanico di Parma un’aiuola sperimentale di piante officinali e ottenne anche di impiantare, intorno al 1920, nel Parco Ducale di Parma, presso il Palazzetto di Eucherio Sanvitale, un campo officinale, ricco di esemplari di specie spontanee del parmigiano, corredate di targhette metalliche con i nomi scientifici e volgari e il luogo d’origine di tali piante. Fu un sistema efficace di propaganda, alla portata di tutti, per fare conoscere quanto la flora spontanea potesse offrire alla terapia medica e all’industria farmaceutica. L’Avetta fu anche collaboratore per la morfologia vegetale dell’Enciclopedia Italiana e condirettore dell’Enciclopedia Vallardi. A lui va anche il merito di avere arricchito l’Istituto di Botanica di Parma con le collezioni del Passerini (libri ed erbari), acquisite, su sua sollecitazione, dallo Stato. Per l’estrema diligenza posta in tutti i suoi compiti e nelle sue ricerche scientifiche, per l’elevato senso di responsabilità dimostrato nella sua carriera d’insegnante, nonché per le sue doti umane, l’Avetta lasciò tra gli amici, i discepoli e quanti lo conobbero un reverente ricordo della sua personalità di studioso e di uomo. Dell’Avetta si ricordano le seguenti opere: Contribuzione allo studio della Micologia romana, in Annuario dell’Istituto botanico di Roma, I (1885),  161-181, con 1 tav.; Ricerche anatomiche ed istogeniche sugli organi vegetativi della Pueraria Thumbergiana Benth. in Annuario dell’Istituto Botanico di Roma, 201-222, con 3 tavv.; Contribuzione allo studio delle anomalie di struttura nelle radici delle Dicotiledoni, in Annuario dell’Istituto Botanico di Roma, III (1888), 91-107, con 2 tavv.; Ricerche anatomo-istologiche sul fusto e sulla radice dell’Atraphaxis spinosa L., in Annuario dell’Istituto Botanico di Roma, 141-147, con 1 tav.; Contribuzione all’anatomia ed istologia della radice e del fusto dell’Antigonon leptotus Hook., in Annuario dell’Istituto Botanico di Roma, 148-156, con 2 tavv.; Sui cistoliti delle foglie di alcune Caccinia, in Annuario dell’Istituto Botanico di Roma, V (1894), 181-185; Aggiunte alla Flora Parmense, in Malpighia VIII 1894, 302; Trattato di Botanica ad uso delle Università, dei proff. E. Strasburger (trad. dal tedesco), Milano, 1896, XVI-680 e 594 figg.; 2a ediz., 1913, XXIV-936 e 780 figg.; 3a ediz., 1921, XX-572 e 292 figg.; 4a ediz., 1928-1929, XVIII-1140 e 844 figg.; Flora crittogamica della provincia di Parma. Prima contribuzione, in Malpighia XI 1897, 181-197; Aggiunte alla Flora Parmense, in Malpighia XI 1897, 209-224; Osservazioni sulla Puccinia Loikajana Thuem, in Malpighia XI 1897, 236-240; Materiali per la flora dello Scioa, in Annuario dell’Istituto botanico di Roma VI (1897), 44-66, con 2 tavv. (ristampa di cinque contributi già apparsi in Bullettino della Società botanica italiana, 1889 e 1890); Flora crittogamica della provincia di Parma. Seconda contribuzione, in Malpighia XII 1898, 3-19; Annotazioni alla Flora parmense, in Malpighia XII 1898, 164; Nuova specie di Chara, in Malpighia XII 1898, 229-235; Avanzi vegetali rinvenuti nella terra di palafitte di Parma, in Annali di Botanica VII (1909), 709-712.
FONTI E BIBL.: C. Cappelletti, Carlo Avetta (1861-1941). Notizie necrologiche, in Nuovo Giornale botanico italiano, n. s., XLVIII 1941, 648-651; F. Lanzoni, Carlo Avetta. Cenni necrologici, in Archivio botanico XVII 1941, 70-72, con ritratto; G. Bilancioni, Dizionario di botanica, 1906, 800; F. Rizzi, Professori, 1953, 150; G. Lusina, in Dizionario biografico degli Italiani, IV, 1962, 672-673; Il verde a Parma, 1981, 24-26.

AVOGADRI ALBERTO
Castelgualtieri 16 ottobre 1149 c.-Gerusalemme 14 settembre 1214
Fu canonico regolare in Santa Croce a Mortara. Di questo monastero divenne poi Priore. Designato vescovo di Bobbio (1184), riluttò ad accettare. Resasi frattanto vacante la sede di Vercelli (1185) e non essendo egli ancora consacrato vescovo di Bobbio, fu eletto il 18 aprile Vescovo di Vercelli, dove rimase più di 20 anni. Nel 1192 compose un sinodo per la diocesi di Vercelli. Nel 1199 venne destinato dal papa Innocenzo III a spegnere la fierissima inimicizia tra i Parmigiani e i Piacentini, che era stata suscitata per il possesso di Borgo San Donnino. Noto per la sua saggezza e moderazione, fu scelto arbitro tra papa Clemente III e Federico I Barbarossa, tra comuni e città rivali. Enrico VI lo fece principe dell’Impero e papa Celestino V lo colmò di benefici e privilegi. Infine da papa Innocenzo III fu nominato patriarca latino di Gerusalemme (1205 c.), e qui, per invito del priore Brocardo, redasse la prima regola carmelitana (1207-1209, approvata nel 1226). Rispettato anche dai Saraceni, l’Avogadri fu ucciso a colpi di pugnale durante la processione dell’Esaltazione della Santa Croce d’Acri da un nativo di Clauso nella diocesi di Ivrea ch’egli aveva deposto dalla sua carica per indegnità.
FONTI E BIBL.: A. Bresciani, Vite dei santi, 1815, 17-19; G. Negri, Biografia Universale, 1842, 12; Dizionario Ecclesiastico, I, 1953, 81.

AYLI LORENZO, vedi AILI LORENZO

AZARETO ANTONIO
Parma seconda metà del XVII secolo
Pittore operante nella seconda metà del XVII secolo.
FONTI E BIBL.: E. Scarabelli Zunti, Documenti e Memorie di Belle Arti parmigiane, 12.

AZARI ALBERTO
Parma 1254/1263.
Fu Dottore di Leggi e Avvocato nella Curia Romana dal principio del 1254. Nel Settembre dello stesso anno fu a Napoli con altri cortigiani del Papa, presente a una investitura dei Fieschi (pubblicata dal Muratori). E quattro anni dopo è ricordato in altro documento, con un maestro Jacopino da Parma suo familiare. Nel 1263 fu in Orvieto a servizio di papa Urbano IV. L’Azari fu zio di Antonio Azari, domenicano.
FONTI E BIBL.: Registri d’Innocenzo IV, A.xl, n. 453; Antiquit Ital. Med. Aevi, tomo I, dissert. xx, col. 618; Regist. Cans Alex. IV, 96; Registri di Urbano IV, A. 11I, n. 119; I. Affò, Memorie degli scrittori e letterati, I, 1789, 171.

AZARI ANTONIO
Parma 1243 c.-post 1316
Nipote di Alberto Azari, che gli fece avere un canonicato nel Reggiano, cui poi rinunciò al momento di abbracciare l’Ordine monastico dei frati predicatori. La prima notizia sicura circa questo scrittore domenicano e oratore sacro e circa la sua opera viene fornita da L. Alberti. Parlando dei predicatori, lo presenta insieme con Giovanni da San Gimignano: Video etiam Ioannem Sangeminianensem circa salutis nostrae annum florentem 1313, cum Antonio Azario Parmense loquentem optimo concionatore, Sermones morales super Evangelia portante. L’Alberti aveva allora sott’occhio nella biblioteca del convento di San Domenico di Bologna il codice Incipiunt Sermones dominicales fratris Anthonii de Azaro Parmensis O.P., già elencato in un catalogo della stessa biblioteca e anteriore al 1381: Item sermones de tempore fratris Antonii Parmensis. Detto codice si trova attualmente nella Biblioteca comunale dell’Archiginnasio di Bologna, con la segnatura A. 216. Su queste indicazioni di L. Alberti è possibile fissare la data di nascita dell’Azari verso il 1243, essendo certo che si fece domenicano circa il 1259-1260, e attribuire al medesimo i Sermones in circolazione avanti il 1381. Sconosciuto ai repertori antichi di scrittori domenicani, l’Azari è ricordato, dopo l’Alberti, da vari raccoglitori dalla fine del secolo XVI, i quali però non portano un contributo di chiarezza, confondendo questo primo Azario con altri posteriori e distribuendo a caso le opere. Lo stesso Echard rimprovera ingiustamente all’Alberti di aver creato una prima difficoltà menzionando anche un altro Antonio Azari della prima metà del secolo XV, tra i controversisti, quasi sdoppiando la stessa persona: Nota et Antonium Parmensem virum rarum prudentem solertem, et litteratum. Effettivamente questo secondo Azari è ben distinto dal primo, essendo morto il 31 ottobre 1443, dopo essere stato professore di teologia a Treviso, inquisitore a Vicenza ed eletto provinciale della Lombardia Inferiore nel 1440. Un terzo Antonio da Parma, pure domenicano, fiorì alla fine del secolo XV. Se si tiene conto che nella prima metà dello stesso secolo vissero un Antonio o Ambrogio da Parma, camaldolese, e un domenicano Antonio de Nazario, ci si rende pienamente conto della possibilità di confusione. È certo tuttavia, nonostante il sospetto di Echard, che il de Nazario o meglio Sannazzari, non ebbe nulla a che fare con l’Azari: il Sannazzari era vercellese e non di Parma, e fu provinciale della Lombardia Superiore nel 1399-1403. L’opera oratoria dell’Azari comprende tutto il ciclo liturgico nelle due sezioni del de tempore e de sanctis. Pur non conoscendosi la sua fama di oratore, non certamente conservatasi al pari di quella di altri celebri predicatori dell’epoca, questa opera, specialmente le sue postille de tempore, ebbe un grande successo nel campo omiletico per due secoli. La Postilla Parmensis, come spiegazione del testo evangelico, divenne un termine corrente. La fortuna di questi sermoni, spesso trascritti, elaborati, utilizzati, è dovuta sia alla loro pratica utilità, sia all’essere compilati sulla liturgia romana, e quindi alla portata di mano di ogni sacerdote per le funzioni religiose. Mentre nei sermonari dell’epoca cominciavano già a infiltrarsi le sottili distinzioni scolastiche, certe stranezze di linguaggio o ricercatezze umanistiche, l’Azari fornì del materiale solido, tratto prevalentemente dalla Sacra Scrittura e dalla dottrina teologica e applicabile alla vita pratica. Ma nonostante la grande diffusione manoscritta, l’opera dell’Azari ebbe soltanto due edizioni, quella princeps di Giovanni Koelhoff da Lubecca (Colonia, 1482: Incipit postilla notabilis F. Antonii de Parma super Evangelia dominicalia, quae leguntur per circulum anni) e l’altra curata dai domenicani Giovanni Lancelli e Giovanni Nocart (Parigi, 1515: Antonii Parmensis O.P. Medulla sermonum).
FONTI E BIBL.: L. Alberti, De viris illustribus Ordinis Praedicatorum, Bononiae, 1517, f. 144 v. (Antonio Azario Parmensis), 139 v. (A. Parmensis); A. Senensis, Lusitanus, Bibliotheca Ordinis fraturum Praedicatorum, Parisiis, 1585, 23 (è l’Antonio Parmensis dell’Alberti?), 25 (fondandosi sull’edizione parigina della Medulla del 1515, il Lusitano ritiene che l’autore sia dell’epoca); G.M. Piò, Della nobile et generosa progenie del P.S. Domenico in Italia libri due, Bologna, 1615, 495 s. (dipende dal Lusitano); A. de Altamura, Bibliothecae Dominicanae incrementum, ac prosecutio, Romae, 1677, 95 (a. 1314: Antonio Parmensis, corrispondente all’Azario seniore), 149 (a. 1404: Antonio de Azario: è l’Azario iuniore o semplicemente Parmensis dell’Alberti); A. Rovetta, Bibliotheca chronologica illustrium virorum provinciae Lombariae s. Ord. Praed., Bononiae, 1691, 33 (a. 1303; Antonio Azarius Parmensis; gli si attribuiscono anche frammenti di storie da altri assegnati all’Azari iuniore), 42 (a. 1317: Antonio de Parma è un doppio del precedente), 61 (a. 1403: Antonio de Parma iuniore), 100 (a. 1516); J. Quétif-J. Echard, Scriptores Ordinis Praedicatorum, I, Lutetiae Paris. 1719, 529 b -531 a e II, 1721, 819 a; I. Affò, Memorie degli scrittori e letterati parmigiani, I, Parma, 1789, 267-270; R. Aigrain, in Dict.. d’Hist. et de Géogr. Ecclés., III, cc. 755 s (n° 99), sub voce; G. Meersseman, Le opere di fra Antonio Azaro parmense O.P. nella Biblioteca Nazionale di Monaco di Baviera, in Archivum fratrum Praedicatorum X 1940, 20-47; M.-H. Laurent, Fabio Vigili et les bibliothéques de Bologne au début du XVIe siècle d’après le MS. Barb. Lat. 3185, Città del Vaticano, 1943, 34 (n° 132) e 35 (n° 134), con riferimento, sembra, all’Azari iuniore, 100 (n° 413) e 234 (n° 460) all’Azari seniore; A. D’Amato, Il Patrimonio librario dell’antica Biblioteca, in La Biblioteca di San Domenico in Bologna, Bologna, 1959, 104 nota 42; A.L. Redigonda, in Dizionario biografico degli Italiani, III, 1961, 537.

AZARI ANTONIO
Parma ante 1403-Ferrara 31 ottobre 1443
Frate domenicano. Cominciò a distinguersi all’inizio del secolo XV sotto papa Bonifacio IX (come indicano il da Erba e il Pico). Resosi poi famoso, ebbe cattedra pubblica di Teologia nell’Università di Treviso l’anno 1425. Sostenuta nel 1433 la carica d’Inquisitore in Vicenza, fu eletto Provinciale del suo Ordine in Treviso l’anno 1440. Trasferitosi a Ferrara, fu aggregato in quel Collegio Teologico. In un antico Necrologio del Convento di Sant’Agostino di Padova si legge: F. Antonius Azarius de Parma 1433 Inquisitor Vicentinus; 1440 Tarvisii electus Provincialis. Die 31 Octobris an. 1443 obiit Ferrariae in eodem officio. In un altro necrologio si trova scritto: 1443 trigesima prima Octobris Anniversarium b. m. Fratris Antonii de Parma Sacre Theologie Professori, ac Prioris Provincialis Provincie Sancti Dominici Ordinis Praedicatorum, qui fuit Pater singularis Conventus Paduani. Obiit Ferrarie. Fu forse autore di alcuni sermoni. Se ciò fosse vero, potrebbero appartenergli quelli citati dal Tommasino, esistenti in un codice degli Eremitani di Padova, il cui principio è Adventus Salvatoris ab antiquis fuit praenunciatus. Ma è solo un’ipotesi. Secondo il Pico questi sermoni erano conservati nel Convento di Forlì. Questo autore aggiunge che l’Azari fu tra i più famosi predicatori del suo tempo, e che raccolse diversi frammenti di cronache.
FONTI E BIBL.: R. Pico, Appendice, 1642, 66; Affò, Memorie degli scrittori e letterati, II, 1789, 162-163.

AZARIO ANTONIO, vedi AZARI ANTONIO

AZI FELICE, vedi AZZI FELICE

AZONE, vedi AZZONE

AZZALI ANTONIO
Casalbaroncolo gennaio/aprile 1776-Parma 18 aprile 1820
Tenne con molto vanto per oltre venti anni la Cattedra di Anatomia e poi quella di Fisiologia nella Università di Parma. Ottenne inoltre per concorso quella di Clinica medica nel gennaio precedente la sua morte. L’abate Tonani nella sua epigrafe lo disse Philofopho Medico Experientissimo. E difatti godette immenso credito. Scrisse l’elogio del suo maestro, il celebre Pietro Rubini.
FONTI E BIBL.: Gazzetta di Parma 22 aprile 1820, 1; A. Pezzana, Memorie degli scrittori e letterati, IV, 1833, 634; G.B. Janelli, Dizionario biografico dei Parmigiani, 1877, 485.

AZZALI GIUSEPPE
Parma 1892-1969
Fu esperto idraulico.
FONTI E BIBL.: Gazzetta di Parma 6 febbraio 1969; F. da Mareto, Bibliografia, II, 1974, 68.

AZZALI GIUSEPPINA, vedi ROMITI GIUSEPPINA

AZZALI LIONELLO
San Secondo Parmense ante 1897-post 1915
Fu decorato con una medaglia d’argento al valor militare, con la seguente motivazione: Facendo parte di una squadra di tagliafili continuava ad avanzare benché ferito e tentava il taglio dei reticolati, sotto il tiro nemico, ripiegando soltanto dopo essere stato ferito una seconda volta ed in seguito ad ordine del proprio ufficiale.
FONTI E BIBL.: Aurea Parma 3/4 1915, 196.

AZZALI MARIA, vedi GAJANI MARIA

AZZALLI GIUSEPPE
Parma 1782
Comico, recitò nel carattere d’innamorato con non poca abilità. Fu nella Compagnia di Pietro Rossi, poi passò in quella della Battaglia, e in altre. Nel 1782 recitò a Napoli tra i Comici Lombardi, facendosi onore, grazie alla attenta e indefessa applicazione.
FONTI E BIBL.: F. Bartoli, Notizie de’ comici, 1782, 66; Aurea Parma 1 1939, 27.

AZZI AMEDEO
Roccabianca 25 settembre 1900-maggio 1968
Figlio di Tranquillo e di Caterina Borsi. Entrò giovanissimo negli uffici della cooperativa di Fontanelle come impiegato. Dopo essere stato segretario della Federazione giovanile socialista nel 1919 e dopo un’esperienza nelle guardie rosse, divenne segretario della Federazione contadini aderente alla Camera del lavoro Unitaria, indi dirigente sindacale nella Federazione edilizia che faceva capo alla Camera confederale del lavoro di Brescia. Durante le aggressioni fasciste del 1921-1922, l’Azzi fu a Fontanelle per difendere il patrimonio delle organizzazioni. Emigrato in Francia nel febbraio 1923, si stabilì prima a Viroflay, nella banlieu parigina, poi a Moissac nell’Alta Garonna, dove venne assunto dall’Unione delle cooperative come capo cantiere a Issy-les-Moulineaux. Fece parte della seconda generazione dei riformisti cooperatori, quella che, pur continuando a identificarsi nei pionieri Prampolini, Salsi e Faraboli, fu profondamente segnata dagli eventi del dopoguerra: il socialismo sovietico, il fascismo, l’autodifesa proletaria e l’esilio. Tutto ciò rese l’Azzi particolarmente attento alle vicende politiche e lo portò a concepire, in quella determinata situazione, l’istituzione cooperativistica anche come mezzo per finanziare la lotta antifascista, concezione che ebbe il suo momento più alto e drammatico durante la guerra di Spagna. Ma già durante i primi anni Trenta anche tra i Tolosani si consolidò sempre più l’idea che il fascismo non sarebbe passato da solo e che la soluzione rivoluzionaria fosse l’unico modo per abbaterlo. La cooperazione come laboratorio della società socialista lasciò temporaneamente il posto alla cooperazione come sostegno all’azione politica e alla lotta antifascista. Numerosi documenti e testimonianze indicano la cooperativa L’Emancipation (della quale l’Azzi era direttore) come finanziatrice del movimento di Giustizia e Libertà e dei gruppi socialisti combattenti nella guerra civile spagnola. Il ruolo e il prestigio dell’Azzi aumentarono considerevolmente all’interno della federazione, che si schierò su posizioni sempre più rivoluzionarie e gielliste. L’Azzi auspicò già nel 1931 l’inizio di una intensa propaganda diretta a far crescere una ribellione generale, abbattere il fascismo con la forza e la violenza. A questo scopo, in una visione che una spia fascista non esitò a definire di un antifascismo violento e terroristico, egli costituì addirittura un fondo per l’entrata in Roma, finanziato dalla cooperativa e da lui direttamente. Con la guerra di Spagna la federazione riprese vigore e aumentò il numero di iscritti che fornirono non solo denaro e solidarietà alla causa repubblicana ma anche combattenti per le Brigate Internazionali Garibaldi. Fin dai primi mesi venne creato, con una prima donazione di trecento franchi da parte del Comitato di assistenza ai combattenti italiani in Spagna di Tolosa, un fondo che doveva tra l’altro acquistare i libri per la biblioteca del battaglione Garibaldi. Tra i combattenti (presenti anche alcuni parmensi) della federazione tolosana figuravano tra gli altri Antonio Posso, Pietro Zazzali, Valentino Battislutta, Lanzi, Giuseppe Brunetto, Tampieri, Filipazzi, Bonazzi, Fantinelli, Roversi e Germinelli. Ma anche in Spagna fu la figura dell’Azzi a spiccare per rilevanza e prestigio. Nel Battaglione Garibaldi, fin dalla sua costituzione, ebbe la funzione di commissario politico a fianco di Antonio Ravasio. Ottenne un encomio solenne per il suo comportamento alla battaglia di Pozuelo de Alarcon, nel dicembre 1936. Ferito ad Arganda nel febbraio 1937, nel marzo dovette fare ritorno in Francia per esservi curato. L’ultimo atto dell’avventura cooperativistica in esilio rappresentò il momento più triste e insieme il più eroico. Già alla fine del 1938 delle cooperative non vi era più traccia. L’esperienza che aveva consentito ai socialisti di raccogliere in Francia speranze, lavoro e consenso politico, giunse alla sua conclusione. La fine del front populaire, le scarse possibilità di aprire nuovi cantieri, il grande sforzo profuso durante la guerra civile spagnola avevano di nuovo arrestato l’organizzazione cooperativa. Come Faraboli, numerosi altri esiliati decisero di rimanere comunque in Francia: Enrico Bertoluzzi tornò in Italia a guerra finita, continuando però a risiedere a Nizza, Paolo Bertoluzzi acquistò una proprietà a Montastruc (Haute Garonne) e si naturalizzò francese durante gli anni Trenta, suo cugino Antonio, divenne cittadino francese nel dicembre 1941, di Demetrio Pelloni si perdono le tracce a Tolosa nell’autunno del 1942. L’Azzi, sposatosi a Moissac con Jeanne Forene nel giugno 1938, si trasferì poi a Parigi dove aprì un caffè e si dedicò al commercio di carbone. Dopo l’occupazione nazista della Francia, non smentì la propria storia e militò in un gruppo della Resistenza francese, l’O. Leazy. Ritornò a Roccabianca dopo la guerra ma solo per un breve soggiorno. Morì in un incidente d’auto.
FONTI E BIBL.: L. Arbizzani, Antifascisti in Spagna, 1980, 26; Cent’anni di solidarietà, 1986, 140-144; A. Lopez, Battaglione Garibaldi, 1990, 8.

AZZI ANDREA
Parma 1268
Carlo d’Angiò inviò a Parma nel 1268 l’Azzi, Capitano del popolo, perché insieme a Corrado Montemagno da Pistoia, tenesse testa al partito in favore di Corradino di Svevia.
FONTI E BIBL.: G.B. Janelli, Dizionario biografico dei Parmigiani, 1877, 485.

AZZI ANGELO
-Parma 1798
Sacerdote e Consorziale, fu lodato per il molto ingegno e pietà.
FONTI E BIBL.: G.B. Janelli, Dizionario biografico dei Parmigiani, 1877, 487.

AZZI ANTONIO
Parma XV secolo
Zio di Troilo, fu Luogotenente del Referendario di Parma nel XV secolo.
FONTI E BIBL.: G.B. Janelli, Dizionario biografico dei Parmigiani, 1877, 486.

AZZI ANTONIO, vedi anche AZARI ANTONIO

AZZI CLEMENTINA, vedi DEL SOLDATO CLEMENTINA

AZZI ELIONARDO
Parma 1609
Fu qualificato per valoroso combattente
FONTI E BIBL.: G.B. Janelli, Dizionario biografico dei Parmigiani, 1877, 486.

AZZI EVANGELISTA
Parma 3 gennaio 1793-1848
Figlio di Giacomo. Dal 9 dicembre 1812 fu velite in servizio in Francia, nel 1813 fu promosso sergente, e il 16 aprile 1815 sottotenente. Dimissionatosi volontariamente dal Governo Francese, il 16 maggio 1815 fu sottotenente del Reggimento Maria Luigia di Parma. Fece le campagne del 1814 in Italia e del 1815 in Francia. Durante i moti del 1831 a Parma fu indagato e sottoposto a sorveglianza, con la seguente motivazione: Sotto tenente. Costui fu in distaccamento a Berceto: fece colà arrestare dai Dragoni certo Tomaso Maj, il giorno 9 marzo, come sospetto spione del partito della legittimità. Proruppe colà in escandescenza contro la persona della sua sovrana alla presenza ben anche di quell’Ispettore di Finanza. Per disposizione sovrana del 7 luglio 1831 fu rilegato in Guastalla sotto la vigilanza della Polizia. Per sovrano rescritto poi ha ottenuto di ritornare a Parma conducendosi regolarmente. Visita e sorveglianza. Professore di Topografia, l’Azzi fu insignito delle medaglie di Lucca e di Napoli. Tra le sue opere sono meritatamente ricordate i due Emisferi, la Carta Topografica dell’Europa e quella dei Ducati Parmensi.
FONTI E BIBL.: Archivio di Stato di Parma, Matricola Ufficiali 1814 - 1825 n. 134; Matricola Ufficiali 1814, n. 131; Matricola Ufficiali Reggimento Maria Luigia n. 57; Molossi; Scarabelli; E. Loevison, Ufficiali, 1930, 13.; G.B. Janelli, Dizionario biografico dei Parmigiani, 1877, 487; A. Del Prato, L’anno 1831, 1919, XV; Masnovo, La Missione a Parma di G. Pagani, in Archivio Storico per le Province Parmensi 1933, 147; O. Masnovo, Patrioti del 1831, in Archivio Storico per le Province Parmensi 1935, 138.

AZZI FAUSTINA
Parma seconda metà del XVII secolo
Sorella di Francesco Maria, fu celebre poetessa. Fece parte dell’Accademia Arcadica e di quella dei Forzati d’Arezzo. Lasciò vari lavori ed ebbe grande encomio per il suo Serto Poetico dedicato a Beatrice di Baviera granduchessa di Toscana
FONTI E BIBL.: G.B. Janelli, Dizionario biografico dei Parmigiani, 1877, 486.

AZZI FELICE
Parma 1671-21 aprile 1745
Nacque da Felice e Diana. Giunto all’età di 17 anni, vestì l’abito dei Minori Osservanti Riformati (1688) e, completati gli studi, si applicò alla predicazione. Dapprima seguì l’eloquenza tipica del secolo in cui nacque, ma in seguito, come scrive nella prefazione anteposta al suo Quaresimale, rifece del tutto le sue prediche, e condannò i suoi primi componimenti all’oblio. Con universale plauso fu ascoltato dai maggiori pulpiti d’Italia: Egli per lo spazio di 40 anni ha predicato ne’ corsi quaresimali sui pulpiti più ragguardevoli d’Italia, come nel Duomo di Genova, in quello di Ravenna, due volte nel Giardino di Milano, in S. Gennaro di Napoli, in Arezzo di Toscana, in Mantova, in S. Petronio di Bologna, nella Steccata di Parma, e in altri simili luoghi, ne’ quali tutti ha lasciato assai celebre il suo nome (Mazzuchelli). Probabilmente predicò anche nella Cattedrale di Parma. Il pontefice Clemente XII lo nominò Padre di Provincia. L’Azzi giovò moltissimo al Convento di Parma ove, essendo stato più volte costituito Guardiano, molto operò perché fosse ridotto a perfezione e bellezza, e inoltre lo arricchì di una biblioteca. L’Azzi fu ascritto alle Accademie degli Offuscati di Cesena, e dei Concordi, probabilmente di Ravenna. Ciò si ricava dal frontespizio del suo discorso accademico La Castità ne’ cimenti, recitato l’anno 1717 in San Sebastiano di Ravenna, ove predicò la Quaresima di quell’anno con grandissimo plauso. Anche in Cesena ebbe grandi encomi per il suo panegirico La destra di Dio.
FONTI E BIBL.: A. Pezzana, Memorie degli scrittori e letterati parmigiani, IV, 1844, 55-56.

AZZI FRANCESCO MARIA
Parma 1690
Fratello di Girolamo, si distinse per ingegno. Fu Cavaliere di Santo Stefano di Toscana nel 1690.
FONTI E BIBL.: G.B. Janelli, Dizionario biografico dei Parmigiani, 1877, 486.

AZZI GIOVANNI
Parma 1441/1450
Calligrafo attivo nel Parmense nella prima metà del XV secolo. Fu arciprete di San Prospero di Collecchio nel 1441, nel 1443 possessore dell’Ospedale di San Niccolò del Ponte a Fornovo e nel 1444 priore di Sant’Ermanno presso Parma. L’Azzi è ricordato in diversi rogiti notarili: 3 gennaio 1441, Sacerdote don Giovanni de Penciis, seu de Aciis Arciprete della Pieve di San Prospero di Collecchio (Rogito di Gherardo Mastagi, Archivio Notarile, Parma); 21 gennaio 1441, Don Giovanni de Aciis Arciprete della Pieve di San Prospero di Collecchio coadiuvato dal sacerdote don Giovanni Bertani beneficato in detta Chiesa (Rogito di Gherardo Mastagi, Archivio Notarile, Parma); 10 luglio 1443, Rinuncia fatta da Bernardo Carissimi della casa ed Ospedale di S. Niccolò del Ponte di Fornovo a don Giovanni de Aciis. Don Giovanni a sua volta il giorno 9 Agosto dello stesso anno trasmette il possesso di detto Ospedale a favore di Giorgio Carissimi figlio al ricordato Bernardo. Trasmissione accettata e consentita dal Vicario del Vescovo don Luca Pisani nel 17 dicembre. Don Giovanni de Aciis era Priore di Sant’Ermanno nella Diocesi di Parma (Rogito di Gherardo Mastagi, Archivio Notarile, Parma). È ricordato inoltre in parecchi rogiti del notaio Gherardo Mastagi dell’anno 1444 quale Priore del Priorato di Sant’Ermanno nella Diocesi di Parma (Archivio Notarile, Parma). Nel 1450 il nobile parmigiano Luca di Colombino Carissimi regalò alla Chiesa di Santa Maria Maddalenta di Collecchiello un messale scritto e ornato di miniature da Giovanni Azzi: 12 marzo 1450, Il nobile Luca f. del fu Colombino de Carissimis citt. abit. nella vic. di S. Maria Maddalena in Parma, offre in dono alla chiesa parrocchiale di S. Maria Maddalena della Villa di Collecchiello, vescovado pamense, unum pulchrum missale quod jam inchoavit et in magna parte jam scripsit Do: Johannes de Aciis Archipresbiter plebis de Colliculo (Rogito di Nicolò Zangrandi, Archivio Notarile, Parma).
FONTI E BIBL.: U. Thieme-F. Becker, vol. II, 1908; Scarabelli, Memorie di Belle Arti, 1911, 4; Dizionario Bolaffi Pittori, I, 1972, 267.

AZZI GIOVANNI BATTISTA
Mantova 1781 c.-Parma 24 marzo 1857
Pittore e scenografo. Dipinse con gusto e amore per la terra che lo ospitava (da che era stato nomintao insegnante dell’Accademia parmense di Belle Arti) gli aspetti più caratteristici di Piacenza, Parma e Borgotaro. Tali vedute (olii e disegni) sono tra le cose migliori della sua produzione, indirizzata anche alla decorazione e ai soggetti sacri (olii e affreschi) che ornano chiese reggiane e parmensi. Tra essi, a Parma, è indicativo dei suoi modi il dipinto del Martirio di San Quintino nella chiesa omonima (1844). Un’altra sua opera, (Discepoli di Emmaus, 1826) è nella chiesa della Santissima Annunziata in Parma. Dipinse per il Teatro Ducale di Parma, in collaborazione con G. Giorgi e G. Boccaccio, le scene per Ricciardo e Zoraide (scena d’architettura), La Donna del lago di Rossini, i balli Enea in Cartagine, L’Allievo della natura, Il Maestro del villaggio (Carnevale 1822-1823), Otello e Semiramide di Rossini, e i balli Arsinoe regina di Cassandrea, Il Matrimonio alla sorte, La Figlia mal custodita (Carnevale 1825-1826). Nel 1826 prese anche parte alla decorazione dello stesso teatro: sono suoi il medaglione al centro della volta raffigurante l’Armonia, le figure di baccanti dei quadrilunghi e (secondo Ferrari) anche gli amorini dei tondi sotto i finestroni.
FONTI E BIBL.: E. Scarabelli Zunti, Memorie, ms. nella Biblioteca Palatina di Parma; Grazioli, Guida di Parma, Parma, 1887; U. Thieme-F. Becker, vol. II, 1908; P.E. Ferrari, Spettacoli drammatico-musicali e coreografici in Parma dal 1628 al 1883, Parma, 1884; collezione di libretti della Marucelliana di Firenze; F.B., in Enciclopedia Spettacolo, I, 1954, 1196-1197; A.M. Comanducci, Dizionario illustrato dei pittori e incisori italiani moderni, vol. I, Milano, 1970, 132; Dizionario Bolaffi Pittori, I, 1972, 267.

AZZI GIROLAMO ANTONIO MAURIZIO
Parma 10 settembre 1655-post 1705
Figlio di Elionardo e Paola. Fu valoroso Capitano. Ottenne da Alessandro Farnese un brevetto in data 6 febbraio 1684 nel quale è detto: sia dovunque riconosciuto come addetto alla Casa Farnese, cogli onori, ecc.. In tale brevetto, confermato da Antonio Farnese nel 1705, l’Azzi viene qualificato Leon d’Oro.
FONTI E BIBL.: G.B. Janelli, Dizionario biografico dei Parmigiani, 877, 486.

AZZI GIUSEPPE
Parma 9 gennaio 1898-Parma 5 aprile 1991
Figlio di Antonio e Matilde Barborini. Diciannovenne, l’Azzi, durante la prima guerra mondiale, combatté in Fanteria tra le trincee del Carso, dove più volte diede prova di valore e coraggio. Diverse, infatti, furono le decorazioni da lui guadagnate sul campo. Ma del drammatico e cruento triennio 1915-1918 l’Azzi non amava ricordare le azioni militari, quanto la figura di un sacerdote, suo cappellano militare, che divenne presto suo inseparabile amico: quel don Minzoni che, alcuni anni dopo, cadde vittima dei sicari fascisti. L’Azzi fu molto legato al mondo cattolico. All’inizio degli anni Venti, l’Azzi fu tra i fondatori, a Parma, del Partito popolare. E il suo concetto cristiano della vita politica e sociale lo portò, nello stesso periodo, a impegnarsi con fervore di carità presso il circolo degli Stimmatini. Ma di quegli anni va ricordata soprattutto la sua coraggiosa partecipazione alle barricate, a fianco di Ulisse Corazza, eroica figura di cui l’Azzi tracciò più volte un intenso e devoto ritratto davanti a varie scolaresche di Parma. Col grado di capitano, l’Azzi fu richiamato anche durante la seconda guerra mondiale (a Lubiana, nella Territoriale), e nel 1943, dopo l’8 settembre, fu attivo nella Resistenza, tra le file dei partigiani cristiani, che alla fine della guerra si costituirono in un’associazione alla quale l’Azzi rimase fedele fino all’ultimo, promuovendone varie iniziative. Dopo il 1945, l’Azzi, per circa vent’anni, fu segretario della prima sezione della Democrazia Cristiana sorta a Parma, la sezione Parma Nuova. All’attività politica accompagnò sempre, nelle Conferenze di San Vincenzo e in altri contesti, l’impegno sociale e un grande altruismo.
FONTI E BIBL.: E.Z., in Gazzetta di Parma 6 aprile 1991, 5.

AZZI LUIGI
Parma prima metà del XIX secolo
Pittore attivo nella prima metà del XIX secolo.
FONTI E BIBL.: E. Scarabelli Zunti, Documenti e Memorie di Belle Arti parmigiane, IX, 12.

AZZI MAURIZIO IGNAZIO ILARIONE
Parma 27 aprile 1673-Bologna 11 novembre 175
Figlio di Felice e di Diana, fratello di Felice. Fin dalla fanciullezza si affezionò grandemente alla Compagnia di Gesù, e meditò per qualche tempo di entrarvi, ciò che manifesta nella dedicatoria premessa al Viaggio interno di un peccatore. Ma poi abbracciò l’Istituto dei Minori Osservanti Riformati, dietro l’esempio di Felice, suo fratello maggiore, e assunse il nome di Orazio. Con molto impegno si diede agli studi di Sacra Teologia. Esegeta francescano. Nell’Ordine fu lettore emerito di teologia e definitore. Fu caro ai pontefici Clemente XII e Benedetto XIV, ai quali dedicò i suoi vari commenti alla Sacra Scrittura, in specie al Genesi (1707), ai Salmi, al Cantico. L’opera sua maggiore è Esposizioni letterali e morali sopra la S. Scrittura (13 voll., in 4°, Venezia, 1736-1746). Il suo stile fu biasimato per la prolissità, ed egli si studiò di emendarlo. Verso il 1740 fu aggregato alla Società letteraria Albrizziana di Venezia, città dove abitò alcuni anni per assistere alla stampa delle sue opere. Ritornato poi a Bologna nel Convento di San Paolo in Monte (il maggiore della Provincia) vi morì all’età di 84 anni.
FONTI E BIBL.: A. Pezzana, Memorie degli scrittori e letterati parmigiani IV, 1833, 58; G.B. Janelli, Dizionario biografico dei Parmigiani, 1877, 486-487; A. Kleinhans, in Enciclopedia Cattolica, II, 1949, 610.

AZZI ORAZIO, vedi AZZI MAURIZIO IGNAZIO ILARONE

AZZI PIER PAOLO
Parma prima metà del XVIII secolo
Armaiolo operante nella prima metà del XVIII secolo.
FONTI E BIBL.: E. Scarabelli Zunti, Documenti e Memorie di Belle Arti parmigiane, VII, 5.

AZZI PRIMO
1891-Parma 1964
Fu Presidente della Federazione diocesana della gioventù cattolica e segretario della Giunta diocesana di Azione cattolica. A Parma fu uno dei primi a far parte del Partito Popolare, del quale divenne il primo segretario amministrativo quando assunse il nuovo nome di Democrazia Cristiana. Insieme a monsignor Del Monte fondò il settimanale Vita Nuova, in cui per alcuni anni ricoprì la carica di segretario. Durante la Liberazione fu membro del Comitato cittadino di liberazione.
FONTI E BIBL.: F. e T. Marcheselli, Dizionario Parmigiani, 1997, 23.

AZZI TROILO
Parma 1482
Nel 1482 gli Sforza gli rilasciarono un brevetto in cui è accennato il titolo di nobiltà. Fu accreditato giureconsulto, impegnato nella revisione delle condanne profferite dal Carissimi. In occasione dei danni recati dalle genti di Guido Torelli, si recò a San Secondo a chiedere ai governatori di quel campo cento armigeri.
FONTI E BIBL.: G.B. Janelli, Dizionario biografico dei Parmigiani, 1877, 485-486.

AZZIMONDI LUIGI
Borgo San Donnino 17 maggio 1916-Colorno 1 marzo 1981
Studiò al Politecnico di Milano, laureandosi in ingegneria e in architettura e abilitandosi nell’insegnamento della matematica. Svolse coscienziosamente la professione, ma di dentro fu soltanto artista. E così ecco la lunga sequela di complessi acquerelli dalla tecnica sorprendente, gli elegantissimi piatti, le minuziose ceramiche, gli sbalzi in rame, le tazze, le brocche, i dipinti su ardesia. Per estrazione culturale o per gusto innato, l’Azzimondi puntò, in un primo tempo, le sue doti naturali sull’acquerello sperimentando una tecnica personalissima che gli permise di affrontare spazi e dimensioni inconsuete dilatando al massimo la pagina dipinta. Illustratore della verità, l’Azzimondi penetrò con la punta del suo pennello i più riposti segreti della natura, del paesaggio, dell’espressione architettonica, della vita degli animali. L’estrosità dell’Azzimondi si manifestò attraverso una complessa, variegata e multiforme ricerca del colore non mai disgiunta da una capziosa analisi della forma. La perfezione disegnativa costituì la struttura portante di una pittura estremamente verista ma non mai pedissequamente imitativa della realtà. La pittura dell’Azzimondi risultò pertanto estranea ai compiacimenti grafici di maniera. La sua tavola è risolta con ampie stesure di colore distribuite a macchia con sapienti dosaggi cromatici. L’incisività del segno risulta di preferenza forzata da sottolineature scure che turbano, a volte, l’equilibrio tonale dell’insieme, pur rimanendo sempre sul piano di una pittura di altissimo livello. Il suo estro inventivo, come detto, trovò sbocchi anche nelle arti applicate, dalla ceramica al bassorilievo, dallo sbalzo in rame al bozzetto in creta, dal quadro ad olio al pastello. L’Azzimondi lavorava ciclicamente: si innamorava di un materiale, e per un certo periodo di tempo e in modo esclusivo vi infondeva l’anima. Fu sempre autentico, pieno di vita, straripante, perennemente in movimento. Fu invischiato in un’attività poliedrica ma attratto dalle cose semplici: i personaggi di tutti i giorni delle sue argute ceramiche, i barboni, i molèta, gli scugnizzi che rubano caldarroste, i cavalli stanchi, le briscole all’osteria tra il signorotto e il campagnolo. Nella stupenda mostra di piatti che l’Azzimondi allestì alla galleria Giordani di Parma il 30 ottobre 1976, venne fuori tutta l’abilità e la verve di questo insolito creatore. Vi furono raccolti campioni di buona parte della sua vasta produzione, dalla serie dei castelli della Val d’Aosta allo splendido servizio in platino dai bordi in rilievo con frutti, dai castelli del Parmense ai paesaggi con acqua, dalle composizioni di tipo assiro-babilonese alle interpretazioni di quadri del Canaletto, fino alle ultime fondine con temi sempre del Canaletto, e a un servizio di tazze di gustosa corposità.
FONTI E BIBL.: T. Marcheselli, in Gazzetta di Parma 1 marzo 1982, 3; G. Capelli, in Parma nell’Arte 1 1982, 133.

AZZO
Parma 958/996
Fu Conte di Parma dal 958 al 996.
FONTI E BIBL.: F. da Mareto, Indice, 1967, 72.

AZZO
Parma X/XI secolo
Collega di Drogone, fu anch’egli maestro di Filosofia nello Studio parmense e canonico della Cattedrale di Parma.
FONTI E BIBL.: Drei; Gualazzini; S. Bettinelli, Del Risorgimento d’Italia, Bassano, 1775, I, 178-179; Aurea Parma 3 1951, 183.

AZZO
Parma 1017/1038
Fu Conte di Parma dal 1017 al 1038.
FONTI E BIBL.: F. da Mareto, Indice, 1967, 72.

AZZO
Parma ante 1256-Caserta 11 febbraio 1310
Nel 1256 fu canonico della Cattedrale di Parma, e fu poi probabilmente monaco a Montecassino. Eletto vescovo di Caserta in una data successiva al 1285, nel 1289 consacrò a Maddaloni la chiesa di Sant’Agata, da lui stesso fondata. Nel 1290 iniziò una lite durata a lungo con Pietro De Braheriis, signore di Caserta, che, dopo un accomodamento nel giugno di quell’anno, ebbe definitiva conclusione con un ordine di Carlo II d’Angiò del 15 maggio 1304. Nel 1291 ebbe dal pontefice Niccolò IV l’incarico di consacrare il vescovo di Carinola. Caro a Carlo II, l’Azzo ebbe un posto di non poco rilievo nella cultura napoletana della fine del Duecento: una sua Cronaca, non rintracciata, relativa a vicende di Caserta e della sua regione, viene ricordata come autorevole testimonianza in una delle glosse al complesso di opere storiche, tradotte in francese, tra cui è compreso Amato di Montecassino. Va inoltre ricordato che, secondo un’ipotesi suggestiva di E. Sthamer, Der Mönch Azzo von Montecassino, l’Azzo sarebbe l’autore della traduzione francese delle opere storiche, di cui Amato è appunto la più importante. L’ipotesi, giudicata dal De Bartholomaeis troppo complicata, perché consistente in un’ipotesi sovrapposta ad altre ipotesi (p. XCIX), rimane tuttavia una delle più probabili, sempre che si escluda l’identificazione dell’Azzo di Caserta con Otto parmensis episcopus et monachus, impossibile sia perché il parmensis è un errore di lettura per pennensis, sia perché effettivamente un Ottone è stato vescovo di Penne intorno al 1190. L’Azzo morì nell’anno 1310, come dice la sua iscrizione tombale nella Cattedrale dell’odierna Caserta Vecchia, l’11 febbraio se a lui si riferisce l’indicazione Atto episcopus et monachus, che sotto quel giorno troviamo nel necrologio cassinese (I necrologi Cassinesi, a cura di M. Inguanez, I, Il necrologio del cod. cassinese 47, Roma, 1941, in Fonti per la storia d’Italia, LXXXIII, al giorno).
FONTI E BIBL.: M. Martini, Archivio Capitolare della Cattedrale, in Archivio Storico per le Province Parmensi 1911, 123; A. Schiavi, Diocesi di Parma, 1940, 270; E. Sthamer, Der Mönch Azzo von Montecassino, in Sitzungsberichte der preuss. Akademie der Wissenschaften, phil.-hist. Classe, XXV 1932, 670-677 con la bibliografia precedente; Storia de’ Normanni di Amato di Montecassino, a cura di V. De Bartholomaeis, Roma, 1935, in Fonti per la storia d’Italia, LXXVI, XLIX ss.; Dict. d’Hist. et de Géogr. Ecclés, XI, col. 1277; Dizionario biografico degli Italiani, IV, 1962, 764-765; L. Grandinetti, Azzone il Pio, di Parma, optimus et proficuus episcopus di Caserta dal 1287 al 1310, in Parma nell’Arte 2 1971, 47-56.

AZZO, vedi anche ADALBERTO

AZZOLINI AUGUSTO
Roccabianca 15 dicembre 1908-1992
Figlio di Massimiliano e Dirce Mazzotti. Frequentò il Seminario di Parma per il Ginnasio, e, dopo essere entrato nell’Istituto il 13 ottobre 1924 e avervi fatto la professione religiosa il 14 ottobre 1925, frequentò il Liceo e la Teologia. Consacrato sacerdote il 4 aprile 1931, partì come missionario per la Sierra Leone il 29 giugno 1950. Fu nominato Prefetto Apostolico il 19 luglio 1952 e Vescovo della nuova diocesi di Makeni il 24 febbraio 1962. Fu consacrato a Parma il 24 giugno del medesimo anno. Nel 1987 diede le dimissioni a causa dell’età avanzata. Tra i suoi meriti si annovera la fondazione a Makeni di moltissime scuole, inferiori e superiori, di un collegio magistrale, di ospedali, orfanotrofi e di un lebbrosario.
FONTI E BIBL.: Gazzetta di Parma 12 gennaio 1984, 9; Il Seminario di Parma, 1986, 122-124.

AZZOLINI GIUSEPPE
Lesignano Bagni 1927-Vizzola 21 marzo 1945
Partigiano. Insieme a Ferdinando Bremi e Andrea Bianchi, fu fatto prigioniero in seguito a delazione, nel corso di un rastrellamento effettuato dalle truppe tedesche e fasciste. L’episodio della cattura avvenne il 14 marzo 1945 a Castrignano di Langhirano, dove i tre furono arrestati per essere poi trasferiti presso il comando di Sala Baganza. Qui vennero sottoposti a prolungate torture nel tentativo di strappare loro informazioni preziose sull’attività delle truppe partigiane dislocate nell’Appennino orientale. Il giorno 21, nonostante i Tedeschi avessero deciso il rilascio dei tre in considerazione della giovane età, un reparto della divisione bersaglieri Italia, aderente alla Repubblica di Salò, intervenne pretendendo la consegna immediata dei tre. Bianchi, Bremi e l’Azzolini furono poi trucidati il giorno 21 vicino al cimitero di Vizzola. Tra i tre emerge in particolare la figura dell’Azzolini, al quale fu concessa la medaglia d’argento al valor militare per l’intensa attività partigiana svolta sulle colline del Parmense. L’Azzolini aderì diciassettenne al movimento di resistenza e di distinse sia come elemento di collegamento tra le varie formazioni sia come protagonista coraggioso di scontri a fuoco.
FONTI E BIBL.: Gazzetta di Parma marzo 1992, 22.

AZZONE
Parma 924/939
Canonico della Cattedrale di Parma nel 924, diacono e prevosto all’ospizio dei Pellegrini, diede a livello l’Oratorio di S. Felicola in Romolano Montis Clariculi a Goffredo di Adalberto, a patto che mantenesse l’incenso e la cera per l’oratorio e facesse soddisfare gli obblighi delle messe. L’Azzone fu inoltre Vice domino della Chiesa Parmense (927/939)
FONTI E BIBL.: M. Martini, Archivio Capitolare della Cattedrale, in Archivio Storico per le Province Parmensi 1911, 117.

AZZONE
Collecchio 1068
Personaggio del quale si sa poco o nulla e la cui figura ha importanza unicamente per la sua grande antichità in riferimento al territorio di Collecchio. Compare in una pergamenta del 19 maggio 1068, come testimonio in una donazione.
FONTI E BIBL.: U. Delsante, Dizionario Collecchiesi, in Gazzetta di Parma 11 gennaio 1960, 3.

AZZONE DA PARMA, vedi AZZO

AZZONI BENVENUTO
Parma-Parma 16 ottobre 1986
Iniziò in giovane età a lavorare nella tipografia Donati come impressore macchinista, ma dovette interrompere l’attività in seguito ad un grave incidente che gli costò l’amputazione del braccio destro. Non si perse d’animo, e nel 1948 costituì la tipografia La Nazionale con sede in borgo Riccio da Parma al numero 52, e, più tardi (1960) in borgo Regale nell’antico Palazzo Boselli, dove in locali vetusti e poco adatti, l’Azzoni lavorò con le sue vecchie macchine a piombo fino alla morte, che segnò anche la fine dell’impresa (continuata poi per poco tempo dall’appassionato Giorgio Chiesa). All’inizio l’Azzoni fu solo un tipografo a servizio degli editori parmensi, tra i quali vi fu anche Battei che gli commissionò diverse opere di poesia dialettale e di storia locale. La Deputazione di Storia Patria per le Province Parmensi e l’Istituto Nazionale di Studi Verdiani, a loro volta, affidarono ai suoi tipi la pubblicazione dei più pestigiosi studi. Sempre dalla sua tipografia uscirono Le ville parmensi (1966) di Lodovico Gambara e i Palazzi e le Casate di Parma (1971) di Gambara, Marco Pellegri e Mario De Grazia, che affrontano il complesso argomento delle dimore storiche di Parma, illustrandole sotto il profilo architettonico e storico, senza trascurare le vicende delle famiglie che nel corso dei secoli le abitarono. La Certosa di Parma (1976) è l’opera che più di ogni altra inserì a pieno tittolo l’Azzoni nella tradizione grafica parmense. Questo volume, prodotto in 100 esemplari venduti al prezzo di un milione di lire, fu stampato con caratteri bodoniani corpo 14, su carta Fabriano fabbricata a mano e illustrato da 10 litografie di Carlo Mattioli e da una tavola fuori testo. In un secondo tempo, La Nazionale divenne anche casa editrice. Come editore l’Azzoni privilegiò, oltre alle poesie dialettali di Zerbini, Vicini, Tentolini e Bocchialini, le opere che avessero come tema la sua città, dando fiducia anche a giovani studiosi, che con lui fecero i primi passi. Tra queste pubblicazioni, non vanno dimenticate Cento pittori a Parma di Tiziano Marcheselli e Frammenti di storia, di arte e di vita Parmense di Jacopo Bocchialini. All’Azzoni tipografo editore va riconosciuto il merito di avere promosso, sostenuto e pubblicato studi e ricerche su Parma, sulla sua storia, sulla sua cultura e sulle sue espressioni artistiche. Da ricordare, infine, la nascita, presso La Nazionale, della rivista natalizia Parma bell’arma, che per dieci anni raccolse le firme più autorevoli del giornalismo parmense.
FONTI E BIBL.: M.C. Cantarelli, in Gazzetta di Parma 16 ottobre 1996, 16.

AZZONI ENRICO
Parma 11 dicembre 1816-1899
Figlio di Bernardo Luigi e Marianna Ghinelli. Negoziante, patriota. Col fratello Giuseppe, nella loro bottega di via Santa Lucia in Parma, nel 1847 raccolse offerte da distribuire il 17 giugno, anniversario della elezione di papa Pio IX. In quel giorno fece anche celebrare solennemente una messa nella chiesa dei Santi Apostoli. Le repressioni della polizia portarono allo sfratto dei due fratelli, che poterono tornare a Parma solo dopo l’amnistia concessa da Carlo di Borbone.
FONTI E BIBL.: Dalla Rosa, Pagine di storia parmense; G. Scaramelli, in Dizionario del Risorgimento Nazionale, Milano, 1930; F. Ercole, Uomini Politici, 1941, 79.

AZZONI ERCOLE, vedi MAZZONI ERCOLE

AZZONI GIUSEPPE
Parma 1818 c.-post 1847
Figlio di Bernardo Luigi e Marianna Ghinelli. Negoziante, patriota. Col fratello Enrico, nella loro bottega di via Santa Lucia in Parma, nel 1847 raccolse offerte da distribuire il 17 giugno, anniversario della elezione di papa Pio IX. In quel giorno fece anche celebrare solennemente una messa nella Chiesa dei Santi Apostoli. Le repressioni della polizia portarono allo sfratto dei due fratelli, che poterono tornare a Parma solo dopo l’amnistia concessa da Carlo di Borbone.
FONTI E BIBL.: Dalla Rosa. Pagine di storia parmense; G. Scarabelli, in Dizionario del Risorgimento Nazionale, Milano, 1930; F. Ercole, Uomini politici, 1941, 79.

AZZONI GIUSEPPE
Colorno 1815-post 1864
Fu cappellano nell’Oratorio di Colorno. Nel 1864 fu segnalato come reazionario.
FONTI E BIBL.: P. D’Angiolini, Ministero dell’Interno, 1964, 27.

AZZONI GIUSEPPINA
Parma 10 aprile 1823-Parma 30 marzo 1875
Mezzosoprano e soprano, sorella del baritono Mauro. Fu ricoverata da bambina all’Ospizio delle Mendicanti. Studiò alla Regia Scuola di musica di Parma nel 1836 e 1837 con i maestri Barbacini, De Cesari e Griffini. Debuttò a Lodi nel 1854 e cantò poi nei teatri di Vercelli, Rovereto, Venezia, Saluzzo e Cagliari. In quest’ultimo ebbe grande successo nella parte di Azucena nel Trovatore. Coniugatasi nel 1857, si ritirò dalle scene per desiderio del marito. Tornò a cantare per i suoi concittadini in occasione di un concerto dato per beneficenza, assieme al tenore Enrico Barbacini, al Teatro Regio di Parma la sera del 21 agosto 1859 a favore dei volontari delle guerre d’indipendenza.
FONTI E BIBL.: P. Bettoli, I nostri fasti musicali, 10 e 12; N. Pelicelli, Musica in Parma, 1936, 282; Dacci; G.N. Vetro, Voci del Ducato, in Gazzetta di Parma 17 gennaio 1982, 3.

AZZONI GUGLIELMO
Parma 1898/1918
Tenente di artiglieria. Seppe tenere in volo, dopo essere stato colpito, il suo Caproni, che poi condusse in un’azione di mitragliamento a bassa quota. All’atterraggio si vide che non vi era parte per quanto piccola dell’aereo che non fosse stata colpita: si contarono 59 fori dovuti a non meno di 30 pallottole.
FONTI E BIBL.: Aviatori Parmigiani, in Gazzetta di Parma 15 maggio 1978, 3.

AZZONI ITALO
Parma 23 dicembre 1853-Parma 28 settembre 1935
Studiò musica nella città natale sotto la guida del maestro F. Bucellati, poi il 14 ottobre 1864 entrò nella locale Scuola di musica, ma solo per un anno. Continuati gli studi di armonia, contrappunto e composizione in privato con il maestro G.C. Ferrarini, l’Azzoni esordì presto come compositore al teatro Dal Verme di Milano, dove il 17 settembre 1878 venne favorevolmente accolta la sua opera-ballo in quattro atti Consalvo, su libretto di A. Castelli. Prese poi parte a diversi concerti della Società del quartetto di Parma. Nel 1879 l’Azzoni fu nominato per un anno direttore tecnico della Scuola corale di Parma e nel 1883 venne invitato al teatro Metropolitan di New York come maestro concertatore nella compagnia teatrale Abbey. Ritornato a Pama nel 1884, l’Azzoni sostituì il Bucellati nell’insegnamento del pianoforte nel Collegio delle orsoline, e tre anni dopo diresse i concerti orchestrali eseguiti nei locali dell’Esposizione scientifica-industriale di Parma. Dal 1887 al 1892 fu maestro di solfeggio e canto corale alla Pia Casa di provvidenza parmense, mentre dall’11 luglio 1889 fu chiamato a coprire successivamente nel locale conservatorio di musica A. Boito le cattedre di canto corale e armonia teorico-pratica (1° luglio 1895). Dopo varie e felici stagioni teatrali trascorse nei primi anni del Novecento a New York in qualità di direttore della Metropolitan Opera Company, l’Azzoni rientrò in Italia e nel 1908 ebbe il doppio incarico di professore di composizione al Conservatorio di Parma e di sostituto al direttore, ufficio che occupò per quindici anni, fino al 20 dicembre 1923, quando fu collocato a riposo con numerose onorificenze per il suo eccellente e severo insegnamento musicale. Non documentabile è l’ipotesi che sia stato anche maestro di Arturo Toscanini. Oltre all’opera sopra citata, si ricordano dell’Azzoni le operette per l’infanzia Le gioie della carità, vaudeville rappresentato nel 1886 nel teatrino del Collegio delle orsoline di Parma e rieseguito col nuovo titolo Il cuore dei fanciulli il 16 giugno 1912 al Politeama Reinach di Parma, Nel regno delle favole (Genova, gennaio 1933), numerose composizioni vocali, religiose, strumentali (Fantasia pastorale per tre oboi e piannoforte, Roma, s. d., Musica; Presto in mi minore per due violini una viola e un violoncello, op. 24, Roma, s. d., Musica; Rimembranze giovanili. Duettino per due oboi con pianoforte, op. 48, Firenze, 1927; Ouverture in sol per orchestra, Riduzione per pianoforte a quattro mani dall’Autore, Firenze, 1930), trascrizioni per pianoforte delle opere Aida di G. Verdi, Cavalleria rusticana, Amico Fritz di P. Mascagni. Scrisse inoltre buone opere didattiche, di cui degne di particolare ricordo sono soprattutto la Guida teorico-pratica per lo studio e l’insegnamento di canto corale e il Manuale teorico- pratico per lo studio dell’armonia complementare, editi rispettivamente da Ricordi, Milano, s. d., e da E. Nagas, Milano, s. d.
FONTI E BIBL.: G. Gasperini, Il Conservatorio di Musica in Parma, Parma, 1913, 77, 81, 109; C. Alcari, Parma nella musica, Parma, 1931, 13 s.; M.V. Recupito, Artisti e musicisti moderni, Milano, 1933, 15 s.; G.E. Schiavo, Italian-American History, I, New York, 1947, 233 (con bibliografia americana); C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, I, 87, e Supplemento, 48; B. Molossi, Dizionario Biografico, 1957, 13; R. Allorto, in Dizionario biografico degli Italiani, IV, 1962, 781-782.

AZZONI MARIA
Parma 7 gennaio 1838-
Figlia di Lorenzo e Luisa Lambruschini. Cantante. Sposò il cantante Gaetano Aducci di Rimini.
FONTI E BIBL.: Parma, Archivio Storico Comunale, Popolazione, Scheda di censimento 1861, n. 151.

AZZONI MARIETTA, vedi AZZONI MARIA

AZZONI MARIO
Parma 17 dicembre 1877-Lisbona 3 gennaio 1899
Figlio di Italo. Entrato in Conservatorio il 9 novembre 1889 come allievo di corno, studiò nel contempo violino da privatista. Nel novembre 1891 lasciò il corno e passò alla classe di violino di Romeo Franzoni, diplomandosi il 7 luglio 1897. Nella stagione 1898-1899, mentre suonava al Teatro San Carlos di Lisbona nell’orchestra diretta dallo zio Cleofonte Campanini, morì di tifo. La salma, al termine della stagione, fu riportata in patria dai professori parmigiani, di cui era quasi interamente composta l’orchestra.
FONTI E BIBL.: G.N. Vetro, Dizionario, 1998.

AZZONI MAURO
Parma 15 gennaio 1821-New York 1859
Baritono. Di famiglia poverissima, fu ammesso alla Regia Scuola di musica di Parma ma, dopo poche lezioni, si ritirò per continuare a studiare con i maestri Orland e Griffini fino al 1842, anno in cui debuttò con successo. In Italia cantò in pochi teatri in quanto gran parte della sua brillante carriera la svolse all’estero. Calcò le scene dei teatri di Padova, del Comunale di Trieste (1852: nel Trovatore di Francesco Cortesi), della Fenice di Venezia e della Scala di Milano. In quest’ultimo teatro eseguì, assieme a Negrini, il Poliuto e Maria di Rohan di Donizetti. Di questa esibizione la Gazzetta di Parma scrisse: Vidi un giovane, modesto sì, ma sicuro de’ propri mezzi. Diffatto emise una voce chiara, limpida, argentea, possente; l’azione da provetto artista, però non soverchia, ragionata sempre. Ad ogni pezzo vi furono applausi, battute di mano ripetutissime, ed arrivati al terzetto finale fu un vero fanatismo, attalché l’Assoni lo si volle al proscenio, onore in quella sera a lui solo riserbato. All’estero si esibì a Varsavia, Gibilterra, New York, Filadelfia, e a Parigi prese parte a un concerto assieme alla Cazzaniga. I grandi allori, però, li raccolse in terra di Spagna: Madrid, Siviglia, Murcia, Cartagena, Barcellona. Qui fu al Teatro Nuovo nel 1845-1846 in Ernani, nel Ritorno di Columella di Fioravanti, in Maria Tudor di Pacini, Maria Rudenz e vi tornò, al Teatro Principal, nel 1856-1857. In quell’occasione fu scritto: Assoni es un baritono come hay poco y como non andran tan facilmente por teatros como los nuestros. Nel 1859 si recò a New York con la grande Compagnia d’Opera Italiana dell’impresario Maretzeck e ivi decedette per malattia.
FONTI E BIBL.: Bettòli; Dacci; Levi; Tintori; Virella; C. Alcari, Parma nella Musica, 1921, 13; N. Pelicelli, Musica in Parma, 1936, 282; G.N. Vetro, Voci del Ducato, in Gazzetta di Parma 17 gennaio 1982, 3.

AZZONI ROMEO
Vigatto 12 luglio 1898-Parma 27 luglio 1973
Fabbro e artigiano del ferro. Geniale modellatore, egli seguì il proprio impareggiabile estro, pur essendo un profondo conoscitore degli stili d’epoca. Rifulse in ogni genere di composizione, inclusi i piccoli lavori di elaborata fattura, nei quali espresse il timbro della propria originalità creativa. Rivelò una precoce disposizione per i lavori a caldo: sul piano dell’incudine forgiava fiori e figure con grande facilità. Perfezionò così nella propria officina una linea di scultura, alla quale avrebbe dedicato l’intera esistenza, lasciando un numero incredibile di capolavori. Sono sue opere, per fare qualche esempio, la rampa delle scale nel Palazzo ex Camera di Commercio, il cancello della Cappella Azzoni nel Cimitero della Villetta, i lampadari prototipo e tutta una gamma di oggetti ornamentali collocati in vari ambienti della città di Parma. Collaborò con l’architetto Ennio Mora alla realizzazione di elementi in ferro battutto. Ebbe per amici ed estimatori altri grandi artigiani, come Aristide Dieci e Medardo Monica. L’Azzoni insegnò per diversi anni alle Scuole Tecniche Industriali Vittorio Bottego di Parma, dove molti allievi appresero in che modo fosse possibile raccontare con il martello, perseguendo ideali di bellezza e plasticità apparentemente inconciliabili con la rigidità del metallo. Per stabilire le dimensioni della bravura dell’Azzoni, basti dire che in campo nazionale egli venne paragonato a Nicolò Grossa detto il Caparra, maestro del XV secolo, e così pure ad Alessandro Mazzucotelli, insuperato modellatore milanese dei primi decenni del Novecento.
FONTI E BIBL.:T. Marcheselli, Strade di Parma, III, 1990, 232-233; Gli anni

 
 
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