Comunicati Stampa

10.02.16 / CULTURA

L'inferno di Birkenau: il racconto di Terracina

Parma, 10 febbraio 2016.


"Vi racconto l'inferno. Ci sono stato": con queste parole Piero Terracina, 88 anni, sopravvissuto al campo di sterminio di Birkenau, ha aperto la sua testimonianza  davanti ad un migliaio di persone, sopratutto giovani, convenuti all'auditorium Paganini per sentire dalla viva voce di chi lo ha vissuto la testimonianza sul funzionamento della gigantesca macchina della morte che fu il campo di sterminio di Auschwitz - Birkenau ( tradotto "campo di betulle") dove furono assassinate 1.100.000 persone: "La presenza di Piero - ha affermato Margherita Becchetti del Centro Studi Movimenti, organizzatore dell'incontro - ci permette di dare un nome, una storia e un volto a quei morti, in numero così spaventoso da diventare inconcepibili come individui per la nostra mente".

Un grazie a Piero Terracina "per la sua presenza accolta dalla città con affetto e attenzione tali da essere per noi motivo di orgoglio" è  stato espresso dall'assessore alla cultura Laura Maria Ferraris, a nome  del Comune di Parma, che ha patrocinato l'iniziativa mettendo a disposizione l'auditorium.

In segno di riconoscimento, il presidente della Comunità Ebraica,Giorgio Yehuda Giavarini,  ha consegnato all'ospite una targa ricordo con la scritta "Colui che ascolta un testimone diventa egli stesso un testimone". Questo il senso della presenza di Terracina a Parma, nella consapevolezza che - come egli stesso ha detto - "la memoria è il filo che lega il passato al presente e condiziona il futuro".

Da lì è partito raccontando la sua storia, che ha inizio un brutto giorno di fine 1938 quando la maestra (fino a quel momento affettuosa e amata), dopo l'approvazione unanime delle leggi razziali,  gli ha detto che non poteva farlo entrare in classe perchè è ebreo. 

Piero Terracina ha poi raccontato la sua avventura nell'inferno di Birkenau, dove è arrivato nel maggio del 1944 insieme alla sua famiglia. Dei suoi, lui è l'unico superstite.e oggi gira l'Italia per ricordare ciò che è stato, affnchè non accada mai più. 

"Non vi vedrò più", gli aveva detto la madre quando li hanno separati. E così è stato. Il giovane Piero (aveva 17 anni) è stato portato in una baracca e spogliato di tutto, anche della sua identità: è  diventato il numero  "A5506", tatuato sull'avambraccio destro.
Il testimone di quell'orrore non ha però voluto entrare nei particolari. Gli interessa portare il suo messaggio, dare il senso di ciò che è stato, renderlo "vero" grazie alla sua presenza  e alla sua testimonianza. E a chi gli ha chiesto se potrà mai perdonare ha risposto che "no, non può farlo" per la sua famiglia e per i milioni di persone che sono stati assassinati dalla macchina della morte dei nazisti.

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