NOTIZIE / 05.09.13 / CULTURA

1813/2013 per il bicentenario verdiano tre mostre inedite

"Obiettivo teatro" progetto espositivo dal 26 settembre all’8 dicembre.
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Dal 26 settembre all’8 dicembre il Comune di Parma promuove tre mostre inedite dedicate al mondo del teatro e dell’opera nelle prestigiose sedi della Galleria San Ludovico, di Palazzo Pigorini e della Pinacoteca Stuard

In occasione del 200° anniversario della nascita di Giuseppe Verdi, l’Assessorato alla Cultura del Comune di Parma si fa promotore di tre originali esposizioni volte ad approfondire alcuni aspetti di quel complesso fenomeno sociale e culturale noto sotto il nome di opera lirica. Il progetto espositivo è inserito nel programma ufficiale nazionale delle Celebrazioni per il Bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi e ha ottenuto il patrocinio della Regione Emilia Romagna.

Il progetto è stato presentato mercoledì alla casa della Musica, alla presenza del sindaco Federico Pzzarotti, dall’assessore alla cultura Laura Maria Ferraris e dai curatori delle esposizioni.

“Questa iniziativa – ha affermato l’assessore – nasce grazie ad un’ampia condivisione del progetto da parte di varie espressioni culturali della città. In particolare – ha sottolineato Ferraris – voglio ringraziare Alberto Nodolini, per essersi messo in gioco e per aver dato un contributo determinante a condurre in  porto questas operazione culturale della quale andiamo molto fieri, perché nasce nell’interesse del,a città e ci consente di aprire ai cittadini e ai turisti i nostri spazi espositivi”. Laura Maria Ferraris ha quindi ringraziato le imprese private che hanno creduto nel progetto e che sono state “più partner che sponsor”.

Le mostre, realizzate in collaborazione con Parma Urban Center (PUC), Fondazione Teatro Regio e Alberto Nodolini, sono state presentate dai curatori Carlo Mambriani del PUC, Paolo Barbaro (collezione Nodolini) e Giovanni Agostinucci (scenografie in San Ludovico.

Sotto il titolo comune di OBIETTIVO TEATRO il progetto racchiude le tre mostre che arricchiranno il programma culturale del Bicentenario Verdiano, offrendo ai visitatori l’occasione per conoscere l’appassionante macchina dello spettacolo operistico che da quasi due secoli anima il Teatro Regio e permea la cultura e la tradizione della città di Parma. Si tratta di esposizioni di alto livello allestite nelle prestigiose sedi di Palazzo Pigorini, della Galleria San Ludovico e della Pinacoteca Stuard. Il loro fine è quello di illustrare, attraverso documenti e materiali inediti, la relazione profonda tra le persone, il mestiere e la passione che compone il mondo del teatro e che nella vita musicale, e non solo, della nostra città ha tracciato una storia del tutto particolare dall’Ottocento ad oggi.

L’immaginazione diventa progetto architettonico nei principali teatri ottocenteschi del nostro territorio, l’allestimento scenografico come strumento narrativo in alcune delle più popolari opere verdiane, il consolidamento del mito del Teatro Regio di Parma attraverso il suo pubblico, i suoi artisti e le sue maestranze: ecco i temi caratterizzanti le mostre. Il racconto si dispiega attraverso documenti, disegni, monumentali ricostruzioni di scenografie teatrali, manifesti, filmati e testimonianze grafiche e fotografiche inedite.

“Quello con Obiettivo Teatro – ha concluso il sindaco Federico Pizzarotti – sarà uno dei grandi appuntamenti di questo straordinario autunno parmigiano che ci accingiamo a vivere nel nome di Giuseppe Verdi. Le mostre accompagneranno turisti e cittadini alla scoperta dei nostri spazi espositivi. Ma soprattutto mi fa piacere ricordare che quello che esponiamo oggi resterà domani nel patrimonio della città”.

Le mostre “Il progetto dell’illusione” e “Teatro per scelta” hanno beneficiato del generoso e prezioso sostegno dell’azienda Jove spa, leader nel settore delle costruzioni in legno, in collaborazione con l’architetto Patrizia Alberini, per i rivestimenti e le bacheche lignee ideati da Alberto Nodolini; della Vetreria La Sorbolese snc  per i vetri e i cristalli; del sig. Tino Casoli della Casoli Gioielli di Parma, per il restauro dell’orologio sei-settecentesco del Teatro Ducale.

Si ringraziano infine gli sponsor tecnici: i fotografi Carlo Gardini e Marco Zanella, W.M. Oggetti di Montali Valter, La Correggio Cornici, Macrocoop  scrl e La Stamperia scrl.

Info tecniche:

Periodo:  26 settembre – 8 dicembre 2013

Orari di apertura: tutti i giorni, tranne il martedì, dalle h 10 alle h 19

Biglietteria: le Card e i biglietti potranno essere acquistati presso lo I.A.T. (Ufficio di Accoglienza e Informazione Turistica),  la Pinacoteca Stuard e Palazzo Pigorini

Info: www.parmacultura.it

 

OBIETTIVO TEATRO

Schede mostre

 1. Il progetto dell’illusione 

La nascita del Teatro Regio nei disegni inediti di Nicolò Bettoli

a cura di Carlo Mambriani, Stefano Negri e Fabio Stocchi

 Parma, Pinacoteca Stuard (Borgo del Parmigianino, 2)

26 settembre-8 dicembre 2013

Una donazione privata alle collezioni della Pinacoteca Stuard dei disegni inediti di Nicolò Bettoli, il progettista del principale teatro parmense e di tanti altri edifici costruiti all’epoca di Maria Luigia, permette oggi di ripercorrere i retroscena dell’ideazione di questo capolavoro neoclassico, molto celebrato ma ancora poco conosciuto nelle sue vicende iniziali.

Allestita con taglio scenografico da Alberto Nodolini nelle suggestive sale medievali della Pinacoteca, la mostra è proposta da Parma Urban Center, che dal 2009 ha avviato un progetto di ricerca su Nicolò Bettoli seguito da un comitato scientifico internazionale, in occasione del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi, che aveva appena otto anni quando il teatro di Parma fu iniziato.

Ricca di macchinari, cimeli, quadri, libri e disegni, la mostra si articola in quattro sezioni tematiche. Nella prima il pubblico si troverà calato nel contesto storico, artistico e culturale in cui maturò l’ideazione del teatro di Maria Luigia, basata sulle precedenti proposte di rifacimento dell’ormai vetusto teatro ducale (ubicato nel Palazzo di Riserva, dove ora si trova il salone delle Poste), già avanzate in età borbonica e napoleonica. Qui è allestita una spettacolare evocazione dei grandi teatri italiani che ispirarono Bettoli per quello di Parma, un vero e proprio palcoscenico per gli strumenti – teorici e operativi – da lui utilizzati per progettare l’edificio. Il tavolo da disegno originale, ideato e usato dall’architetto, è stato fonte d’ispirazione per le bacheche concepite da Nodolini, realizzate e donate dalla Jove, azienda specializzata in costruzioni lignee, per le due mostre presso la Pinacoteca Stuard e Palazzo Pigorini.

Nella seconda sezione sono presentati i disegni inediti del primo teatro progettato Nicolò Bettoli, quello di Borgo San Donnino (l’attuale Fidenza), una sorta di banco di prova per quello della capitale, mentre la terza sezione – la più cospicua – è dedicata alle varie e successive ipotesi progettuali che l’architetto, coadiuvato da Paolo Gazzola e da Paolo Toschi, elaborò per giungere alla versione definitiva. È uno dei casi fortunati in cui un iter ideativo lungo e articolato si conclude con un lieto fine, ossia un edificio perfettamente funzionale e di altissima qualità formale. E infatti il suo successo fu decretato da giornali, libri, incisioni e stampati d’occasione, allestiti in una elegante vetrina di cristallo realizzata dalla Vetreria La Sorbolese, che ha donato l’intera dotazione di vetri necessari per quadri e bacheche delle due mostre.

L’ultima sezione è dedicata ai progetti di decorazione per le varie parti del teatro, come i bozzetti per i sipari, e ad alcuni macchinari ottocenteschi originali, tuttora in parte funzionanti, che garantivano gli “effetti speciali” e le condizioni di sicurezza allo spettacolo. Dalla Casa della Musica arrivano le macchine del tuono, della pioggia e del vento – il progetto delle quali è stato ritrovato tra le carte di Bettoli – e dal Teatro Regio l’antico orologio con parti seicentesche che segnava il tempo degli spettacoli, appositamente restaurato da Tino Casoli, e la parte superiore dell’astrolampo in bronzo dorato, il monumentale lampadario della sala, ordinato a Parigi da Carlo III di Borbone, che volle nel 1853 ridecorare l’interno del teatro nell’opulenta veste che ancora oggi possiamo ammirare.

 

Per la realizzazione della mostra “Il progetto dell’illusione” si ringraziano

i seguenti prestatori:

Istituzione Casa della Musica

Archivio Storico Comunale

Istituzione Biblioteche

Archivio di Stato di Parma

Biblioteca Palatina

Fondazione Cariparma

Fondazione Museo «Glauco Lombardi»

Fondazione Teatro Regio

Istituto Nazionale di Studi Verdiani

Liceo d’Arte «Paolo Toschi»

Galleria Santilarioarte srl, Parma

Dott. c.te Antonio Cordero Bologna

Loreno Confortini

Collezioni private

2. Teatro per scelta 

Il melodramma a Parma negli scatti

dei grandi fotografi internazionali della collezione Nodolini

 a cura di Alberto Nodolini e Paolo Barbaro

Parma, Palazzo Pigorini (Strada della Repubblica, 29A)

26 settembre-8 dicembre 2013

Perché decine di fotografi di moda, alcuni già affermati, altri promettenti, si danno appuntamento a Parma, nei primi anni ottanta del Novecento, intorno al Teatro Regio? È un’epoca d’oro per l’immagine planetaria della moda italiana, che intreccia tradizione artigianale e sperimentazione raffinata. E la fotografia è un potentissimo veicolo connotativo del made in Italy. In quegli anni, un visionario operatore dell’immagine lavora come art director per le edizioni Condé Nast: dagli anni Sessanta ne gestisce le testate, presiede le scelte grafiche, imposta i servizi fotografici, ne presceglie gli autori, spesso segna la loro strada artistica. Si chiama Alberto Nodolini. Legatissimo a Parma e al suo teatro, chiede a molti fotografi di seguirlo nella sua terra, compra loro i rullini e li porta nel Regio a fotografare, allestendo un’esperienza già di per sé straordinaria, destinata a costituire in migliaia di scatti un vero archivio della memoria.

In occasione del bicentenario verdiano, va oggi in scena per la prima volta questo omaggio al tempio parmense della lirica, ma soprattutto a un modo – forse in parte perduto – di concepire il teatro e di sentirlo: teatro per scelta, appunto.

Nelle sale di Palazzo Pigorini sfilano i ritratti di un Regio che c’è e non c’è più, alloggiati nelle eleganti bacheche realizzate dalla ditta Jove e nelle librerie inventate per l’occasione da Nodolini, allestitore e collezionista per scelta e per passione.

Sfilano grandi fotografi della scena mondiale: Carlo Bevilacqua con un teatro incellophanato all’indomani del terremoto; Maurizio Buscarino dietro le quinte con il suo bianco e nero; Nancy Campbell con i suoi ritratti espressionisti; Paolo Castaldi con altri ritratti, di tecnici e di mani operose. Mario Contrino che sceglie dettagli consunti quasi a smontare l’illusione del fasto; Sante D’Orazio sulle tracce di paesaggi fiabeschi tra le quinte; Didier Duval che fa apparire quasi metafisiche figure di musici e sculture di scena; Giovanni Ferraguti che riprende i contrasti nel loggione e nei palchi, nei camerini e sul palcoscenico; Luca Fregoso ritrae lavoratori consci della sua presenza ma concentrati sul loro lavoro; Cesare Galli inventa un giocoso Fantasma dell’Opera; Frank Horvat si fa guardare dritto nell’obiettivo dai suoi complici; Piero Gemelli cerca il tableau vivant in ironiche composizioni di teatranti; Peter Gravelle assembla cantanti e comparse in quadri simili alle sue iconografie del punk londinese; Renato Grignaschi medita sulle radici della fotografia di moda; Antonio Guccione è affascinato dalle geometrie architettoniche; Alistair Hughes, dalla dimensione magica del tramestìo sul palcoscenico; Kim Knott ritrae musicisti e falegnami in un racconto senza tempo; Ettore Moni ne fa dei santi laici; Roxanne Lowit riprende a flash sparato come sulla scena del delitto; Giuseppe Luccardi cerca storie di fantasmi, di conversazioni passate; Tiziano Magni segue gli orchestrali e incontra un giovanissimo travet con valigetta, senza ancora sapere che sarà un famoso direttore; Olivier Maupas sorprende figure nei corridoi durante gli interstizi tra prove e spettacolo; Tato Possenti scatta ritratti come cartes de visite ottocentesche; Paolo Pelli allarga il quadro e rivela la scena; Costantino Ruspoli scatta nella luce mattutina e rivela un teatro altro; Gianmichele Sibella indaga le forme dell’edificio tra ricordi settecenteschi e profezie razionaliste; Wayne Stambler confronta teorie di poltrone vuote con il mare vivo e agitato dei giovani in platea; Roberto Tizzi spia una Lydia Alfonsi assorbita dal rito del trucco; Keith Trumbo immortala durante le prove senza costume scene da melodramma in maglione e blue jeans; Javier Vallhonrat ci regala nitide e morbide le stelle internazionali approdate a Parma, lo sguardo acuto in camera e lo spazio sontuoso attorno.

3. A scena aperta

Dal mestiere all’incanto, alla scoperta di  linguaggi e strumenti dietro la scenografia verdiana

Allestimento ideato e curato da Giovanni Agostinucci, percorso di visita a cura di Giuseppe Martini. In collaborazione con Fondazione Teatro Regio.

Parma, Galleria San Ludovico (Borgo del Parmigianino, 2/b) 

26 settembre-8 dicembre 2013

In omaggio alla convinzione di Giuseppe Verdi sull’importanza di tutte le componenti del palcoscenico per la riuscita delle proprie opere, la mostra A scena aperta offrirà al visitatore l’eccezionale opportunità di entrare fisicamente dentro due scenografie originali di proprietà del Teatro Regio, riallestite dall’architetto scenografo Giovanni Agostinucci appositamente per l’occasione: si tratta dell’allestimento de La Traviata, regia di Giuseppe Bertolucci, scenografia di Francesco Calcagnini, che debuttò al Regio nelle celebrazioni verdiane del 2001, e di Otello regia di Pier Francesco Maestrini, scene di Mauro Carosi.

La scelta della due opere verdiane, fatta da Agostinucci, non è casuale, ma frutto di una ricerca ben precisa che tiene conto della conformazione architettonica della chiesa, dove gli spazi interni asimmetrici richiedono un inserimento delle volumetrie scenografiche in maniera geometrica. Per fare un esempio, il grande arco di Otello situato all’ingresso corrisponde alle due nicchie del perimetro di fondo. Questo inserimento permette la proiezione del mare in tempesta perfettamente a tiro, dando l’effetto prospettico desiderato. La scelta di ricoprire di panno nero le quinte e i soffitti per annullare lo spazio superfluo della chiesa, permette di illuminare teatralmente la mostra.

Le scenografie saranno tutte percorribili liberamente all’interno, dove il visitatore potrà osservare da vicino le strutture scenotecniche e gli elementi di palcoscenico, che saranno tutti illustrati da apposite didascalie che sveleranno i meccanismi e le strategie sceniche di solito non visibili agli spettatori del teatro d’opera e dai nomi che ai non addetti ai lavori possono apparire quasi esotici: squadre, grappe, americane, carri, ciocchetti, macchine del vento, corde, contrappesi. In questo modo si avrà la straordinaria opportunità di vivere le scenografie dall’interno, percepire lo spazio scenico in cui si muovono i cantanti, immaginare i riferimenti ideali che gli interpreti devono osservare per i loro spostamenti, ricrearsi con la mente la situazione inebriante della messinscena e rendersi conto delle numerose componenti che formano lo spettacolo operistico, sulle quali l’attenzione di Verdi era sempre altissima.

A ricreare con ancora maggiore vivacità la scena, il visitatore scoprirà nel cuore delle scenografie oggetti di scena che aumentano il sapore del teatro dal vivo, e alcune immagini di mare in tempesta che, scorrendo dietro la scenografia di Otello, renderanno ancora più viva la forza del palcoscenico nel momento in cui Otello irrompe fra la folla con il suo “Esultate!”, mentre in sottofondo si ascolterà la musica verdiana della scena della tempesta, così come, in loop, si ascolterà il brindisi de La Traviata trasmesso anche nel camerino della protagonista, ricostruito a ridosso della scena e arredato con tutti i ferri del mestiere. A completare il profumo di teatro con cui queste scenografie di grande impatto avvolgono il visitatore fin dal suo ingresso, le nicchie dell’ex chiesa di San Ludovico accoglieranno una coloratissima collezione di costumi di allestimenti storici verdiani del Regio di Parma, una quadreria di bozzetti di scene e figurini di costumi, di opere rappresentate al Regio, una serie di manifesti di allestimenti verdiani - da metà Ottocento ai primi anni del Duemila - del Regio che illustrano, nelle loro variazioni grafiche, i mutamenti nei decenni del gusto estetico e della comunicazione degli eventi teatrali e il modellino storico del Teatro Regio. Due schermi con immagini di un allestimento e aspetti della biografia verdiana completano il percorso, saldando così la presenza palpitante del teatro al mondo delle immagini e della vita di Verdi.

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