Nella settimana in cui si celebra la Giornata Mondiale dell’Albero, va inscena, in un nuovo allestimento digitale, lo spettacolo della compagnia Tam Teatro Musica creato nel 1998 in occasione dell’anno internazionale delle Foreste proclamato dall’Onu, ispirato a L’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono.
La scena in continua trasformazione da città diventa foresta. All`inizio una figura femminile si muove in un luogo deserto, privo di calore. Vorrebbe fare qualcosa per cambiarlo. Ogni azione umana ha una conseguenza sulla natura. L`uomo può far nascere un bosco o lasciare che il deserto domini. È così che la giovane donna decide di far nascere una foresta. Si trasforma ella stessa in albero, in madre natura, quasi sempre benigna, a volte maligna e, avvalendosi di aria, terra, acqua e fuoco, crea i semi, li pianta, fa nascere gli alberi e ne segue la crescita fino ai frutti, sempre attenta ai loro bisogni e ai loro richiami, ma talvolta, per sua natura, li piega sotto il vento e li fa soffrire sotto il gelo. Nei piaceri e nelle difficoltà che accompagnano la crescita degli alberi il piccolo spettatore riconosce se stesso, le proprie paure e gioie, i propri desideri. Canto dell`Albero utilizza un linguaggio simbolico-evocativo che affida la narrazione e la comunicazione alla forza delle immagini e dei suoni. La parola c`è, ma è soprattutto parola poetica. L`immagine nasce dalla presenza dell`attrice, dai suoi gesti concreti e quotidiani, dagli oggetti scenici che insieme alle luci/colore assolvono una funzione narrativa. Con i quattro elementi l`attrice gioca per costruire i semi e far nascere gli alberi, dai cinque prismi di legno crescono alberi di specie diverse. Le luci e i colori segnano lo scorrere del tempo, il passaggio dal giorno alla notte e il ciclo delle stagioni. Il suono è il canto della Donna/Albero, ma anche la voce della natura e della vita.