Fino al 25 aprile al Palazzo del Governatore la mostra sulla storia e l’architettura dei Capannoni.

Ha aperto al pubblico sabato 12 febbraio, al Palazzo del Governatore, la mostra I Capannoni a Parma. Storie di persone e di città, curata dal Centro studi movimenti e dall’Università di Parma (Area della Rappresentazione, Unità di Architettura, Dipartimento di Ingegneria e Architettura) con il contributo del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Parma nell’ambito delle attività di Parma Capitale della Cultura 2020+21.

La mostra ripercorre la storia dei Capannoni inserendola in quella della città prima e dopo la loro edificazione negli anni Trenta, per capire le ragioni che portarono il regime fascista a costruirli, cosa essi divennero per le persone che vi abitarono e le difficoltà che le amministrazioni democratiche del dopoguerra incontrarono nell’abbatterli.

Ancora oggi, nel gergo parmigiano, viene utilizzato il termine “Capannone”: molti lo usano ma pochi, soprattutto tra i più giovani, sanno quale sia la sua origine, intimamente legata a un momento specifico della storia di Parma, allo sventramento dell’Oltretorrente da parte del regime fascista e al conseguente spostamento di molte famiglie in caseggiati ultrapopolari in zone fuori dal centro urbano: i “Capannoni” appunto, così soprannominati per la loro forma a capanna.

In chiave urbanistica, la ricerca condotta attraverso l’analisi e l’elaborazione di un amplissimo apparato storico-iconografico dall’Area della Rappresentazione del Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università di Parma (gruppo composto dai docenti Paolo Giandebiaggi, Chiara Vernizzi, Andrea Zerbi, Maria Evelina Melley, dai dottori di ricerca Andrea Maiocchi, Sandra Mikolajewska e Alessandra Gravante, e dall’arch. Virginia Villani) affronta la vicenda dei Capannoni di Parma come una lezione da non dimenticare.

È indubbio, infatti, che molti degli insediamenti popolari del dopoguerra siano stati collocati nei siti in cui furono costruiti precedentemente i Capannoni o nelle loro immediate vicinanze, e la rappresentazione grafica delle sovrapposizioni urbanistiche è lì a dimostrarlo.

Oltre a una ricca sezione fotografica e documentaria riprodotta su grandi pannelli ‒ ricostruita attraverso un’ampia ricerca condotta in archivi pubblici e collezioni private ‒ in uno spazio della mostra è proiettato il video Capanòn di Roberto Azzali che, nei decenni passati, ha raccolto diverse e preziose testimonianze di persone che vissero nei Capannoni.

La mostra è realizzata con la collaborazione di Archivio di Stato, Archivio storico comunale, Mup e Fondazione Museo Guatelli, e con il contributo di Comune di Parma, Ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Regione Emilia-Romagna, Fondazione Matteo Bagnaresi, Cooperative Proges, Multiservice, La Giovane, Nau, Parma 80, Consorzio Zenit, Salvatore Robuschi, Cooperativa edile artigiana, Buia Nereo costruzioni, Koppel ascensori, Alberto Chiesi.