NOTIZIE / 06.08.12 / FAMIGLIA E PERSONA

Il nuovo Welfare di Parma come percorso di sviluppo di comunità

L'assessore al welfare Laura Rossi informa la città sul nuovo progetto sociale in atto a Parma. "L'impegno che vogliamo portare avanti è quello della condivisione delle tematiche inerenti al sociale, e i percorsi che andremo ad affrontare saranno divisi per settore: 1) persone anziane,2) minori e famiglia, 3) disagio educativo e sostegno economico, 4) persone con disabilità. Sul canale YouTube del Comune di Parma il video dell'intervento.
assistenza anziani

 

PREMESSA
In un convegno di parecchi anni fa, F.Olivetti Manoukian e il suo gruppo teorizzavano che “ …la comunità locale è chiamata a riappropriarsi del disagio sociale iscritto nelle sue convivenze perché la delega agli specialisti del sociale non è più sostenibile sul piano finanziario, etico, organizzativo…”
Per anni abbiamo tenuto sullo sfondo questo monito, senza riuscire a scalfire codici culturali molto radicati: bisogno-offerta di risposte (anche se magari mirate all’empowerment), assistenzialismo e beneficienza,  confusa sussidiarietà, ecc.  Ora la situazione impone una riflessione: la domanda crescente di risposte relativa a bisogni sempre più articolati, la riduzione drammatica delle risorse pubbliche, la crisi economica che genera disoccupazione, insicurezza e povertà, l’assedio posto ai servizi con relativa sensazione di impotenza degli operatori, ci fanno constatare che il modello di welfare comunale ispirato a slogan come “il luogo delle risposte” o “Comune Amico”  è arrivato al capolinea.
I problemi sociali non sono “problemi dei servizi” ma problemi di tutti. Non solo perché è eticamente giusto ma anche perché è utile: il cambio di logica è generativo delle capacità di autotutela e cura della comunità stessa e consente la creazione di legami sociali e reti di prossimità che sorreggono le fragilità interne. Un tempo tale funzione era svolta dalla famiglia allargata e dalle coabitazioni che agivano di fatto uno stile comunitario in relazione ai compiti di cura in generale, ora le famiglie si trovano isolate nelle loro solitudini a cercare risposte individuali a bisogni che sono in realtà di tanti…
La conseguenza logica di questo cambio di prospettiva implica che l’approccio al welfare va centrato a partire dalla comunità: una comunità competente, nel senso che le compete avere un ruolo, una comunità (che oggi si configura come community) che può essere protagonista. 
La costruzione partecipata delle politiche diventa una necessità oltre che un’istanza etico-politica: partiamo da una rappresentazione condivisa di cosa è la nostra comunità, dalla condivisione delle scelte strategiche e delle priorità per arrivare a gestire collettivamente e attivamente  i disagi/problemi  fondando un vero e proprio patto sociale tra cittadini e istituzioni. Pensare ad una costruzione partecipata delle politiche di un welfare da rifondare  significa ipotizzare non solo i contenuti ma soprattutto il metodo.
Questo cambio di paradigma nell’approccio alle politiche di welfare (ma che è proprio di tutte politiche pubbliche) implica nuovi processi di programmazione e gestione, processi che facciano della partecipazione un carattere distintivo. 
Il superamento di logiche gerarchiche nell’approccio alle politiche di welfare, l’aprirsi invece alla logica di rete, il riconoscere al cittadino un ruolo di soggetto e non più solo di oggetto delle politiche implica saper governare processi di negoziazione nella scelta degli obiettivi e priorità. Un lavoro di ascolto, mediazione, tessitura da intendersi come un processo continuo.
Questo nuovo approccio rappresenta un cambiamento significativo per l’ente locale, richiede il ripensare il modo di esercitare la propria leadership, di saper “governare” il processo tenendo assieme il mandato istituzionale con l’attenzione a coinvolgere, motivare, dare protagonismo alla comunità locale.
Il Comune di Parma intende andare nella direzione di questo cambiamento ed ha avviato il progetto sotto decritto considerandolo un vero e proprio investimento affinchè il welfare diventi la leva strategica di sviluppo del territorio.  La modalità di autogoverno dei beni comuni  (per citare Elinor Ostrom –premio Nobel 2006) passa per un cambio culturale  che si gioca nei quartieri e nelle relazioni fra le persone che vivono vicine e nella possibilità di costruire sintesi fra un valido settore pubblico,  un capace privato e una società civile attiva, sveglia e dinamica.
Contesto
Per sintetizzare in alcuni concetti chiave la situazione del welfare del Comune di Parma si può  riassumere dicendo che l’investimento di risorse sia economiche che umane è sempre stato notevole, il sistema dei servizi è articolato, di grande spessore con punte di qualità anche eccellenti. Gli ultimi anni hanno visto la sperimentazione di molti progetti grandiosi e molto appariscenti che hanno di fatto impauperito  alcune risposte più strutturate (vedi ad es. contributi monogenitoriali) e hanno impegnato tutte le risorse possibili fino al 2012 senza garantire una sostenibilità nel tempo.
Il quadro attuale, quindi, può essere così riassunto:
la situazione finanziaria nazionale determinerà a partire dal 2013 un calo drastico di risorse in termini di finanziamenti statali  (già finiti da anni) e regionali (che fino al 2012 avevano retto l’urto della crisi attingendo a residui e fondi straordinari) ;
la situazione finanziaria del Comune di Parma impone delle scelte in relazione alle varie progettualità;
i bisogni sono crescenti e drammatici che vanno a sommarsi ai bisogni di sempre;
è ineludibile la necessità di fare scelte importanti rispetto ai servizi da sostenere e a volte da potenziare rispetto ad altri che non potranno essere più garantiti;
il concetto stesso di “diritto esigibile” diventa relativo;
è fondamentale costruire un quadro di contesto chiaro rispetto alla vision delle politiche sociali al fine da rendere esplicita ed evidente la motivazione sottostante  a qualsiasi scelta;
è altrettanto necessario che il processo di decisione rispetto alle scelte da farsi, alle priorità da garantire, alle strategie da attivare possa essere negoziato con la società civile stessa. 
Solo un processo di costruzione condiviso di tali scelte può garantire l’attivazione di risposte comunitarie a bisogni individuali e il recupero di risorse finalizzate alla coesione sociale e solidarietà sociale evitando invece l’arroccarsi su posizioni difensive di alcuni e l’acuirsi di esasperazioni di altri che possono portare alla conflittualità sociale, all’aumento di paure ed insicurezza percepita e ad un modello di  comunità ancora più individualistico.
OBIETTIVI
Lo scopo del Comune di Parma è quello di riscrivere il patto cittadini-istituzioni relativamente all’Area  Welfare attraverso un processo partecipativo che veda attori protagonisti gli amministratori, gli operatori, gli stakeholders/shareholders e i cittadini. In un tale quadro il presente progetto rappresenta un’opportunità per costruire un percorso partecipato e condiviso per la definizione del nuovo welfare della città di Parma, generativo di un modo nuovo dell’istituzione Comune di “stare nella comunità alla pari con tutti gli attori del sistema locale”.
Gli obiettivi sono concentrici e vanno nella direzione di riscrivere il patto cittadini-istituzioni attraverso il:
1. definire all’interno dell’Assessorato Welfare (allargato all’assessorato politiche giovanili,  poitiche educative, ecc.) attraverso un processo partecipato una Vision condivisa  (macroaree strategiche, priorità, scelte di direzione) sulla quale poi coinvolgere  la comunità;
2. ripensare competenze, linguaggi e processi per saper essere attivatore di una comunità;
3. ridefinire le regole di ingaggio per la gestione del governo dei processi interni ed esterni coerenti con un approccio di comunità;
4. definire con la comunità locale, attraverso un processo partecipato, un patto per attivare la community. 
RISULTATI ATTESI
1. Attraverso un  percorso di incontri tecnici e  un processo di condivisione interna  si ipotizza di giungere alla: 
a. Definizione di una vision condivisa
b. Declinazione di una bozza di documento con definizione delle macroaree strategiche, priorità, scelte di direzione 
c. Definizione di un Patto  interno che declini le regole di coinvolgimento  e definisca le  modalità di apertura all’esterno e relativo coinvolgimento della community locale (si ipotizza un community day interno che coinvolga sia gli operatori che il livello politico)
2. Realizzazione di un percorso di ascolto/confronto/ formulazione di proposte sia all’interno delle strutture comunali che con tutti gli stakeholders-shareholders finalizzato alla individuazione delle nuove priorità, obiettivi, alla luce dei bisogni emergenti, delle criticità rilevate, delle proposte formulate con possibilità di tavoli allargati di convergenza anche sulle piste di lavoro che vanno definendosi al punto 1;
3. Realizzazione di incontri pubblici con gli stakeholders-shareholders della città che veda presenti e coinvolti associazioni, cooperative e tutti i soggetti del non profit attivi nel territorio, enti, istituzioni, imprese e singoli cittadini interessati a condividere significato, approccio, obiettivi, responsabilità delle politiche di welfare ed a partecipare in un’ottica generativa, alla realizzazione di un nuovo welfare non più fondato sulla conservazione ma leva strategica per l’innovazione istituzionale, un ambito decisivo per la produzione di nuovo valore, snodo del patto sociale intergenerazionale. 
Anche in questo caso si potrà ipotizzare la realizzazione di community day allargati  dove  il Comune sarà presente sia sul piano tecnico che su quello politico. 
L’esito del processo è concretizzabile in:
a. Definizione di un Patto fondativo sul welfare e sulla relazione tra cittadini -Istituzioni e Privato ;
b. Definizione delle priorità,  scelte strategiche, obiettivi e delle regole di ingaggio.
DESCRIZIONE FASI OPERATIVE:  
La struttura del percorso è articolata nei seguenti passi:
Luglio 2012: Condivisione del percorso (finalità, filosofia, approccio) all’interno della Giunta e della struttura e relativa  comunicazione;
Estate/settembre 2012 : Avvio di un percorso di confronto con gruppi di operatori  e tecnici referenti per le diverse aree tematiche individuate (PERSONE ANZIANE, MINORI E FAMIGLIE, , DISAGIO ABITATIVO ED ECONOMICO, PERSONE CON DISABILITA’, IMMIGRATI ED INCLUSIONE SOCIALE, GIOVANI) con l’obiettivo di definire la Vision sulla quale coinvolgere la comunità, focalizzare le macroaree strategiche su cui centrare  l’attenzione, individuare scelte prioritarie ed eventuali obiettivi. Chiusura della fase con Community day*
Estate/Ottobre 2012: Avvio contestualmente di un percorso di ascolto e confronto con tutti i vari interlocutori, stakeholders e shareholders del  territorio anche focalizzando aree tematiche con l’obiettivo di attivare una riflessione sul riposizionamento reciproco in relazione ad un contesto di negoziazione diverso e parallelamente cercare un confronto e una convergenza sulla vision del punto  precedente che si andrà via via definendo ed ampliando anche con i contributi che emergono;
Ottobre 2012: Si prevede un passaggio ulteriore di condivisione-confronto-arricchimento attraverso i Tavoli tematici dei Piani di Zona che costituiscono uno strumento già in essere per la programmazione partecipata delle politiche sociosanitarie e che vedono una composizione formalizzata e rappresentativa di molti degli interlocutori istituzionali e non;
Ottobre 2012 Definizione di un primo documento – proposta della VISION delle POLITICHE DEL WELFARE;
Ottobre/novembre 2012 : Organizzazione di incontri pubblici nei quartieri allargati a tutti i cittadini interessati  dove si aprirà il confronto e negoziazione sulla vision e sulla proposta delle scelte prioritarie  e dei macro obiettivi strategici: il processo partecipato con i cittadini deve portare all’attivazione di una community più ampia, finalizzata alla costruzione di un vero e proprio patto fondativo tra cittadini ed istituzioni con la ridefinizione delle regole di ingaggio. Chiusura della fase con Community day*
*(Il  Community day sarà solo il punto focale di un percorso, il “rito” che celebrerà un modo nuovo di approcciare le politiche di welfare. Pertanto ci sarà un lavoro preparatorio che, a partire dagli obiettivi e dal metodo di lavoro già condivisi, sarà mirato a pianificare nel dettaglio il processo di lavoro della giornata fissata per Ottobre/novembre.)
Il Comune di Parma recepirà, quindi, con specifici atti le indicazioni e gli esiti del processo definendo un documento di sintesi del percorso, la vision emersa e i pilastri del nuovo Patto Fondativo del Welfare. 
Il percorso di incontro/confronto con la  città, la cui prima fase sarà focalizzata sul rapporto con gli stakeholders/shareholders e avrà un carattere più di tipo “istituzionale” (incontri del Sindaco e/o dell’Assessore/i con gli stakeholders –shareholders) tenderà poi, progressivamente, ad aprirsi a tutti i cittadini e non terminerà ad ottobre/novembre: l’esito di questo primo progetto costituisce l’esordio di un nuovo rapporto, comunicazione e relazione.
Lo stile comunicativo, orientato all’ascolto e alla proposta di partecipazione ad un percorso, sarà segnato dall’idea che i singoli temi debbano trovare risposta all’interno di un quadro strategico orientato al Bene Comune e che faccia leva sulla co-responsabilità da parte degli attori. 
GRUPPO DI COORDINAMENTO
Il gruppo di coordinamento del progetto è costituito dall’Assessore al Welfare, dal vicesindaco con delega ai Servizi educativi, dall’Assessore allo Sport e alle Politiche giovanili e dal Direttore del settore Welfare e Famiglia. In alcune fasi di snodo sarà allargato al Sindaco e a tutta la Giunta e in altre fasi più operative sarà allargato ai Dirigenti e PO del settore/i.   
MONITORAGGIO
Un processo con tanti attori, mirato alla ridefinizione di una cultura del welfare, all’apprendimento di competenze e linguaggi nuovi, richiede di essere sostenuto da informazioni continue che diano al gruppo di coordinamento dei ritorni sul processo in atto, ma che poi permettano anche a tutti i partecipanti al processo di avere un ritorno valutativo del progetto.
In alcune fasi sarà necessario il supporto di facilitatori e attivatori di processi così come di formatori per rileggere, analizzare e monitorare il percorso e suggerire eventuali correttivi o aggiustamenti.
Il piano di comunicazione si articola in azioni “tradizionali” quali incontri, conferenza stampa, blog sul sito del Comune in quanto strumenti consoni a tutta la popolazione target del processo. Ma a questi se ne vanno ad aggiungere altri più centrati sull’uso del web al fine di aprire nuovi luoghi di incontro, discussione, confronto.La prima fase del progetto prevede il coinvolgimento e discussione con gli operatori tecnici esperti di ogni dato settore, parallelamente verranno ascoltati tutti i vari interlocutori di questa città che in qualche modo collaborono con le politiche sociali, come cooperative o associazioni e fondazioni: la logica degli incontri è quella di trovare insieme le priorità e le risorse a disposizione. 

La prima fase del progetto prevede il coinvolgimento e discussione con gli operatori tecnici esperti di ogni dato settore, parallelamente verranno ascoltati tutti i vari interlocutori di questa città che in qualche modo collaborono con le politiche sociali, come cooperative o associazioni e fondazioni: la logica degli incontri è quella di trovare insieme le priorità e le risorse a disposizione. 

L'ultima fase del progetto sarà la condivisione delle idee con i cittadini: andremo in ogni quartiere e faremo incontri con i cittadini, questo per esporre alla cittadinanza le nostre politiche, e per darle la possibilità anche di rinegoziare o riprogettare le politiche attuate nelle fasi precedenti".

Il video sul canale YouTube al seguente del Comune di Parma al seguente link

 

Di seguito il testo del progetto pubblicato in allegato con la relativa tabella:

 

PREMESSA

 

In un convegno di parecchi anni fa, F.Olivetti Manoukian e il suo gruppo teorizzavano che “ …la comunità locale è chiamata a riappropriarsi del disagio sociale iscritto nelle sue convivenze perché la delega agli specialisti del sociale non è più sostenibile sul piano finanziario, etico, organizzativo…”

Per anni abbiamo tenuto sullo sfondo questo monito, senza riuscire a scalfire codici culturali molto radicati: bisogno-offerta di risposte (anche se magari mirate all’empowerment), assistenzialismo e beneficienza,  confusa sussidiarietà, ecc.  Ora la situazione impone una riflessione: la domanda crescente di risposte relativa a bisogni sempre più articolati, la riduzione drammatica delle risorse pubbliche, la crisi economica che genera disoccupazione, insicurezza e povertà, l’assedio posto ai servizi con relativa sensazione di impotenza degli operatori, ci fanno constatare che il modello di welfare comunale ispirato a slogan come “il luogo delle risposte” o “Comune Amico”  è arrivato al capolinea.

I problemi sociali non sono “problemi dei servizi” ma problemi di tutti. Non solo perché è eticamente giusto ma anche perché è utile: il cambio di logica è generativo delle capacità di autotutela e cura della comunità stessa e consente la creazione di legami sociali e reti di prossimità che sorreggono le fragilità interne. Un tempo tale funzione era svolta dalla famiglia allargata e dalle coabitazioni che agivano di fatto uno stile comunitario in relazione ai compiti di cura in generale, ora le famiglie si trovano isolate nelle loro solitudini a cercare risposte individuali a bisogni che sono in realtà di tanti…

La conseguenza logica di questo cambio di prospettiva implica che l’approccio al welfare va centrato a partire dalla comunità: una comunità competente, nel senso che le compete avere un ruolo, una comunità (che oggi si configura come community) che può essere protagonista. 

 

La costruzione partecipata delle politiche diventa una necessità oltre che un’istanza etico-politica: partiamo da una rappresentazione condivisa di cosa è la nostra comunità, dalla condivisione delle scelte strategiche e delle priorità per arrivare a gestire collettivamente e attivamente  i disagi/problemi  fondando un vero e proprio patto sociale tra cittadini e istituzioni. Pensare ad una costruzione partecipata delle politiche di un welfare da rifondare  significa ipotizzare non solo i contenuti ma soprattutto il metodo.

 

Questo cambio di paradigma nell’approccio alle politiche di welfare (ma che è proprio di tutte politiche pubbliche) implica nuovi processi di programmazione e gestione, processi che facciano della partecipazione un carattere distintivo. 

Il superamento di logiche gerarchiche nell’approccio alle politiche di welfare, l’aprirsi invece alla logica di rete, il riconoscere al cittadino un ruolo di soggetto e non più solo di oggetto delle politiche implica saper governare processi di negoziazione nella scelta degli obiettivi e priorità. Un lavoro di ascolto, mediazione, tessitura da intendersi come un processo continuo.

Questo nuovo approccio rappresenta un cambiamento significativo per l’ente locale, richiede il ripensare il modo di esercitare la propria leadership, di saper “governare” il processo tenendo assieme il mandato istituzionale con l’attenzione a coinvolgere, motivare, dare protagonismo alla comunità locale.

 

Il Comune di Parma intende andare nella direzione di questo cambiamento ed ha avviato il progetto sotto decritto considerandolo un vero e proprio investimento affinchè il welfare diventi la leva strategica di sviluppo del territorio.  La modalità di autogoverno dei beni comuni  (per citare Elinor Ostrom –premio Nobel 2006) passa per un cambio culturale  che si gioca nei quartieri e nelle relazioni fra le persone che vivono vicine e nella possibilità di costruire sintesi fra un valido settore pubblico,  un capace privato e una società civile attiva, sveglia e dinamica.

 

Contesto

 

Per sintetizzare in alcuni concetti chiave la situazione del welfare del Comune di Parma si può  riassumere dicendo che l’investimento di risorse sia economiche che umane è sempre stato notevole, il sistema dei servizi è articolato, di grande spessore con punte di qualità anche eccellenti. Gli ultimi anni hanno visto la sperimentazione di molti progetti grandiosi e molto appariscenti che hanno di fatto impauperito  alcune risposte più strutturate (vedi ad es. contributi monogenitoriali) e hanno impegnato tutte le risorse possibili fino al 2012 senza garantire una sostenibilità nel tempo.

 

Il quadro attuale, quindi, può essere così riassunto:

la situazione finanziaria nazionale determinerà a partire dal 2013 un calo drastico di risorse in termini di finanziamenti statali  (già finiti da anni) e regionali (che fino al 2012 avevano retto l’urto della crisi attingendo a residui e fondi straordinari) ;

la situazione finanziaria del Comune di Parma impone delle scelte in relazione alle varie progettualità;

i bisogni sono crescenti e drammatici che vanno a sommarsi ai bisogni di sempre;

è ineludibile la necessità di fare scelte importanti rispetto ai servizi da sostenere e a volte da potenziare rispetto ad altri che non potranno essere più garantiti;

il concetto stesso di “diritto esigibile” diventa relativo;

è fondamentale costruire un quadro di contesto chiaro rispetto alla vision delle politiche sociali al fine da rendere esplicita ed evidente la motivazione sottostante  a qualsiasi scelta;

è altrettanto necessario che il processo di decisione rispetto alle scelte da farsi, alle priorità da garantire, alle strategie da attivare possa essere negoziato con la società civile stessa. 

 

Solo un processo di costruzione condiviso di tali scelte può garantire l’attivazione di risposte comunitarie a bisogni individuali e il recupero di risorse finalizzate alla coesione sociale e solidarietà sociale evitando invece l’arroccarsi su posizioni difensive di alcuni e l’acuirsi di esasperazioni di altri che possono portare alla conflittualità sociale, all’aumento di paure ed insicurezza percepita e ad un modello di  comunità ancora più individualistico.

 

OBIETTIVI

 

Lo scopo del Comune di Parma è quello di riscrivere il patto cittadini-istituzioni relativamente all’Area  Welfare attraverso un processo partecipativo che veda attori protagonisti gli amministratori, gli operatori, gli stakeholders/shareholders e i cittadini. In un tale quadro il presente progetto rappresenta un’opportunità per costruire un percorso partecipato e condiviso per la definizione del nuovo welfare della città di Parma, generativo di un modo nuovo dell’istituzione Comune di “stare nella comunità alla pari con tutti gli attori del sistema locale”.

 

Gli obiettivi sono concentrici e vanno nella direzione di riscrivere il patto cittadini-istituzioni attraverso il:

1. definire all’interno dell’Assessorato Welfare (allargato all’assessorato politiche giovanili,  poitiche educative, ecc.) attraverso un processo partecipato una Vision condivisa  (macroaree strategiche, priorità, scelte di direzione) sulla quale poi coinvolgere  la comunità;

2. ripensare competenze, linguaggi e processi per saper essere attivatore di una comunità;

3. ridefinire le regole di ingaggio per la gestione del governo dei processi interni ed esterni coerenti con un approccio di comunità;

4. definire con la comunità locale, attraverso un processo partecipato, un patto per attivare la community. 

 

RISULTATI ATTESI

 

1. Attraverso un  percorso di incontri tecnici e  un processo di condivisione interna  si ipotizza di giungere alla: 

a. Definizione di una vision condivisa

b. Declinazione di una bozza di documento con definizione delle macroaree strategiche, priorità, scelte di direzione 

c. Definizione di un Patto  interno che declini le regole di coinvolgimento  e definisca le  modalità di apertura all’esterno e relativo coinvolgimento della community locale (si ipotizza un community day interno che coinvolga sia gli operatori che il livello politico)

2. Realizzazione di un percorso di ascolto/confronto/ formulazione di proposte sia all’interno delle strutture comunali che con tutti gli stakeholders-shareholders finalizzato alla individuazione delle nuove priorità, obiettivi, alla luce dei bisogni emergenti, delle criticità rilevate, delle proposte formulate con possibilità di tavoli allargati di convergenza anche sulle piste di lavoro che vanno definendosi al punto 1;

3. Realizzazione di incontri pubblici con gli stakeholders-shareholders della città che veda presenti e coinvolti associazioni, cooperative e tutti i soggetti del non profit attivi nel territorio, enti, istituzioni, imprese e singoli cittadini interessati a condividere significato, approccio, obiettivi, responsabilità delle politiche di welfare ed a partecipare in un’ottica generativa, alla realizzazione di un nuovo welfare non più fondato sulla conservazione ma leva strategica per l’innovazione istituzionale, un ambito decisivo per la produzione di nuovo valore, snodo del patto sociale intergenerazionale. 

Anche in questo caso si potrà ipotizzare la realizzazione di community day allargati  dove  il Comune sarà presente sia sul piano tecnico che su quello politico. 

L’esito del processo è concretizzabile in:

a. Definizione di un Patto fondativo sul welfare e sulla relazione tra cittadini -Istituzioni e Privato ;

b. Definizione delle priorità,  scelte strategiche, obiettivi e delle regole di ingaggio.

DESCRIZIONE FASI OPERATIVE:  

La struttura del percorso è articolata nei seguenti passi:

Luglio 2012: Condivisione del percorso (finalità, filosofia, approccio) all’interno della Giunta e della struttura e relativa  comunicazione;

 

Estate/settembre 2012 : Avvio di un percorso di confronto con gruppi di operatori  e tecnici referenti per le diverse aree tematiche individuate (PERSONE ANZIANE, MINORI E FAMIGLIE, , DISAGIO ABITATIVO ED ECONOMICO, PERSONE CON DISABILITA’, IMMIGRATI ED INCLUSIONE SOCIALE, GIOVANI) con l’obiettivo di definire la Vision sulla quale coinvolgere la comunità, focalizzare le macroaree strategiche su cui centrare  l’attenzione, individuare scelte prioritarie ed eventuali obiettivi. Chiusura della fase con Community day*

 

Estate/Ottobre 2012: Avvio contestualmente di un percorso di ascolto e confronto con tutti i vari interlocutori, stakeholders e shareholders del  territorio anche focalizzando aree tematiche con l’obiettivo di attivare una riflessione sul riposizionamento reciproco in relazione ad un contesto di negoziazione diverso e parallelamente cercare un confronto e una convergenza sulla vision del punto  precedente che si andrà via via definendo ed ampliando anche con i contributi che emergono;

 

Ottobre 2012: Si prevede un passaggio ulteriore di condivisione-confronto-arricchimento attraverso i Tavoli tematici dei Piani di Zona che costituiscono uno strumento già in essere per la programmazione partecipata delle politiche sociosanitarie e che vedono una composizione formalizzata e rappresentativa di molti degli interlocutori istituzionali e non;

 

 

Ottobre 2012 Definizione di un primo documento – proposta della VISION delle POLITICHE DEL WELFARE;

 

Ottobre/novembre 2012 : Organizzazione di incontri pubblici nei quartieri allargati a tutti i cittadini interessati  dove si aprirà il confronto e negoziazione sulla vision e sulla proposta delle scelte prioritarie  e dei macro obiettivi strategici: il processo partecipato con i cittadini deve portare all’attivazione di una community più ampia, finalizzata alla costruzione di un vero e proprio patto fondativo tra cittadini ed istituzioni con la ridefinizione delle regole di ingaggio. Chiusura della fase con Community day*

 

*(Il  Community day sarà solo il punto focale di un percorso, il “rito” che celebrerà un modo nuovo di approcciare le politiche di welfare. Pertanto ci sarà un lavoro preparatorio che, a partire dagli obiettivi e dal metodo di lavoro già condivisi, sarà mirato a pianificare nel dettaglio il processo di lavoro della giornata fissata per Ottobre/novembre.)

 

Il Comune di Parma recepirà, quindi, con specifici atti le indicazioni e gli esiti del processo definendo un documento di sintesi del percorso, la vision emersa e i pilastri del nuovo Patto Fondativo del Welfare. 

Il percorso di incontro/confronto con la  città, la cui prima fase sarà focalizzata sul rapporto con gli stakeholders/shareholders e avrà un carattere più di tipo “istituzionale” (incontri del Sindaco e/o dell’Assessore/i con gli stakeholders –shareholders) tenderà poi, progressivamente, ad aprirsi a tutti i cittadini e non terminerà ad ottobre/novembre: l’esito di questo primo progetto costituisce l’esordio di un nuovo rapporto, comunicazione e relazione.

Lo stile comunicativo, orientato all’ascolto e alla proposta di partecipazione ad un percorso, sarà segnato dall’idea che i singoli temi debbano trovare risposta all’interno di un quadro strategico orientato al Bene Comune e che faccia leva sulla co-responsabilità da parte degli attori. 

 

GRUPPO DI COORDINAMENTO

Il gruppo di coordinamento del progetto è costituito dall’Assessore al Welfare, dal vicesindaco con delega ai Servizi educativi, dall’Assessore allo Sport e alle Politiche giovanili e dal Direttore del settore Welfare e Famiglia. In alcune fasi di snodo sarà allargato al Sindaco e a tutta la Giunta e in altre fasi più operative sarà allargato ai Dirigenti e PO del settore/i.   

 

MONITORAGGIO

Un processo con tanti attori, mirato alla ridefinizione di una cultura del welfare, all’apprendimento di competenze e linguaggi nuovi, richiede di essere sostenuto da informazioni continue che diano al gruppo di coordinamento dei ritorni sul processo in atto, ma che poi permettano anche a tutti i partecipanti al processo di avere un ritorno valutativo del progetto.

In alcune fasi sarà necessario il supporto di facilitatori e attivatori di processi così come di formatori per rileggere, analizzare e monitorare il percorso e suggerire eventuali correttivi o aggiustamenti.

Il piano di comunicazione si articola in azioni “tradizionali” quali incontri, conferenza stampa, blog sul sito del Comune in quanto strumenti consoni a tutta la popolazione target del processo. Ma a questi se ne vanno ad aggiungere altri più centrati sull’uso del web al fine di aprire nuovi luoghi di incontro, discussione, confronto.

 

 


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