Violenza alle donne? Anche nella pubblicità
Incontro promosso a Palazzo del Governatore per denunciare una forma di violenza poco considerata ma molto presente. A Parma si pensa a limitazioni nelle affissioni pubbliche.
Serata di riflessione e “giochi” interattivi ieri sera a Palazzo del Governatore per ricordare la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”.
Il Comune di Parma ha voluto celebrare il 25 novembre, giorno deliberato dall’Assemblea delle Nazioni Unite per ricordare l’assassinio delle tre sorelle Mirabal trucidate dal regime dittatoriale dominicano nel 1960, con un’iniziativa originale, che introduce un diverso modo di riflessione collettiva sul tema della violenza sulla donna.
Sono state le parole del vicesindaco con delega alle Pari Opportunità, Nicoletta Paci, ad introdurre una serata a Palazzo del Governatore che ha visto un pubblico molto attento e partecipativo.
“Quest’anno, ha detto la Paci, abbiamo voluto organizzare un evento in memoria della Giornata internazionale della violenza contro le donne che diventasse un’occasione di riflessione sugli stereotipi all’interno della pubblicità, che troppo spesso e in maniera abituale propongono il corpo della donna come oggetto di desiderio. Lo scopo della serata -ha proseguito- è quello di evidenziare tali stereotipi, offrire gli strumenti per riconoscerli e stimolare il senso critico di ciò che quotidianamente ci viene proposto, in modo da poterci trasformare da consumatori passivi a vigili ed attivi.”
L’incontro è poi proseguito con l’intervento di Mariangela De Gregorio e Stefania Scaletti protagoniste della trasmissione radio “Frequenzedigenere”, in onda settimanalmente su Radio Città Fujiko e fondatrici dell’Associazione Deneb di Bologna, che hanno introdotto l’argomento, facendo notare che quando si parla di violenza sulle donne si pensa sempre al femminicidio come forma più estrema, non considerando invece che esistono molti altri aspetti di violenza perpetrati a danno delle donne.
“La violenza, ha detto Stefania Scaletti, ha sempre un antefatto, nella maggioranza dei casi di natura culturale. La violenza, infatti, non è solo di tipo fisico; per questo diventa importante agire a livello culturale, sugli stereotipi insiti in ognuno di noi”.
Ma non sempre è facile riconoscere la pubblicità sessista. Attraverso la proiezione di una serie di immagini pubblicitarie e cartellonistica stradale senza apparizione dei relativi marchi, Mariangela De Gregorio ha invitato il pubblico ad associare le immagini al tipo di prodotto reclamizzato. Ne è scaturito un vivace ed appassionato dibattito in cui il pubblico ha condiviso la propria esperienza e la propria percezione di questo tipo di pubblicità, che rivela stereotipi sessisti e discriminatori della donna anche quando il messaggio appare privo di riferimenti sessuali.
I filmati proposti hanno poi evidenziato come una stessa multinazionale pubblicizzi il proprio prodotto con format assolutamente diversi a seconda del paese europeo a cui è destinato E il nostro paese è fanalino di coda dei Paesi dell'Unione Europea a proposito di parità di genere tra uomo e donna: siamo al 71° nella classifica mondiale sulle disparità di genere, secondo il risultato dello studio del World Economic Forum (Wef) che anche quest’anno ha pubblicato il Global Gender Gap Index, l’indice di misurazione del divario tra uomo e donna. Ci battono anche Nazioni come lo Sri Lanka, Mozambico, Cuba, Bulgaria.
Non solo, ma siamo assolutamente carenti di una legislazione che regolamenti la pubblicità e l’uso del corpo femminile al suo interno. In altri paesi europei, infatti, è fatto divieto di usare il corpo della donna per immagini non strettamente correlate al prodotto. La Francia ha una legislazione esplicita: la pubblicità non può ridurre la persona umana ad oggetto e la Spagna vieta la pubblicità sessista ed introduce il concetto di educazione all’uguaglianza tra uomini e donne.
In Italia esiste un solo organismo lo IAP, Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, ente privato che regolamenta la comunicazione per una corretta informazione.
A riguardo, il vicesindaco Paci ha informato i presenti che ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e IAP hanno firmato un Protocollo di intesa volto a consolidare modelli di comunicazione ispirati al rispetto della dignità della donna e del principio di pari opportunità, e che l’intento del Comune di Parma è quello di introdurre tale principio nella cartellonistica pubblica.
Rimane comunque la necessità di una regolamentazione a livello nazionale, così come esiste in altri paesi nel mondo. Senza quella, il lavoro di segnalazione degli eccessi in pubblicità è demandato alla sola buona volontà dei cittadini che denunciano le situazioni limite.