NOTIZIE / 25.06.15 / CULTURA

Insolito Festival

Spettacoli, incontri inediti, esplorazioni urbane per adulti e bambini - Seconda edizione, dal 30 giugno al 13 settembre, Giardino Ducale e Quartiere Oltretorrente.

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Esplorazioni del Giardino Ducale con il binocolo, “museo degli oggetti ordinari”, cioè dei ricordi dei nonni da collocare non a caso nel vecchio bar del complesso Romanini - Stuard: tutto questo e molto altro sarà l'Insolito Festival, un festival davvero fuori dall'ordinario, che accompagnerà l'estate parmigiana nell'Oltretorrente.

Giunta alla seconda edizione, la rassegna di «spettacoli, incontri inediti, esplorazioni urbane per adulti e bambini», che si terrà dal 30 giugno al 13 settembre nel Giardino Ducale e nel Quartiere Oltretorrente, conferma e sviluppa il profilo atipico assunto programmaticamente già nel nome.

La rassegna è stata presentata in Municipio dall'assessore Laura Maria Ferraris, assieme a Roberto Delsignore, presidente di Fondazione Monte Parma, che l'ha sponsorizzata, e ad Alessandra Belledi e Flavia Armenzoni del Teatro delle Briciole.

Insolito Festival è promosso con il contributo del Comune di Parma dall`Associazione Micro Macro in collaborazione con il Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti, con il sostegno della Regione Emilia Romagna, della Fondazione Monte di Parma, della Provincia di Parma, di Banca Monte Parma, con la collaborazione di Ad Personam e della Biblioteca di @lice.

“Siamo riusciti a confermare il sostegno del Comune -ha detto l'assessore Laura Maria Ferraris – a questa iniziativa alla quale teniamo molto e che ci fa particolarmente piacere poter riproporre, anche in chiave di valorizzazione del quartiere Oltretorrente, oltre che per il suo intrinseco valore culturale”.

“Il nostro intervento come Fondazione – ha affermato Roberto Delsignore – vuole essere un sostegno all'innovazione e un segno di attenzione rivolto soprattutto ai giovani che ne saranno protagonisti”.

“Non è un grande evento – ha ricordato Alessandra Belledi – ma per noi è un appuntamento ricco e prezioso, che crea relazioni tra luoghi, artisti e generazioni, che esprime l'umanità della città”. 

Insolito come il calendario lungo, che anziché «consumarsi» in un pugno di giorni festivaliero si svolge quasi con l’ampiezza di una saison all’aperto. Insolito come l’identità proteiforme e positivamente incatalogabile dei generi proposti, dalla performance interattiva inscenata in un bar alla costruzione condivisa con gli abitanti di un Museo di oggetti quotidiani.

Insolito come la volontà programmatica di contribuire attraverso il teatro e le arti sceniche a un processo di umanizzazione della città, di favorire, in un’epoca di grandi frammentazioni, i legami tra le persone e il loro senso di appartenenza alla comunità e ai suoi luoghi, a cominciare da due spazi diversamente simbolici della città, di cui si sperimentano in modo diverso i complessi fenomeni di trasformazione.

In questo senso al centro del Festival c’è il rapporto con gli abitanti e con la città, con il suo profilo urbano e architettonico, sociale e generazionale, con il territorio. Perchè la comunità intera, dai bambini ai giovani agli anziani, può condividere in esso l’emozione del teatro alimentando la dimensione comunitaria del vivere urbano.

Ecco allora il senso della parola incontro e della parola esplorazione contenute nel sottotitolo accanto alla parola spettacoli.

Perché è l’incontro e l’esplorazione che sorreggono l’idea stessa di progetti creati per il festival come Taleswatching, una specie di gioco di osservazione e identificazione dei legami tra le favole e le loro immagini simboliche, che trasforma il Giardino Ducale in un itinerario di scoperta di personaggi-icone che vivono sugli alberi. È l’incontro e l’esplorazione che rendono possibile immaginare a Parma un altro progetto creato per il festival, realizzato con la collaborazione del francese Théâtre de Cuisine, un Museo costruito dalle persone con i loro oggetti quotidiani, tramite poetico della storia famigliare degli abitanti, in un luogo tutto da esplorare come l’ex casa di riposo Romanini-Stuard, reso fruibile grazie all’ospitalità di Ad Personam.

E’ l’esplorazione di un luogo e al tempo stesso di una cultura affascinante come quella del popolo cimbro, che anima le «storie raccontate e danzate» di Lucia Nicolussi Perego. Ed è l’esplorazione di un’Africa immaginata, ma oggi vicinissima a noi, che vivifica la storia di un classico come la favola in musica Pik Badaluk nella versione di Cà Luogo d’arte.

L’incontro è imprescindibile anche nell’idea di teatro come dispositivo propria del CollettivO CineticO, come performance che può interagire anche con dei «non-spettatori» come sono i clienti di un luogo pubblico come il Dulcamara, o nei dialoghi tra bambini su temi non «da bambini», curati anche in questa edizione da Beatrice Baruffini e Agnese Scotti, o nel teatro condiviso come incontro tra generazioni, curato da Elisa Cuppini, dove bambini, ragazzi e over 60 si mettono in gioco interpretando i capolavori di Shakespeare, entrambe creazioni nate specificamente per il Festival.

Ma anche gli spettacoli più teatralmente «strutturati» declinano variamente l’identità insolita del festival. E’ il caso del teatro d’oggetti, che si fonda sulla capacità di estrarre dalle cose di tutti i giorni la loro forza espressiva e simbolica, di cui si potrà vedere un titolo cult del glorioso Théâtre de Cuisine, che forma un dittico ideale con il progetto Moop. E’ il caso della fusione di teatrodanza e clownerie di Circhio lume, tra clownerie e teatro d’attore di Operativi! , delle scintille tra comico e tragico che i pluripremiati Sacchi di Sabbia sanno far scoccare parodiando forme colte e tradizioni popolari, e infine dell’«Asta del santo», un «mercante in fiera sulle vite dei santi» proposto da gli Omini.

E l’incontro, la relazione tra le persone, l’esplorazione degli spazi urbani, anche quelli feriti, è imprescindibile nell’iniziativa speciale con cui si chiude in settembre il festival dopo la pausa d’agosto: il secondo capitolo di «S-chiusi, il «viaggio teatrale nei negozi chiusi per crisi» che dopo il fortunato esordio di Via Bixio nel dicembre 2013, approda ora in Via Imbriani: viaggio concepito come sviluppo di un progetto con cui il teatro riporta la vita dentro gli spazi abbandonati dalle attività commerciali del centro.

Partecipano | Ferraris Laura Maria
ALLEGATI |

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