Parma 2013. Punto a capo: il Sindaco ha presentato alla città il bilancio preventivo 2013
Il Sindaco Pizzarotti con gli assessori Capelli, Rossi e Paci ha presentato il bilancio preventivo 2013 nella sala Ipogea dell'Auditorium Paganini: ecco il discorso del Sindaco e le slide di presentazione.
Buonasera a tutti.
Vi introduco a questa importante serata parlandovi del notevole impegno ed il difficile compito che la nostra Comunità è chiamata ad affrontare, e questa Giunta in dovere di assolvere.
Anzitutto, quando parlo di “impegno” e di “dovere”, lo faccio in riferimento a due temi cruciali: la lunga e difficile situazione economica, di cui nessuno è ancora stato in grado di delineare i confini ed intravvedere soluzioni, ed il dissennato sperpero di denaro pubblico perpetrato negli ultimi dieci anni.
L’impegno della classe dirigente è di traghettare la Comunità verso un sistema stabile ed economicamente sicuro, e il dovere di assolvere questo compito nonostante alcune scelte possano risultare impopolari.
E con oltre 800 milioni di debiti, siamo costretti a parlare anche di scelte impopolari. O infatti agiamo come sempre è stato fatto, posticipando ad un domani indefinito i problemi economici della nostra Comunità, oppure correggiamo gli errori commessi dalle politiche precedenti.
Già dal 2008, all’indomani dell’inizio della crisi economica, la politica locale avrebbe dovuto mostrare più coraggio. Il coraggio delle scelte giuste: chiudere la stagione degli investimenti forsennati, dismettere quello che la città non poteva più permettersi di mantenere, e puntare ad una politica di rigore per assicurarsi un futuro economicamente sicuro, in vista di questi tempi cupi.
Se solo la politica ci avesse anche solo provato, oggi parleremmo d’altro.
Orientando lo sguardo alle nostre spalle, anche di soli 5 anni, appare chiaro notare che da questa crisi la società ne uscirà profondamente cambiata. Oggi c’è chi ha perso la casa o l’impiego; i giovani faticano ad inserirsi nel mondo del lavoro, mentre molte imprese spariscono. I dati Istat, poi, ci parlano di un’Italia in prospettiva sempre più povera: nel 2012 il tasso di disoccupazione ha toccato il 10.6%, ma si prevede che nel 2013 aumenti sino all’11.4%; subiranno uno stallo le retribuzioni, mentre per alcuni il reddito avrà addirittura significative riduzioni. Questo genererà una forte politica del risparmio, e a subirne le conseguenze saranno i consumi. Sempre l’Istat ci informa che per reddito e lavoro siamo precipitati ai livelli del 1994.
Mentre tutto questo accade, noi ereditiamo un passato politico gestito con incoscienza: a Parma, ad esempio, si puntava su grandi investimenti e su faraoniche infrastrutture, nonostante i fondi necessari fossero incerti.
Veniva spacciata come la “politica del dinamismo”, ed è incredibile come ancora si possa pretendere di insistere su questa strada. Alcuni dicono che se non cresciamo la città imploderà su se’stessa. Su quali basi si raccontano tali assurdità? In realtà non c’è sistema più immobilista: La realtà è che dobbiamo utilizzare il tempo utile per correggere gli errori passati e superare il momento di pesante deficit. E lo faremo riqualificando il patrimonio esistente, che è immenso, e non producendo nuovi debiti, ne’ investendo su cattedrali nel deserto, ne’ continuando a consumare il territorio.
E credetemi: a nessun Sindaco piace condividere con i cittadini una politica dettata dal rigore, ma non è scaricando i sacrifici su chi arriverà dopo di noi che si assumono le proprie responsabilità. In passato si è considerato proficuo ritardare continuamente questo momento. Proficuo, ovviamente, per la classe politica, che pensava alle elezioni prossime prim’ancora che alla Comunità stessa.
La mia convinzione, al contrario, è che un buon governo si misura dalla capacità di guardare la città proiettata nel futuro, oltre il limitato orizzonte di un singolo mandato politico. La nostra economia si è indebolita a causa dell’irresponsabilità di alcuni e per l’incapacità di saper compiere scelte sicuramente difficili, ma necessarie.
Ritengo che sia meglio dire una brutta verità piuttosto che una bella bugia.
Da questo momento è indispensabile tracciare un nuovo cammino. Perché badate, se abbiamo evitato, appena in tempo, la crisi finanziaria, è doveroso assumere oggi, come Comunità, come società coesa e non individualista, e come amministratori, un nuovo atteggiamento: è tempo di parlare di cose reali, di problematiche economiche che toccheranno tutti noi, per chiudere la stagione delle false promesse, per scrollarci di dosso la polvere e rialzarci.
Lo faremo chiarendo l’intero quadro economico della città.
Dico questo perché non posso nascondervi che il 2013 sarà un anno particolarmente significativo, rappresenta il tramonto di un ciclo politico fondato sulla illusoria convinzione che “la crisi passerà e noi saremo più ricchi di prima”, e l’inizio di un percorso lucido e razionale, incentrato sul ridimensionamento di tutta la spesa corrente.
Durante gli ultimi due anni di crisi, il Governo ha tagliato i fondi destinati ai Comuni, compromettendo seriamente l’azione di coesione sociale garantita finora dai municipi. La crisi di Governo, poi, si è tramutata in una ulteriore condizione politica sfavorevole, perché ci fa correre il serio rischio di vedere inevase, ancora una volta, le nostre esplicite richieste: revisione del Patto di Stabilità, discussione sui tagli della Spending Review e maggior autonomia finanziaria. Tutte questioni che, se non risolte, rischiano di compromettere lo sviluppo sostenibile della città.
Sarà nostro compito batterci affinché le promesse fatte dal Governo non siano lasciate nel dimenticatoio.
Ma veniamo ora al Bilancio. Sono stati mesi di lungo lavoro. Il compito più importante è stato quello di ribaltare la logica e l’etica dell’uso delle risorse pubbliche. Nel recente passato il Comune ha fornito servizi e iniziato opere che non avrebbe potuto permettersi. E’ come indebitarsi per fare le ferie in luoghi che non ti potresti permettere, comprare auto di grossa cilindrata a rate, ma tutto questo indebitandosi.
Nel 2013 la sfida più imponente sarà pertanto rifondare l’etica dell’uso delle risorse, ma con una finalità sempre volta al miglioramento della vita delle persone. Abbiamo finalmente l’opportunità di arrivare a questo traguardo nel corso di un mandato, e intendiamo raggiungerlo partendo dalle radici politiche che animano la nostra visione della società, sei punti fondamentali.
1. Uguaglianza sociale e meritocrazia: chi possiede maggiori risorse economiche, in futuro sarà chiamato a contribuire di più rispetto a chi ne possiede meno. L'art. 53 della nostra Costituzione dispone in tal senso: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività", ed è questo l’intento di cui teniamo conto nella ridefinizione dei servizi.
2. Tutela dei diritti fondamentali: al contrario di quanto si è detto, i servizi essenziali alla persona saranno garantiti. Saranno invece sospese quelle prestazioni più simili ad eccellenze che a forme assistenziali di Welfare.
3. Maggior partecipazione nella cosa pubblica: nel progettare nuovi modelli di convivenza sociale e di servizi; nel rilancio del piano urbanistico della città; nello studio di nuove espressioni culturali e nel mantenimento dell’integrità dell’ambiente, l’Amministrazione intende ribaltare la logica per cui “Noi proponiamo e facciamo eseguire”. Parma deve diventare una comunità a cui compete un ruolo da protagonista nelle decisioni politiche.
4. Un nuovo senso identitario: senza chiudere le porte ad una visione politica aperta ed europea, non rinunceremo alla nostra identità ed autonomia, privilegiando la piccola e media impresa, le nuove imprese giovanili, l’artigianato locale e le nostre industrie agroalimentari. Porteremo a riscoprire le ricchezze monumentali e culturali di Parma in una visione turistica che possa legare le nostre particolarità enogastronomiche all’Europa.
5. Salvaguardia dell’ambiente: sarà nostro compito preservare l’ambiente che ci circonda. Stop al consumo del suolo: riqualifichiamo ciò che possediamo, e ricostruiamo nuove strutture sullo scheletro di quelle vecchie ed obsolete.
Inizieremo a mettere mano al PSC in modo da ridefinire il modello urbanistico della città andando a contenere, per quanto possibile, i danni prodotti dall’espansione incontrollata delle precedenti amministrazioni.
6. I servizi destinati al cittadino rimarranno indirizzati e controllati dal Comune. Molti servizi in passato, servizi alla persona e manutentivi, hanno visto progressivamente il Comune delegare responsabilità e controlli. Pur nei limiti imposti dal quadro economico e normativo, vogliamo tornare ad essere i controllori dei nostri servizi.
Non pretendiamo di avere la verità in tasca. Saremo anche obbligati ad effettuare un cambio di passo rispetto ad alcune intenzioni politiche prese durante le elezioni. Non sarà facile, ma sarà comunque doveroso. L’ideale politico è l’orizzonte verso cui dirigiamo tutte le nostre più oneste intenzioni, e voi lo avete richiesto con il voto del 20 maggio.
Con questo nuovo Bilancio abbiamo spostato il dibattito sui contenuti, evitando ogni tipo di faziosità politica o prese di posizione sciocche ed anacronistiche, tipiche degli schieramenti.
Guardo ad esempio all’Imu: tutta l’opposizione ne ha preteso la riduzione. Ma a quale prezzo avremmo potuto farlo? Tagliando servizi essenziali alla persona? Sicuramente saremmo stati poi costretti dal momento di crisi a reintrodurre l’aliquota massima nel 2014. Prima di abbassare l’Imu è necessario mettere in sicurezza i conti del Comune.
Penso anche alle nuove urbanizzazioni: permessi di costruire già rilasciati dalle precedenti amministrazioni. Fare marcia indietro comporterebbe il pagamento di milioni di euro di danni, procurando una ulteriore sofferenza alla città.
Guardo inoltre al ridimensionamento dei servizi, tacciato come taglio indiscriminato al Welfare: è impensabile oggi mantenere alti tutti i servizi a livelli di eccellenza senza avere fondi sufficienti per garantirli. Chi racconta qualcosa di diverso vi parla di un libro dei sogni.
Con le decisioni prese ci poniamo l’obiettivo di guardare al futuro, evitando le mistificazioni di chi, irresponsabilmente, preferisce illudere pur di guadagnare consenso.
Ci aspettiamo dunque dalla minoranza una opposizione costruttiva e non distruttiva, che cioè sappia correggere la rotta laddove sia possibile e laddove le casse del Comune lo permettano.
A tal proposito mi vengono in mente le parole del nostro Presidente Napolitano, in occasione del discorso di fine anno: “La politica non deve ridursi a conflitto cieco o mera contesa per il potere. I partiti politici in avvenire si combatteranno a viso scoperto e lealmente, e nel bene dell’Italia troveranno di volta in volta il limite oltre il quale non deve spingersi la loro discordia”.
“Quando tutto va in pezzi, l’uomo non può farsi gli affari suoi, come al solito”. Questa citazione fornisce una visione generale di quello che dovrà essere il futuro prossimo della città.
Ora che un ciclo storico è finito, sono qui a dirvi che dobbiamo sostituire l’io con il noi; ad esempio, se la difficoltà dei bilanci pubblici non ci permette più di garantire alcuni tipi di servizi, perché anziché perderli non facciamo sì che la loro gestione non venga organizzata da associazioni di cittadini volenterosi? Se ad esempio gli stessi cittadini intendessero collaborare per la buona manutenzione del parco pubblico in cui portano i figli a giocare, perché non dare loro la possibilità di compiere questo gesto per la Comunità? Guardo ad esempio ai volenterosi studenti del Liceo Marconi, cui l’alto senso civico li ha portati a ridipingere alcune aule della scuola, sopperendo alla mancanza di fondi provenienti dallo Stato. Che la loro azione sia da esempio per tutti.
Durante il periodo liberista dello scorso secolo, alcuni capi di Stato affermavano che: “Non esiste la società, ma soltanto individui” da tutelare e difendere. Io penso invece che una società di soli individui sia una società morta, perché fondata sull’indifferenza e sul personalismo, senza una visione collettiva del presente e ancor meno del futuro.
Da contrastare è proprio questo eccesso - soprattutto oggi che la crisi è globale e non di alcuni settori -, e lo dobbiamo fare attraverso una rivoluzione culturale: è corretto dare una priorità ai nostri desideri. Ma quando pensiamo al superamento delle difficoltà economiche e sociali di Parma, lo dobbiamo fare con spirito comunitario.
Ripongo grandi speranze nelle doti della città e dei parmigiani: sono tanti, infatti, gli episodi storici che dimostrano quanto sappiamo essere uniti e solidali durante i periodi difficili. E questo è di fatto uno di quei periodi. Credetemi, sarà un viaggio senza scorciatoie, ma con ragionato ottimismo sono sicuro che sapremo uscirne: traghetteremo Parma verso un futuro di stabilità e sicurezza. Ci ricorderemo di questo momento, perché fatto soprattutto di sacrifici, non di pochi, ma di tutti noi.
Una volta superato ci volteremo indietro, considerandolo non soltanto come un brutto ricordo, ma come un momento nel quale tutti i parmigiani hanno saputo e voluto impegnarsi per il Bene Comune, loro e delle future generazioni.