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29.10.08 / CULTURA / Ufficio Stampa

IN VIAGGIO PER LA PACE DA PARMA ALL’HIMALAYA “LOVE IS AN OLIVE TREE”

IN VIAGGIO PER LA PACE DA PARMA ALL’HIMALAYA “LOVE IS AN OLIVE TREE”


Un ulivo ha accompagnato la cordata di parmigiani, partita un mese fa per portare da Parma sul tetto del mondo un simbolo universale di pace, di prosperità e di fertilità che ha accompagnato la storia dell’uomo per oltre 6000 anni fino ad oggi, esprimendo con la sua forza indomita il simbolo dell’eternità della vita sul nostro pianeta. L’ulivo, partito da Parma il 27 settembre scorso, con la benedizione del vescovo Enrico Solmi e del sindaco Pietro Vignali, è stato accompagnato in una staffetta mondiale per più di 6.000 chilometri di distanza, per un dislivello di oltre 5.000 metri, sulle spalle di persone di ogni provenienza, che hanno voluto condividere con i parmigiani questo “sogno”: che la pace sia la strada per un mondo più felice per tutti, che la fratellanza sia la chiave di accesso a tanti cuori e Paesi oggi divisi. “Il gagliardetto di Parma, consegnato dal sindaco all’alba della partenza, in nome di valori quali la pace e la fratellanza universale che la città per tradizione da sempre coltiva e condivide, oggi garrisce su una delle vette dell’Himalaya, perfettamente internazionalizzato, insieme alla bandiera nazionale ed Europea, a ricordo del nostro passaggio e in nome di un impegno concreto per la pace e la salvaguardia del Creato” raccontano Paolo Coppini e i suoi compagni (Gianpaolo Bigoli, Lino Bragadini e Andrea Marzi). Un docu-film, girato con non poche difficoltà durante il trekking, mostra centinaia di occhi che si commuovono e centinaia di labbra ripetono Love is an olive tree! “Se i simboli servono?” si chiede il sindaco. “Certo, danno una testimonianza, un esempio di un progetto che si vuole raggiungere e ci fa sentire tutti più uniti e spronati ad andare avanti nel nostro obiettivo”. “Per questo ho aderito fin dall’inizio a questa iniziativa che, oltre a promuovere un ideale senza confini, pone la nostra città, tradizionalmente tollerante e aperta, come soggetto attivo e promotore diretto di pace”. “Con un ideale così alto ed universale – sostiene Paolo Coppini “the tree man” - le differenze tra le persone non contavano più: eravamo solo “gente in cammino”, con un obiettivo alto (questo è proprio il caso di dirlo). Il fatto di parlare lingue così diverse è stato un valore aggiunto al progetto, che mira a coinvolgere quante più persone possibili, perché nelle diversità e nella tolleranza sta il significato di una intera esistenza”. La fama dell’impresa parmigiana sta attraversando già i confini del mondo, portata da quanti hanno condiviso l’ascesa; uomini e donne da Giappone, Cina, Olanda, Ungheria, Belgio, Estonia, Canada, Polonia, California, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Australia, Regno Unito, Germania, Italia, Russia, Austria, Tibet. “Pur essendo un produttore di olio, dice Paolo Coppini, ritengo che portare una pianta di olivo sul tetto del mondo, sulla vetta più vicina a Dio, rappresenti un atto di fede nei confronti dell’umanità e della Natura, così bisognosa di attenzione e amore. “Il piccolo ulivo continuerà il suo viaggio a novembre a Nuova Deli insieme ad una delegazione di Confindustria, a marzo in Giappone e ovunque i nostri passi ci porteranno ancora ad incontrare uomini e donne del nostro tempo, in un momento storico come quello attuale, attraversato da guerre che dilaniano il mondo intero”. Un olivo in ferro battuto, costruito dal famoso scultore trentino Luciano Zanoni, è rimasto sull’Everest ad eterna memoria dell’impresa. La scalata è stata resa possibile anche dal contributo di Aku, trekking e outdoor footwear di Montebelluna, partner tecnico della spedizione.

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