L’Ufficio Cinema dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Parma propone in collaborazione con il Cinema Astra d’Essai “Pablo Larraín - Complessità e rigore”, una rassegna che si svolgerà a partire dal 6 marzo ogni lunedì sino al 10 aprile, con inizio delle proiezioni alle ore 21.00.

 La prima proiezione, lunedì 6 marzo, è ad ingresso gratuito, le successive avranno un biglietto a 6 € per l’intero e 4 € per il ridotto. È possibile acquistare un abbonamento per le 5 proiezioni a pagamento al costo speciale di 15 €.

 Nato a Santiago nel 1976, Pablo Larraín è probabilmente il più importante regista cileno vivente, e uno dei cineasti più originali e apprezzati del panorama internazionale, un autore le cui opere sono state applaudite e premiate a Cannes e a Berlino, a Venezia e a Toronto.

Nell'accostarsi alla sua filmografia non si può non tenere conto, almeno in parte, del background di un autore nato e cresciuto proprio durante il lungo periodo della dittatura di Augusto Pinochet: una dittatura di impressionante ferocia, che ha modellato in maniera ineluttabile la fisionomia della nazione e il suo rapporto con la cultura.

Il sottotesto politico scorre infatti già nelle prime due pellicole del regista in calendario nella rassegna: Tony Manero (6 marzo, ingresso libero) e Post Mortem (13 marzo, versione in lingua originale con sottotitoli), ambientate entrambe negli anni Settanta: la politica non è il tema centrale, eppure la vis polemica celata appena sotto la superficie dei racconti è evidente e palpabile. Lunedì 20 marzo è la volta di No – I giorni dell’arcobaleno, primo film in cui Larraín collabora con l’attore Gael Garcia Bernal, in scena nei panni di un giovane e brillante pubblicitario che, in occasione del referendum popolare del 1980,  ha come obiettivo principale di porre fine al clima di violenza e terrore che da 15 anni opprime il Cile.

Quella di Larraín è una filmografia che trova il suo perfetto equilibrio tra esigenza di verità e narrazione allegorica, realismo nei fatti e onirismo nella forma, come avviene in Il Club (27 marzo), scritto dal regista con Guillermo Calderon e Daniel Villalobos, Orso d'Argento al Festival di Berlino. Il film tratteggia le personalità e le vicende di quattro ex sacerdoti confinati in una casa isolata in una piccola città di mare per eliminare i peccati del passato. La loro fragile stabilità viene interrotta dall'arrivo di un quinto uomo, un compagno recentemente caduto in disgrazia che porta con sé quel passato che si erano lasciati alle spalle.

Nel 2016 sono usciti ben due lungometraggi a firma di Pablo Larraín, ed entrambi sono stati candidati all’Oscar: il primo è Neruda in programma nella rassegna lunedì 3 aprile. Durante un appassionato discorso al Congresso il senatore Pablo Neruda, poeta e comunista, critica il governo. Il presidente Varela lo rimuove immediatamente dal suo incarico e ordina il suo arresto. Neruda e la moglie falliscono il loro tentativo di fuga dal Cile e sono costretti a nascondersi. Con la polizia alle costole, il clandestino Neruda completa la stesura di Canto General.

Complessità e rigore si conclude il 20 aprile con Jackie, prima opera di Larraín in lingua inglese, presentata con successo al Festival di Venezia. Ben lontano dall’essere un tradizionale biopic, il film si costruisce grazie al perfetto incastro fra presente e passato, fra pubblico e privato, fra ciò che la gente crede e ciò che è vero. Nel tracciare la biografia della First Lady più famosa al mondo, Jackie tocca temi come la fede, la storia, la mitologia e la perdita, gli stessi con cui la protagonista (interpretata da Natalie Portman, candidata all’Oscar come migliore attrice protagonista) si ritrova a dover fare i conti.

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