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17.09.09 / CULTURA / Ufficio Stampa

“MEDIOEVO: LE OFFICINE”: XII CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI

“MEDIOEVO: LE OFFICINE”: XII CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI


Dal 22 al 27 settembre si terrà il dodicesimo convegno internazionale di studi dedicato al Medioevo: cinque giorni intensi di relazioni tenute da docenti che vengono da tutta Europa e che parleranno sul tema “Medioevo: le officine”. L’iniziativa è organizzata da Aisame (Associazione italiana storici dell’arte medievale), Università di Parma, Comune e Provincia di Parma, Fondazione Cariparma, Unione Parmense degli Industriali. L’apertura del convegno è in programma martedì 22 settembre alle 9,10 nell’Aula Magna dell’Università (via Università, 12). L’altra sede del convegno, che ospiterà gli interventi previsti nei giorni successivi, è la Camera di Commercio (via Verdi, 2; Sala Aurea). “Questa iniziativa – sottolinea l’Assessore alla Cultura Luca Sommi – si è ormai consolidata come un appuntamento di alto livello scientifico, che coinvolge gli specialisti ma vuole, allo stesso tempo, aprirsi anche alla partecipazione della cittadinanza; ricordiamo inoltre che, in autunno, intendiamo proporre anche un ciclo di incontri per andare alla scoperta del Medioevo a Parma: lo curerà il professor Arturo Carlo Quintavalle, che ringraziamo per la competenza e per la collaborazione”. IL TEMA AL CENTRO DEL CONVEGNO - Che cosa è una officina medioevale, diciamo dal tardoantico e dal tempo paleocristiano alle origini del rinascimento? Il dibattito lo chiarirà ma le officine certo sono molte e diverse. Nel mondo romano le officine sono il segno di una avanzata industrializzazione, di un complesso sistema di specialismi che vanno dalla lavorazione della pietra, del vetro, dei metalli, alla capacità di costruire con tecniche avanzate enormi edifici e poi ponti, strade, porti, moli il che significa capacità di coordinare i trasporti attraverso tutto il Mediterraneo. La fine dell’antico vuole dire un processo di localizzazione delle risorse e quindi la fine dei grandi scambi per cui, ad esempio, nessuno importa più dall’Egitto il rosso porfido, granito riservato alla simbologia dell’Impero, e sopra tutto nessuno importa più dall’Egitto il grano, che era la fonte principale di approvvigionamento non solo della penisola italiana. Nel medioevo le officine cominciano subito ad avere problemi di approvvigionamento di materiali e con questi sono le antiche raffinate tecnologie di lavorazione a scomparire; se mancano i materiali per esempio non si possono usare i metalli, se non si trova la calce per ricavarla si devono bruciare i marmi antichi, per prime le statue delle divinità pagane, ma poi anche i rivestimenti dei maggiori edifici. Se le tecnologie vengono scomparendo mosaici, vetri, oreficerie diventano più rari e magari si importano dall’Oriente, da Bisanzio, la sede dell’Impero. Le officine, in seguito, cambiano ancora: il tentativo di unificazione dell’Occidente promosso da Carlo Magno vuole dire centralizzazione delle tecniche e quindi centralizzazione dei modelli di costruzione, dai monasteri benedettini alle sedi delle diverse regge che l’imperatore si fa costruire in Occidente, e vuole dire sviluppo delle tecniche di lavorazione dei metalli, anche quelli preziosi, e ripresa della fusione in bronzo, e anche capacità di costruire le navi e quindi di sviluppare il traffico marittimo, e, con la organizzazione delle strade, quello terrestre. Il grande sviluppo, la rivoluzione nelle officine si ha fra XI e XII secolo quando i cantieri delle cattedrali e quelli dei monasteri trasformano rispettivamente la città e la campagna. Le cattedrali sono un sistema complesso che viene ricostruito ex novo in molte città dalla seconda metà del secolo XI in poi; i monasteri sono vere e proprie città chiuse da mura e poste al centro di una campagna che proprio adesso si viene coltivando in maniera estensiva. La campagna si coltiva perché si compiono grandi imprese di canalizzazione e quindi distribuzione delle acque e tutto questo genera ricchezza e alimenta lo sviluppo delle costruzioni e anche la crescita delle città. I cantiere cittadini sono certo quelli delle cattedrali ma anche quelli delle rinnovate mura e quelli dei palazzi pubblici che saranno il fulcro delle città agli inizi del XII secolo al settentrione italiano e ancora in Ile de France e nel settentrione della Germania oltre che in Catalogna e nel sud normanno dell’Italia. I cantieri medioevali fra XI e XII secolo sono i cantieri che sviluppano nuove tecnologie o rinnovano quelle antiche: lavorazione della pietra, fusione dei metalli, dal ferro al bronzo, dall’argento all’oro, lavorazione del legno e capacità di organizzare imprese costruttive complesse, ponti, mura, palazzi, castelli, cattedrali. Il cantiere romanico è un cantiere ricco di specialisti di ogni ambito ma quello dell’età gotica impone tecnologie più avanzate; si lavora la pietra, la si taglia, la si sovrappone, la si collega, tutto questo impone la presenza di centinaia di scultori, o lapicidi se si preferisce, che operano secondo disegni e progetti dettagliatissimi. Il cantiere gotico vede anche, più che in passato, il passaggio dei progetti da una officina all’altra, il trasferimento di architetti e con loro di pittori o di disegnatori di vetrate, infine il cantiere gotico non è isolato nel sistema della città come nello scorcio del secolo XI e agli inizi del XII ma sta al centro di un complesso rinnovamento edilizio dello spazio urbano che vede la ricostruzione di intere insulae, di interi spazi urbani che erano di legno e che adesso vengono ricostruiti in mattone e in pietra. Dunque il cantiere tardomedievale è un cantiere che opera nella città intera, che ricostruisce per l’ennesima volta le mura perché le città sono enormemente cresciute, che costruisce dentro le città case signorili e palazzi pubblici, edifici che si legano alle artes, le corporazioni medioevali, e ancora fontane e canali; queste ultime realizzazioni vogliono dire dominio delle acque e disponibilità quindi di esse per la città intera. Fuori della città intanto si ricostruisce, dopo quella del IX e quella dell’XI secolo, una nuova generazione di castelli, di fortificazioni, che datano dal XIII al XIV secolo ed oltre. Fare la storia dei cantieri medioevali vuole dire fare la storia delle officine e dei loro modi di trasmissione della memoria, dunque codici di disegni, dunque piante, dunque alzati, e quindi vuole dire fare la storia della modernità, perché dalle tecnologie sempre più raffinate e dalla loro trasmissione dipende la rivoluzione tecnica del mondo gotico e quella poi del rinascimento. In questo quadro si inserisce la innovazione della scultura e della pittura che trasforma il modo di concepire le immagini, le figure, fra secolo XII e secolo XIII e XIV, prima col recupero dell’antico, poi con la costrizione di una nuova immagine realista del gotico francese, infine che fa centro sulla rivoluzione giottesca del racconto. Proprio a questa rivoluzione saranno dedicate, dopo la grande mostra grottesca di Roma, molte relazioni dell’ultimo giorno di convegno. INFO – La segreteria del convegno è presso il dipartimento dei Beni Culturali e dello Spettacolo (Piazzale della Pace 7/a). Tel. 0521/033501; email: csm-aisame@unipr.it

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