8 Settembre 1943 a Parma
Settant'anni dopo, che cosa ricordare.
L'immagine di Piazza Garibaldi quasi deserta, dove solo pochi passanti timorosi sostano davanti al palazzo del governatore squarciato dalle cannonate, racconta più di molte parole l'incredulità e l'angoscia con cui i parmigiani presero consapevolezza la mattina del 9 settembre 1943 dell'occupazione militare tedesca della nostra città.
Nella notte precedente lampi ed esplosioni di artiglieria avevano squarciato le tenebre in più punti. Anche a Parma, dopo l'annuncio radiofonico dell'armistizio, era scattato il “piano Achse” predisposto dai comandi tedeschi per l'occupazione del territorio italiano. Unità del 1° Reggimento granatieri corazzati della Divisione SS Leibstandarte Adolf Hitler, acquartierati da diverse settimane tra Parma e Reggio Emilia, avevano aperto il fuoco contro reparti dell'esercito italiano che, pur privi di ordini e nel caos generale, si erano rifiutati di consegnare le armi ai tedeschi e di arrendersi.
Vennero attaccati il presidio nel Palazzo del governatore, le caserme della Cittadella e della Pilotta, la sede delle poste e telegrafi in via Pisacane, la Scuola d'applicazione di fanteria nel Parco ducale. Un ultimo combattimento si svolse tra la Barriera Nino Bixio e piazzale Marsala dove l'artiglieria anticarro tedesca fermò i blindati del 433° Battaglione carri accorsi da Fidenza. La mattina del 9 la città era ormai pienamente sotto il controllo delle truppe germaniche. Nel corso della serata precedente, dopo alcune manifestazioni popolari spontanee seguite all'annuncio dell'armistizio, si era riunito il Comitato d'azione antifascista (Partito d'azione, Partito comunista, Partito socialista, Democrazia cristiana) e la mattina del 9 settembre i dirigenti del Partito comunista, unico a disporre di una struttura clandestina efficiente, si erano incontrati a Villa Braga in località Mariano dove avevano deciso di iniziare la resistenza armata.
Nello sfascio delle istituzioni e dei valori morali della nazione la crisi dell'8 settembre 1943 mise ognuno, per primi i più giovani, di fronte alla necessità di una scelta responsabile. Per la prima volta nella storia dell'Italia unita gli italiani vissero in forme varie un'esperienza di disobbedienza di massa, come ha scritto lo storico Claudio Pavone, “una riaffermazione dell'antico principio che il potere non deve averla vinta sulla virtù”.
Settant'anni dopo, mentre tramonta la generazione dei testimoni, Parma si fermerà a ricordare e a riflettere sul senso che la memoria di quel lontano passato assume ancora oggi per noi contemporanei.
Per voce di Giancarlo Ilari e di altri attori prenderà vita il racconto di quei momenti e la lettura delle testimonianze, mentre su uno schermo scorreranno le immagini fotografiche di ciò che accadde.
L'appuntamento è promosso dal Comune di Parma con l'Istituzione biblioteche comunali e dall'Istituto storico della resistenza e dell'età contemporanea insieme alle associazioni partigiane e dei deportati nell'ambito del 70° anniversario della lotta di Liberazione.