Nessuna espressione dei pubblici poteri è forse oggi più immediatamente percettibile e presente nella vita di tutti i giorni di quella dei Vigili Urbani (Corpo di Polizia Municipale) amato e odiato nello stesso tempo dai cittadini, che per una ragione o per l’altra si trovano a farvi costante riferimento: dalle richieste di indicazioni stradali alle suppliche di chiudere un occhio sulle infrazioni riguardanti sensi e parcheggi vietati; dalle notizie su oggetti smarriti alle domande d’aiuto per liberarsi di cani randagi o far cessare rumori molesti.
Se il nome “Vigili Urbani” lo acquistano solo con la riforma del 1907, la loro storia, come Guardie Municipali della Città di Parma, inizia esattamente un secolo prima, in epoca napoleonica. Il regolamento del 7 aprile 1807, vestiti i 18 uomini in forza con abito, sottoveste e calzoni turchini, bavero e mostrine di colore scarlatto, cappello alla francese con coccarda imperiale e sciabola a tracolla, aveva affidato loro, tra l’altro, il controllo dei forestieri di passaggio per Parma, e le successive ordinanze del 19 aprile e del 13 giugno dello stesso anno, anche quelli di “Pulizia del Pubblico Giardino e delle Strade”.
Il primo vero regolamento organico del Corpo di Polizia Municipale risale però al 14 ottobre del 1815, agli inizi della Restaurazione, ad opera del Ministro di Stato - Conte Filippo Magawly Cerati - cui si deve anche la riorganizzazione amministrativa dei Ducati (come è noto Maria Luigia prese possesso di Parma, Piacenza Guastalla solo il 17 marzo del 1816); i numerosi e complessi compiti affidati alla polizia locale spaziavano dal controllo sulla salubrità dei cibi e bevande a quello della pulizia di strade e piazze; dai cimiteri agli abbellimenti della città; dalle fiere e mercati alle inondazioni.
Il 16 giugno 1821 (è questa la data di fondazione del Corpo della Polizia Municipale di Parma) Maria Luigia firmò la “Risoluzione Sovrana riguardante alla Polizia Generale dei Ducati” nella quale si separano le funzioni della Polizia Generale da quelle della Polizia Comunale, formando così il Corpo delle Guardie Comunali che divenne operante nel 1832. E’ sempre sul filo conduttore di leggi, regolamenti ed ordinanze che si snoda la storia del Corpo di Polizia Municipale parmense fino ai giorni nostri: le fonti archivistiche esaustivamente sfruttate ci hanno restituito quasi due secoli di vita di questa istituzione cittadina niente lasciando all’agiografico od al celebrativo, anche se non viene mai meno l’interesse per l’elemento umano.
Tutta la documentazione utilizzata – invero notevole per quantità – proviene dall’Archivio Storico Comunale conservato presso l’Archivio di Stato di Parma: il riordinamento della parte post-unitaria dal 1861 al 1891 (gestita direttamente dal Comune tramite il proprio archivio storico) si è rilevata poi quanto mai utile, soprattutto per le vicende degli anni più vicini a noi.
Il sovrano era certamente paterno e benevolo, ma i documenti d’archivio hanno registrato anche momenti di tensione, come, ad esempio, nel dicembre del 1834, quando il Presidente dell’Interno trasmetteva al Podestà di Parma Antonio Lebrun un rescritto a firma di Maria Luigia nel quale gli si ingiungeva di “conformarsi con sollecitudine ed esattezza al sovrano volere”. La sua colpa era stata quella di non aver messo a disposizione del Direttore Generale di Polizia alcune Guardie del Comune per “straordinaria perlustrazione delle strade”. La nota difensiva del Lebrun è poi indicativa del numero delle Guardie Municipali allora in servizio e della sostanziale inutilità della partecipazione di alcune di loro a servizi di pattuglia, reputando il Lebrun più che sufficienti a compiti di Polizia Amministrativa le 16 di quelle in forza al “Buongoverno Comunicativo” che potevano godere anche dell’aiuto dei Dragoni Ducali e delle truppe austriache”.
Malgrado l’amore per la sovrana, i contrasti con l’elemento austriaco, costituito dalle truppe acquartierate, si fa sentire attraverso i rapporti giornalieri e ci restituisce un clima “risorgimentale” su cui forse ultimamente non si è abbastanza riflettuto, specialmente nel corso delle ultime manifestazioni celebrative per il bicentenario della nascita di Maria Luigia.
Al riguardo può essere illuminante la lettura dei rapporti giornalieri del Commissario Comunale al Direttore Generale di Polizia (nel testo ne sono riportati parecchi risalenti al 1834) che ci offrivano, oltre ad esempi di sentimenti anti-asburgici, velati dagli obblighi e necessità del servizio, anche un vivace spaccato della vita quotidiana di Parma nella prima metà dell’Ottocento.
Una curiosità: a Parma già nel 1925 furono adottate misure limitative per la circolazione dei veicoli nel tratto di Piazza Garibaldi, a nord della Via Emilia e in tutta Via Cavour, con esclusione di tram, veicoli di soccorso e biciclette a mano (una sorta d’isola pedonale).
Fu deciso anche che la velocità massima consentita agli autoveicoli all’interno della cinta daziaria fosse di 15 km/h ma dopo appena un mese tale limite fu portato a 20 km/h all’interno della cinta ed a 30 km/h in circonvallazione.
Qualche anno dopo fu installato il primo semaforo all’intersezione tra Via Mazzini, Strada Garibaldi e Via Cavestro.
La notte dell’8 settembre 1943 il Corpo di Guardia dei Vigili Urbani ed il Municipio furono occupati dai tedeschi. Il Corpo di Guardia fu trasformato in avamposto delle truppe d’occupazione e i Vigili posti agli ordini del Comando Tedesco: per circa 20 giorni furono l’unica forza di polizia presente in città.
Nel primo dopoguerra iniziò la motorizzazione dei Vigili Urbani: furono acquistate quattro motociclette, residuati bellici.
Nel 1960 nacque il Nucleo Infortunistica per il rilevamento degli incidenti stradali.
Nel 1976 l’assunzione della prima donna.
Nel 1986 la prima legge quadro nazionale in materia di Polizia Locale e una nuova denominazione da Vigili Urbani a Polizia Municipale.
Le divise all'epoca di Maria Luigia
Maria Luigia con l’art. 28 della Sovrana Risoluzione riguardante la Polizia Generale dei Ducati del 16 giugno 1821 aveva stabilito: “Tanto gli incaricati della Polizia Comunale, quanto le rispettive guardie avranno una divisa differente da quella dei Commissari di Polizia Generale e delle Guardie di Polizia Generale”.
Questa disposizione non aveva avuto alcun seguito tanto che il Commissario Bolzoni proponeva al Podestà, con nota del 18 settembre 1829, “a voler dotare i Commissari di buongoverno del Municipio di una divisa identificativa della loro carica”.
Il Governo Ducale per mezzo della Presidenza dell’Interno comunicava al Podestà, a distanza di un anno, il 6 ottobre del 1830 che Sua Maestà non giudicava conveniente assegnare l’identità di vestiario ai due Commissari Bolzoni e Peruzzi come il Podestà aveva proposto.
Ma da parte della Polizia Comunicativa non si demordeva; in data 30 novembre 1831 i Commissari Bolzoni e Testi (quest’ultimo avevano sostituito Peruzzi) inviavano una nota al Podestà riproponendo l’annosa questione della divisa o di un distintivo che li contraddistinguesse.
Il Podestà provvide a trasmettere la nota alla Presidenza dell’Interno il successivo 2 dicembre, e non ottenendo alcuna risposta, la inoltrò nuovamente il 21 febbraio ed il 6 agosto 1832.
Finalmente Francesco Cocchi Presidente dell’Interno comunicherà sulla necessità di distinguere, con divise diverse, Commissari e Guardie Comunali da quelli della Polizia Generale dello Stato suggerendo di adottare i fregi ed i colori del blasone del Comune.
Il Podestà chiese una perizia, in triplice copia, all’Ingegnere del Comune sul costo del vestiario e dell’armamento dei 2 commissari e delle 8 guardie che era così composto:
- un’uniforme di panno turchino chiaro con le mostrine di panno giallo;
- due paia di calzoni lunghi;
- due paia di uose di panno nero (ghette);
- un pastrano di panno dello stesso colore;
- un cappello “appuntato”;
- una sciabola con fodero e tracolla di cuoio nero;
- un gallone d’argento per il comandante dalle guardie.
La sospirata autorizzazione giungeva finalmente il 17 dicembre 1832 per mezzo del Governatore della città che autorizzava il Podestà alla spesa inviandolo, su sollecitazione della Presidenza dell’Interno “a voler utilizzare un panno di colore più chiaro per distinguere maggiormente la divisa delle Guardie Comunali da quelli dei Dragoni Ducali”.
Così dal gennaio del 1833 le Guardie saranno in servizio con la nuova divisa.
FESTA DEL CORPO POLIZIA MUNICIPALE 2016