Reopening Edicola di Piazza della Steccata
Fra gli eventi nel programma del Festival Parma 360 riapre l’Edicola ottocentesca di Piazza della Steccata con un allestimento dedicato all’opera di Vincenzo Gardoni.
Riapertura Edicola di Piazza della Steccata
con l’installazione di Vincenzo Gardoni
Riapre l’Edicola ottocentesca di Piazza della Steccata con un allestimento dedicato all’opera di Vincenzo Gardoni, autore espressionista parmigiano che ha abitato e realizzato la maggior parte della sua ricerca nello studio prospiciente la piazza.
L’edicola ottocentesca ospiterà, all’interno delle teche in vetro dove venivano riposti riviste e giornali, riproduzioni di immagini pittoriche raffiguranti volti: tanti e tanti volti, oggetto della sua opera, saranno al centro di questo omaggio a Vincenzo Gardoni, proprio in occasione del centenario della sua nascita (1917-2017).
Le vetrine dei negozi in Piazza della Steccata ospiteranno i risultati del laboratorio di sperimentazione che le tre nipoti hanno iniziato dall’approfondimento della sua opera: TeresaM. AriannaM. e Miriam (Gardoni Architects), consapevoli di possedere un materiale straordinario, con riverente rispetto continuano l’idea di ‘laboratorio’ di Gardoni, proiettandola nel futuro.
Partendo dalla stessa formazione in architettura ed approdando a diversi risultati professionali, propongono, in una contaminazione fra progettazione, design d’interni e moda, pannelli figurativi, oggetti di design e abiti realizzati rielaborando i quadri ad inchiostro del nonno.
VINCENZO GARDONI (1917-2004)
Vincenzo Gardoni, espressionista del ‘900, nasce a Sissa nel ‘17 e muore a Parma nel 2004.
La prima metà della sua vita determinò la formazione della personalità artistica, poi ci fu la produzione pittorica. Nella II guerra mondiale fu arruolato sul fronte russo dove scampò alla disfatta italiana. Nel ‘45 sposò Angela Pezzani, dalla quale ha avuto 4 figli. Si dedicò al lavoro dei campi fino al 1959 quando, in seguito al trasferimento a Parma e l’impiego presso gli uffici dell’Università, poté compiere le esperienze più significative del suo lavoro pittorico. Poco prima della morte, dopo aver ricontrollato ogni sua opera, disse: “ho terminato questa fase del mio lavoro, ora devo pensare ad iniziare qualcos’altro”.
Da autodidatta, produsse opere a tecnica mista: inchiostri, chine, acquarelli, pastelli, olii, che realizzava in solitudine seguendo una prassi artigiana di alchimie non accademiche e in gran parte segrete. Carte, inchiostri per timbri e chine dell’ufficio furono il suo bagaglio di partenza. Gardoni non volle mai essere artista sacerdote sociale del bello, ma piuttosto un esule, un poeta che lavora in una sorta di terra di nessuno, alieno dalla storia e dalla quotidianità in cui sviluppa e singolarizza uno sguardo trasognato di vibrante innocenza.