Due uomini nella loro quotidianità cortese e formale scendono in campo. Qui emerge il desiderio di vincere e di prevalere. Il bisogno di sentirsi all’altezza li porta ad allenarsi, a dimostrare, talvolta a sfidare l’avversario o prenderlo in giro per sentirsi più forti. Nel fischio di inizio, la sensazione di avere il futuro tra le mani. Nei minuti che seguono impegno e fatica, soddisfazioni e delusioni. E’ il tempo delle grandi occasioni, dei protagonismi, dell’affermazione di sé. Una danza giocosa che oscilla tra la voglia di dare sfogo alla propria aggressività e la spinta naturale alla condivisione, trovata in brevi parentesi silenziose rubate al conflitto. La partita è fatta di momenti diversi, ogni giocatore ha punti di forza e debolezze, come ogni essere umano nel viaggio in cui si sperimenta. La difficoltà è competere e vincere senza ferire l’altro, senza prevaricarlo ed offenderlo. Perché vincere e ferire possono assomigliarsi. L’azione scenica riassume, sintetizza e ironizza i passaggi sportivi come metafore della relazione, con le sue regole e le sue sorprese.