NOTIZIE / 13.03.13 / CULTURA

Celebrato il 141° anniversario della morte di Mazzini

Domenica 10 marzo è stato celebrato il 141 anniversario della morte di Giuseppe Mazzini davanti alla lapide voluta dai parmigiani nel 1887 per rendere omaggio al suo contributo determinante a costruire l’Italia unita, come Padre del Risorgimento.
Commemorazione Mazzini

Il Presidente del Consiglio Comunale Marco Vagnozzi ha voluto ricordare come è nata la lapide commemorativa di Mazzini, ritenendola  una storia istruttiva, che testimonia il profondo legame fra Parma e il Mazzinianesimo.

"Nel 1887, quasi in contemporanea, i circoli moderati volevano inaugurare una lapide in onore di Girolamo Cantelli, che era stato anche Ministro dell'Interno oltre ad essere un rappresentante di prestigio del fronte monarchico e conservatore, mentre i circoli repubblicani volevano una lapide per Giuseppe Mazzini.
Entrambi i fronti volevano spazio sotto i Portici del Grano. Le proteste dei mazziniani furono così violente che il monumento a Cantelli dovette essere collocato all'interno della Chiesa della Steccata, mentre quello a Mazzini fu inaugurato con gran concorso di popolo qui,  sotto i portici del Comune, e la vittoria fu celebrata con grandi festeggiamenti popolari e ricordata dai giornali del tempo.

Del resto la Parma mazziniana fu ben rappresentata anche quando Giuseppe Mazzini stava combattendo le sue battaglie da uomini come il colonnello garibaldino Faustino Tanara e il medico Luigi Musini.
Ma ai suoi ideali si ispirarono anche uomini che vissero esperienze assai diverse, dal sindacalista rivoluzionario Alceste De Ambris  allo storico sindaco Giacomo Ferrari, comunista, ma sempre vicino agli ideali mazziniani ereditati dal padre.

Per questo credo che vada ringraziata l’Associazione Mazziniana di Parma, e in particolare il suo Presidente Francesco Quintavalla, che ogni anno, nell’anniversario della morte, ci ricorda di rendere omaggio ad uno dei Padri del Risorgimento, dell’Italia Unita e anche della Repubblica.

Su Mazzini, in un’occasione come questa c’è ben poco da aggiungere; c’è un filo rosso che unisce Risorgimento, Resistenza e Repubblica, un filo che parte appunto dal rivoluzionario disarmato nato nella Repubblica Ligure e morto nel Regno d’Italia, a Pisa, in clandestinità, il 10 marzo 1872, che vide l’Italia Unita solo dal “buco della serratura”, come fuggiasco, ma che non vide mai la sua Repubblica: sarebbero passati  altri 74 anni per poterla proclamare!

Chiudo con una frase, contenuta in una sua lettera agi operai, che dice tutto del rivoluzionario, ma anche dell’uomo:

“Gl'istinti repubblicani di mia madre m'insegnarono a cercare nel mio simile l'uomo, non il ricco o il potente; e l'inconscia semplice virtù paterna m'avvezzò ad ammirare, più che la boriosa atteggiata mezza-sapienza, la tacita inavvertita virtù di sagrificio ch'è spesso in voi. »

 


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