WELFARE / 06.09.14

Da profughi a volontari

“Mi impegno a Parma” raccoglie la disponibilità al volontariato di 22 profughi – Laura Rossi “Un bel gesto, che sarà apprezzato dalla città”
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Parafrasando Kennedy si potrebbe tradurre: “Non mi chiedo cosa possa fare il Comune per me, ma mi chiedo cosa posso fare io per la città che mi accoglie”.

E’ questo lo spirito che anima 22 giovani tutti provenienti dall’Africa sub – sahariana, tutti con storie pesanti alle spalle e lunghi mesi di pellegrinaggio, prima del fatidico approdo sui barconi in quella che sognavano come la “terre promessa”, o almeno una terra meno inospitale di quella in cui sono nati e cresciuti

 

Questi ragazzi sono riconoscenti alla città di Parma e ai suoi abitanti per l’accoglienza ricevuta e desiderano contraccambiare, mettendosi a disposizione per delle attività di volontariato: è questo l’intento, subito recepito con favore dall’Amministrazione Comunale, manifestato da parte dei 22 profughi, ospitati da circa un mese in un dormitorio del Comune al Cornocchio e seguiti dalla comunità “San Cristoforo” di don Umberto Cocconi.

 

L’assessore al Welfare Laura Rossi ha incontrato oggi i giovani africani, provenienti da Gambia, Ghana, Guinea, Mali e Senegal,che hanno espresso il desiderio di dedicarsi ad alcune attività di volontariato per “sdebitarsi” dell’accoglienza calorosa che hanno ricevuto nella nostra città, dopo anni di soprusi e maltrattamenti.

 

La cosa si farà  attraverso il progetto “Mi Impegno a Parma”.

 

Lo ha annunciato la stessa Laura Rossi, direttamente in un incontro con loro, presso la sede della Parrocchia Famiglia di Nazareth in via Navetta, dove i ragazzi stanno seguendo il corso di italiano e dove trascorrono la loro giornata insieme ai volontari dell’associazione San Cristoforo, che ha ricevuto dalla Prefettura l’incarico di occuparsi di tutte le incombenze necessarie: con un corrispettivo riconosciuto dallo Stato di 30 euro al giorno per persona, l’associazione – al pari di tutte le altre onlus impegnate nell’accoglienza ai profughi – deve provvedere ad ospitalità, accadimento, alimentazione, corsi di lingua italiana, incontri con lo psicologo, effettuazione delle visite mediche, accompagnamento nella predisposizione dei documenti, quali permessi di soggiorno e pratiche per il riconoscimento eventuale dello status di profughi richiedenti asilo.


“A Parma – ha spiegato Laura Rossi – sono attualmente ospitati, per disposizioni dirette del Governo, dopo il passaggio all’hub di accoglienza regionale, 230 profughi, dei quali 120 sono in città. Come Comune – ha puntualizzato l’assessore – siamo ben consapevoli di cosa c’è dietro la storia di questi giovani, quali terribili peripezie hanno dovuto affrontare per attraversare il deserto e arrivare fino alle coste italiane. Accoglierli è un preciso dovere etico e morale, nonostante quello che stiamo attraversando sia un periodo molto difficile anche per chi è nato e vive nella nostra città e nel nostro Paese. I fondi che con molta fatica facciamo bastare sono garantiti fino a fine anno. Ma poi lo Stato deve continuare a sostenere il progetto, da soli non saremmo in grado di proseguire, anche perché l’ondata di profughi pare destinata ad aumentare”.

 

Dopo l’incontro con don Umberto Cocconi e gli operatori della “San Cristoforo” presso la sede dell’associazione, Laura Rossi si è recata nella vicina parrocchia di via Navetta per incontrare i ragazzi: “Il vostro è lo spirito giusto per instaurare un rapporto positivo con la città – ha detto loro l’assessore – vi ringrazio della disponibilità che avete manifestato e l’accolgo volentieri. Sarete chiamati a collaborare nell’ambito del progetto “Mi impegno a Parma”, per il quale abbiamo risolte le ultime difficoltà burocratiche. Vi chiederemo di occuparvi di piccoli lavori di manutenzione della città, in particolare del verde, realizzando interventi che il sindaco stesso ci ha segnalato e documentato come necessari, soprattutto per gli spazi verdi, a cominciare dalla Cittadella,. Sarebbe un bel gesto, e la città comincerebbe a guardarvi con occhio diverso. Per un lavoro vero – purtroppo – i tempi sono lunghi e il percorso è difficile”.

A nome dei giovani ha risposto, ringraziando don Umberto e il Comune, e ribadendo la disponibilità,   Lamil, proveniente dal Gambia, , che parla correttamente inglese e francese, come molti dei suoi compagni di avventura, quasi tutti ad elevato indice di scolarizzazione, fuggiti dalla miseria e dalla violenza e che rivendicano il diritto a costruirsi un futuro dignitoso in un mondoche dovrà aprire loro nuovi orizzonti.